Il Green Pass mondiale sarà finanziato con i fondi destinati ai risarcimenti per gli effetti avveri del vaccino: cosa c’è di vero e cosa no

Il ministro Orazio Schillaci ha annunciato che l’Italia non aderirà al Green pass mondiale, sebbene del decreto-legge dei febbraio ci fosse scritto l’opposto e che i fondi per realizzarlo sarebbero derivati dalla riduzione di quelli destinati ai risarcimenti per gli indennizzi a quelle persone con effetti gravi del vaccino. Cosa c’è di vero in questa notizia e cosa invece è stato letto e interpretato forse con un po’ troppa pericolosa malizia?
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Kevin Ben Alì Zinati 8 Marzo 2024
* ultima modifica il 08/03/2024

Ti abbiamo raccontato della decisione del ministro Orazio Schillaci di fare marcia indietro sul Green pass mondiale annunciando che l’Italia non vi aderirà.

Le sue parole erano diventate necessarie visto che nel testo approvato dal Consiglio dei Ministri il 26 febbraio 2024 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale si faceva esplicito riferimento al fatto che il nostro Paese avrebbe fatto parte di quell’infrastruttura sanitaria pubblica digitale pensata per facilitare la mobilità globale e rafforzare la preparazione alle pandemie attuali e future.

Non solo: l’Italia ci avrebbe pure investito diversi milioni. Precisamente 3.850.000 per l’anno 2024 e 1.850.000 annui a decorrere dal 2025. Errore visto, riconosciuto e in via di rettifica.

Leggendo scrupolosamente l’articolo 43 del decreto-legge in questione, non è sfuggito questo passaggio: “All'onere derivante dai  commi  2  e  3,  si  provvede  mediante corrispondente  riduzione  dell'autorizzazione  di  spesa   di   cui all'articolo 20, comma 1-bis, del decreto-legge 27 gennaio  2022,  n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2022, n. 25”. 

Questo comma 4 spiega sostanziante che i finanziamenti previsti per l’adesione al Green pass mondiale sarebbero stati ricavati dalla riduzione di un altro fondo, ovvero quello che fa riferimento alle disposizioni in materia di vaccini anti Sars-CoV-2 e che prevedeva l’istituzione e il riconoscimento di risarcimenti a chi avesse manifestato e patito conseguenze derivanti dalla vaccinazione contro il Covid-19.

Questa la notizia. Poi c’è l’interpretazione e qui, però, a nostro parere qualcuno ha peccato.

Ovvero chi ha voluto leggere in quelle parole l’ennesima tremenda azione di oppressione da parte di un governo tirannico nei confronti di una popolazione già schiacciata dal peso di un altro «ordine» ingiusto, immeritato, immorale, offensivo impostole: quello di vaccinarsi contro il Covid-19.

Qualcuno insomma ha voluto vederla così: come la volontà di privare di un legittimo e sacrosanto rimborso economico chi ne avrebbe avuto diritto.

Capiamo la preoccupazione ma come cantava qualcuno, ci vogliono calma e sangue freddo. In gioco ci sono la responsabilità e le persone, ricordi?

Ci viene un po’ difficile infatti, credere che un governo, storicamente mai troppo entusiasta dei vaccini in generale, si sia tirato volontariamente la zappa sui piedi cambiando rotta e inimicandosi i propri sostenitori. Noi preferiamo vederla in un altro modo.

I tecnici del Governo deputati ai conti e alle finanze dello Stato a un certo punto si saranno seduti a un tavolo e avranno fatto dei conti. Bisognava gestire meglio il denaro pubblico e capire dove poter risparmiare per poter trovare i soldi da reinvestire in altri progetti.

Come chiunque avrebbe fatto, per prima cosa avranno sbirciato e fatto le pulci agli investimenti fatti e previsti da chi è venuto prima.

Libro aperto dunque sul capitolo più delicato, controverso e costoso della storia recente, la pandemia, e dito puntato sul paragrafo dedicato agli indennizzi «per i danneggiati da complicanze di tipo irreversibile causate da vaccinazioni obbligatorie».

I fondi stanziati dal Governo dell’epoca, a forte matrice leghista, erano di quelli pensati: 150 milioni di euro per il biennio 2022-23, previsti per una platea potenzialmente corposa e costituita sicuramente da coloro per cui il vaccino anti-Covid era stato obbligatorio, pensa ai medici o alle forze dell’ordine.

Già in diverse occasioni la Corte Costituzionale aveva riconosciuto che la raccomandazione delle autorità sanitarie, di fatto, può equivalere a un obbligo, quindi era preventivato che il pubblico che avrebbe potuto accedere a tale diritto sarebbe potuto essere ancora più ampio.

Riprese in mano le calcolatrici, i tecnici avranno così contato: da un lato le richieste di indennizzo pervenute e autorizzate dopo i primi anni di campagna vaccinale raccomandata e dall’altro quelle giunte dopo la caduta dello stato di emergenza, la fine delle misure di restrizione e il calo dei contagi. Poi, avranno rapportato l’esborso con il totale dei fondi a disposizione.

Quanto è stato usato di quel denaro? Quanto è rimasto? A parte qualche caso riportato dalle cronache giornalistiche, il più recente (gennaio 2024) quello di una donna di 36 anni che, prima in Italia, avrebbe ricevuto un indennizzo permanente per i danni irreversibili – una miocardite – provocati dalla vaccinazione contro il Covid, ad oggi non ci sono dati ufficiali sul numero di richieste di indennizzo effettivamente pervenute alle autorità sanitarie.

Ciò che possiamo fare sulla base di fonti ufficiali è contare gli effetti negativi post vaccino registrati fino a dicembre 2022. Si parla di 97 segnalazioni ogni 100mila dosi somministrate, 144.354.770 dosi somministrate e 140.595 sospette reazioni avverse su, la maggior delle quali classificate come non gravi (81,3% circa).

La domanda di indennizzo prevedeva una commissione in grado di valutare la validità di tale richiesta: ammettendo che tutti gli oltre 140mila vaccinati avessero avuto reazioni avverse gravi al punto da poter essere risarciti, è complicato credere che avrebbero esaurito i fondi.

Con questi dati alla mano, e altri a cui non abbiamo accesso, i tecnici avranno dunque tirato le somme arrivando alla verosimile conclusione che probabilmente di quei fondi messi a disposizione per risarcire chi avesse riportato gravi danni in seguito all’immunizzazione se n’è consumato meno di quello che si pensava. E per fortuna.

E dunque, ecco la soluzione: gli stanziamenti da investire in un altro progetto di carattere sanitario, magari come il Green pass mondiale, ecco che forse possono essere pescati da lì.

Che poi, di quanto si parla? Circa 6 milioni di euro, i famosi 3.850.000 per il 2022 più i 1.850.000 per il 2023: una percentuale decisamente bassa rispetto ai 150 milioni previsti.

C’è la notizia e c’è il modo in cui si sceglie di leggerla. Qual è dunque l’utilità di continuare a dare seguito a una narrazione di questo genere, che mira a solleticare la paura e lo sdegno?

Perché c’è ancora bisogno di strumentalizzare la pandemia allargando ancora di più la polarizzazione?

Quale responsabilità c’è nel presumere che il Governo voglia abbandonare chi, scegliendo di vaccinarsi contro un virus, è incorso in un effetto avverso grave e invalidante, un’eventualità concreta, riconosciuta e mai taciuta dalla scienza?

Ci sono fatti raccontati dalla cronaca su ciò che succede intorno a noi, e poi c’è il modo in cui questi possono essere letti e dunque interpretati, diventando notizia.

C’è insomma un significato che si sceglie di affibbiare a un evento, una dichiarazione, un fatto.

È un po’ quello che fanno alcuni mezzi di informazione, no? Come gli interpreti, traducono a chi li ascolta/legge il senso di un concetto espresso in lingua diversa e lontana.

I giornali, specialmente quelli grandi e autorevoli, si sono conquistati nel tempo la possibilità di orientare coscienze e pensieri. Pardon, la responsabilità: una di quelle grosse, che va tutelata, sempre, ma anche rispettata, sempre.

Responsabilità che non va strumentalizzata e di cui tantomeno bisogna abusare perché in gioco non ci sono clic, visualizzazioni e algoritmi. Ci sono le persone.

Fonte | AIFA

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