Coronavirus e Sindrome di Kawasaki? L’Oms: “Nei bambini riscontrata un’infiammazione multiorgano, ecco come riconoscerla”

Secondo l’Unione Europea i casi di bambini con una forma più aggressiva della Sindrome di Kawasaki nel mondo sarebbero saliti a 230. Per l’OMS si tratta di una condizione infiammatoria multisistemica che ha una correlazione con l’infezione da Coronavirus. Per questo ha messo in atto una raccolta di dati clinici ed epidemiologici per approfondire la situazione.
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Kevin Ben Alì Zinati 20 Maggio 2020
* ultima modifica il 22/09/2020
In collaborazione con il Prof. Angelo Ravelli Direttore della Clinica Pediatrica e Reumatologia dell’Istituto Gaslini di Genova.

Sulla correlazione tra il nuovo Sars-Cov-2 e una forma più aggressiva della Sindrome di Kawasaki nei bambini è intervenuta anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Si tratta di una condizione infiammatoria multisistemica con alcune caratteristiche simili a quelle della malattia di Kawasaki e della sindrome da shock tossico. È urgente approfondire il legame con il virus. Ti avevamo raccontato che nell’ultimo mese era stato registrato un aumento di casi di bambini affetti dalla Sindrome. Nel mondo, secondo l’Unione Europea, i casi totali ad oggi sarebbero 230, in Italia, più precisamente a Bergamo e a Genova, sono stati registrati meno di 30 casi.

I pediatri bergamaschi, sotto la guida del direttore del reparto Lorenzo D’Antiga, hanno recentemente pubblicato uno studio secondo cui il Coronavirus sarebbe il responsabile effettivo di questa “Kawasaki-like”: ovvero una malattia molto simile a quella di Kawasaki ma che comporta anche un “interessamento cardiocircolatorio”. L’allerta dall’Italia si era poi spostata in Inghilterra ma mentre nel nostro Paese tutti i piccoli pazienti sono stati curati e guariti, in Europa e nel mondo si sono purtroppo verificati dei decessi: uno in Uk, uno in Francia e tre a New York.

Il direttore della Clinica Pediatrica e Reumatologia dell’Istituto Gaslini di Genova Angelo Ravelli ci aveva spiegato che, sebbene non sia ancora chiara né la correlazione tra il virus e la malattia né il grado di mortalità, la causa potrebbe essere la relazione fra la risposta immunitaria anomala da Sars-Cov-2 e una predisposizione genetica. In questo contesto è quindi intervenuta l’Oms, ribadendo la necessità di “raccogliere dati standardizzati che descrivano presentazioni cliniche, gravità, esiti ed epidemiologi”.

Le parole dell’OMS

A richiamare l’attenzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono stati i rapporti provenienti dall’Europa, con l’Italia in prima fila insieme alla Francia, dall’Inghilterra e quelli dal Nord America. Qui si legge di gruppi di bambini e adolescenti ricoverati in terapia intensiva con quella che l’Oms definisce “una condizione infiammatoria multisistemica” con affinità sia con la Kawasaki che con la sindrome da shock tossico. Siccome i test di laboratorio, tamponi o sierologici, hanno mostrato una correlazione con il Coronavirus, l’Oms ha sviluppato “una definizione del caso preliminare e un modulo di segnalazione del caso per il disturbo infiammatorio multisistemico nei bambini e negli adolescenti”.

Questa condizione infiammatoria ha affinità sia con la Kawasaki sia con la sindrome da shock tossico

L'identikit del caso preliminare serve per identificare i casi sospetti o confermati “sia allo scopo di fornire cure sia per la segnalazione e la sorveglianza provvisoria. La strategia, dunque, è quella di raccogliere dati che possano inquadrare la situazione dal punto di vista della sintomatologia clinica, della gravità della patologia e degli esiti epidemiologici.

L’identikit del caso preliminare

Per identificare i primi segnali di quella che potrebbe essere la “condizione infiammatoria multisistemica”, l’OMS ha delirano una serie di “indizi” a cui stare attenti:

  • Bambini e adolescenti 0–19 anni con febbre da più di 3 giorni;
  • Rash o congiuntivite non purulenta;
  • Segni di infiammazione orale o sulle mani e sui piedi;
  • Ipotensione;
  • Problemi cardiaci come disfunzioni miocardiche o pericardite;
  • Problemi gastrointestinali acuti  come diarrea o vomito
  • Marcatori elevati di infiammazione come ESR, proteina C reattiva o procalcitonina;
  • Evidenza di Covid-19 con tampone o test sierologico o probabile contatto con pazienti con COVID-19.

Il parere dell’esperto

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dunque, la raccolta dati sarà necessaria e decisiva per poter analizzare la situazione e poter trarre conclusioni certe. A livello italiano, è ciò che sta già mettendo in campo la Società Italiana di Pediatria. Ce lo ha confermato il professor Angelo Ravelli: “In Italia stiamo raccogliendo i dati provenienti da tutte le segnalazioni. Stimiamo che tra la fine di maggio e l’inizio di giugno dovremo avere circa 100-120 casi che potremo analizzare. A quel punto si potranno fare ragionamenti diversi e si potrà capire meglio la correlazione tra su questa simil-Kawasaki e il Coronavirus".

Fonti | Organizzazione Mondiale della Sanità; Unione Europea

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