Gruppo sanguigno: cos’è, come scoprirlo e perché è così importante

Il gruppo sanguigno è una caratteristica distintiva del nostro sangue ed è determinato dallo specifico antigene che contraddistingue la superficie dei nostri globuli rossi. Ciascuno di essi può essere identificato con una lettera (A o B), un numero (o) e un “+” o un “-” in base a un altro fattore, detto Rh. Conoscere il proprio gruppo di appartenenza è importantissimo per la donazione di sangue e per le trasfusioni.
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Kevin Ben Alì Zinati 30 Maggio 2023
* ultima modifica il 10/10/2023

Il gruppo sanguigno è una specifica componente del sangue e rappresenta anche una delle caratteristiche che contraddistinguono ciascuno di noi in maniera univoca.

Tessuto fluido dall’importanza vitale visto che svolge attività respiratoria, nutritiva, termoregolatrice e coagulante, il sangue è costituito da due parti, una liquida che rappresenta il 55% del totale ed è detta “plasma” e una corpuscolare (il restante 45%), chiamata “ematocrito”.

In questa parte sono contenuti gli “emociti”, ovvero elementi corpuscolati come i globuli rossi (che conferiscono al liquido la sua colorazione rossastra e hanno il compito di trasportare l’ossigeno nelle cellule), i globuli bianchi e le piastrine. Il plasma, invece, è formato principalmente da acqua, sali minerali e proteine.

Nel corpo di un uomo adulto scorrono circa 5-6 litri di sangue, che costituisce quindi quasi un dodicesimo del suo peso corporeo.

Che cos’è il gruppo sanguigno

I globuli rossi presentano sulla propria superficie delle molecole, chiamate antigeni. Negli anni ne sono stati classificati oltre 700 tipi diversi, raggruppabili in più di 30 sistemi differenti. Il più noto è quello che contraddistingue gli antigeni con una lettera o un numero. Sto parlando del sistema AB0.

La combinazione di queste lettere e numeri è ciò che determina il gruppo sanguigno, quindi A, B, AB e 0. Interpretarlo è facile: se su un globulo rosso è presente l’antigene A vuol dire che si appartiene al gruppo A, se è presente l’antigene B, il gruppo dar il B, se sono presenti entrambi il gruppo di appartenenza sarà AB mentre se non ce n’è nessuno, il gruppo sarà lo 0.

Ognuno di questi gruppi sanguigni è ulteriormente suddiviso in due sottocategorie, determinate dalla presenza o meno di un altro particolare antigene, appartenente questa volta al sistema Rh. Il fattore Rh può essere positivo (quindi Rh+) o negativo (Rh-).

La compatibilità tra gruppi sanguigni

Conoscere il tuo gruppo sanguigno è fondamentale nel caso in cui dovessi aver bisogno di una trasfusione. Non tutti i tipi di sangue, infatti, vanno bene per tutti: perché la trasfusione funzioni e sia efficace ci deve essere compatibilità tra il gruppo sanguigno del donatore e quello del ricevente altrimenti si rischierebbero reazioni potenzialmente anche mortali.

La compatibilità tra gruppi sanguigni funziona così:

  • Il gruppo A può ricevere solo dai gruppi A e 0
  • Il gruppo B può ricevere solo dai gruppi B e 0
  • Il gruppo AB può ricevere da tutti i gruppi e per questo viene definito ricevente universale
  • Il gruppo 0 può ricevere sangue solo dal gruppo 0 ma può donare a tutti e infatti viene chiamato donatore universale.

Una volta stabilita la compatibilità tra gli antigeni, serve verificare il fattore Rh:

  • Rh negativo può ricevere solo da Rh negativo
  • Rh positivo può ricevere sia da Rh positivo che da Rh negativo

La compatibilità è imprescindibile altrimenti il sistema immunitario riconoscerebbe come esterno il sangue con un gruppo diverso e innescherebbe quindi una reazione di difesa anche in grado di distruggere i globuli rossi.

Il test per determinare il gruppo sanguigno: quando farlo e perché

Determinare il proprio gruppo sanguigno è molto importante quando si decide di donare il sangue. Ma diventa fondamentale anche i altre circostanze, per esempio quando una persona dovesse ricorrere a delle trasfusioni a causa di patologie che lo richiedono. Sto parlando di:

  • gravi forme di anemia
  • forti sanguinamento durante o dopo un intervento chirurgico
  • ferite o traumi
  • tumori e effetti collaterali della chemioterapia

Ovviamente l’ospedale provvede sempre a tutti i controlli incrociati affinché ci sia compatibilità tra gruppi sanguigni ma saper fornire personalmente un’indicazione precisa sul proprio sangue è sempre una buona pratica.

La determinazione del gruppo sanguigno avviene attraverso un test effettuato in laboratorio su un piccolo campione di sangue prelevato con un ago inserito in vena. L’esame ha lo scopo di individuare una reazione del sangue a contatto con due diversi tipi di siero immune caratterizzato da anticorpi anti-A o anti-B.

In sostanza, se in un campione viene aggiunta una goccia di siero "anti-A" e una goccia di siero “anti-B” e non si registra alcuna reazione, significa che quel sangue appartiene al gruppo 0. Se si osservano piccole masse a contatto con il siero anti-A, il gruppo sarà A; se la reazione si innesca con il siero anti-B, il gruppo sarà B, se invece le si osserva con entrambi i sieri, il sangue apparterrà al gruppo AB.

Gruppi sanguigni diffusi e rari in Italia

Tra i gruppi sanguini che ti ho elencato sopra ne esistono alcuni che sono definiti “rari”. Significa che un determinato assetto antigenico è presente al massimo in 1 soggetto ogni 1.000-5.000.

Anche in Italia esistono gruppi sanguigni rari. Il più "introvabile" di tutti, è il gruppo AB-, che caratterizza lo 0,5% della popolazione italiana. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, invece, l’85% della popolazione presenta un gruppo sanguigno con Rh+ e il gruppo sanguigno più diffuso è lo 0+ (39%): ci sono poi il gruppo A+ (diffuso al 36%), il gruppo B+ (7,5%), lo 0- (7%), il gruppo A- (6%), l’AB+ (2,5%), il gruppo B- (1,5%).

La distribuzione dei gruppi sanguigni nella popolazione varia a seconda delle diverse zone del mondo in cui vivono. Per quanto riguarda l’Europa, il gruppo più diffuso è l’A.

Gruppi sanguigni e gravidanza

Sapere e scoprire il proprio gruppo sanguigno, e in particolare il fattore Rh è particolarmente importante durante la gravidanza.

Può succedere infatti che una donna abbia un gruppo incompatibile con quello del proprio feto. Se la madre è Rh- ma il padre Rh+, per esempio, il bambino potrebbe essere positivo per l’antigene Rh: l’organismo della donna svilupperebbe quindi degli anticorpi mirati contro l’antigene Rh+ i quali, passando attraverso la placenta, finirebbero per distruggere le cellule sanguigne del feto, dando origine alla malattia emolitica feto-neonatale.

Fonti | Istituto Superiore di Sanità; Humanitas; Avis

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