Il Veneto boccia la legge sul suicidio assistito, ma a che punto sono le altre regioni? Storia di un paradosso tutto italiano

In Italia il suicidio assistito è un diritto garantito dal 2017. Bocciare la proposta di legge di iniziativa popolare non significa evitare che un malato acceda a questo trattamento di fine vita, ma solo obbligare le aziende sanitarie a procedere senza un iter preciso e standardizzato. Di nuovo, gli interessi politici superano quelli di chi soffre e persino i richiami della Corte Costituzionale.
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Giulia Dallagiovanna 17 Gennaio 2024
* ultima modifica il 17/01/2024

Il Veneto ha perso una buona occasione per diventare la prima regione a dotarsi di una legge sul suicidio assistito: ieri, martedì 16 gennaio 2024, per un solo voto mancante è stata bocciata la proposta di iniziativa popolare "Liberi subito" promossa dall'Associazione Luca Coscioni. Dopo una riunione del consiglio regionale durata ore, la conta tra favorevoli e contrari si è conclusa con una parità: 25 a 25. Ma per passare, il testo avrebbe avuto bisogno della maggioranza assoluta dei presenti e dunque di 26 "sì".  "Questa è la democraziaha commentato uno sconfitto Luca Zaia, governatore della Regione. – Dopodiché domani mattina i pazienti terminali, alla luce della sentenza della Consulta, sanno che possono chiedere comunque l'accesso al fine vita. È la prova provata che questa proposta di iniziativa popolare non serviva ad autorizzare il fine vita, ma stabiliva i tempi per le risposte".

Ha ragione lui: il suicidio assistito in Italia è già un diritto, purtroppo non sempre garantito. Una legge serve solo a definire un iter standard per tutti i pazienti e per le Asl che devono farsi carico delle richieste. Perché è importante, tra l'altro, l'aveva già chiarito a Ohga l'avvocato Francesca Re, che aveva assistito legalmente il primo paziente ad aver ottenuto il suicidio assistito in Italia, nei primi mesi del 2022. In mancanza di un protocollo standard e di tempistiche prefissate, ciascuna azienda sanitaria si ritrova a decidere quasi in automia sul possibile via libera alla rischiesta di un paziente. E spesso, la decisione non è del tutto neutrale rispetto alla maggioranza politica che governa la regione d'appartenenza. Nel frattempo, la persona malata è costretta a un allungamento delle sofferenze e a un ulteriore stress, contro la propria volontà.

Ma sulla questione il Parlamento italiano è fermo da più di 6 anni, nonostante i richiami della Corte Costituzionale e i solleciti a colmare un vuoto normativo che si è venuto a creare tra il diritto garantito e le modalità per ottenerlo. Nel 2021 è naufragata l'ennesima proposta di legge che, in ogni caso, scontentava tutti per la lunghezza dell'iter previsto e per la messa in discussione delle sofferenze psichiche come requisito per l'accesso al fine vita.

Si arriva così alle proposte di legge di iniziativa popolare Liberi subito portate avanti dall'Associazione Luca Coscioni, con raccolte fime e depositi dei testi nelle diverse regioni, affinché vegano avviati a una discussione e poi a una votazione. Il Veneto del leghista Luca Zaia è stata la prima a completare l'ultimo passaggio e tra le novità più importanti c'era proprio il limite di 27 giorni per la formulazione di una risposta da parte delle Asl. Sull'esito del voto hanno pesato le pressioni politiche da parte del fronte Pro Vita & Famiglia, a fianco di Fratelli d'Italia che mira a sottrarre il governo della Regione alla Lega. Contrario dunque l'intero gruppo di FdI. Ma fanno forse più rumore i tre astenuti, due tra le fila della lista Zaia e una consigliera del Partito Democratico.

Il suicidio assistito in Italia è già un diritto, una legge serve a regolamentarne l'accesso

Ancora una volta, gli interessi politici superano quelli dei malati. In Italia, già quattro persone, dopo Carboni, hanno ottenuto il via libera per l'accesso al suicidio assistito: a luglio 2023 si è spenta Gloria, la prima persona a ottenere gratuitamente il farmaco per il trattamento proprio in Veneto, mentre a dicembre 2023 ricordiamo Anna, cittadina del Friuli Venezia-Giulia, che sempre per la prima volta ha potuto affrontare l'intero iter con il supporto del Sistema sanitario nazionale. A dimostrazione del fatto che la bocciatura di questa proposta non significa il divieto al suicidio assistito in Italia.

Decine però sono le richieste in sospeso nelle aziende sanitarie di tutto il territorio, a cui una legge potrebbe dare ordine e risposte. In ciascuna delle 20 regioni è partita l'iniziativa popolare, ma la fotografia che ci restituisce il recap dell'Associazione Coscioni è piuttosto demoralizzante. Ad oggi, solo la Puglia ha provato a dare una disciplina all'iter con una delibera regionale che, però, potrebbe essere ritirata o modificata al prossimo cambio di Giunta. Dal resto d'Italia invece arriva un grande silenzio.

Tacciono le Marche, da dove sono arrivate diverse richieste di suicidio assistito che hanno fatto notizia: dopo una discussione della proposta in Commissione sanità, il dibattito è caduto nel vuoto. E non affrontano il tema nemmeno nel Lazio, dopo la vicenda dell'attrice Sibilla Barbieri che è stata costretta ad andare a morire in Svizzera vedendosi negata la possibilità di farlo a casa sua. Il Friuli Venezia-Giulia è già stato accusato di ritardi nell'attuazione della procedura di suicidio assistito richiesta e poi ottenuta da "Anna", ma il Presidente Massimiliano Fredriga continua a sostenere, a torto, che non sia materia di competenza regionale.

In altre 4 regioni, tra cui Emilia-Romagna e Abruzzo, la discussione non è mai nemmeno partita, nonostante la proposta sia già stata depositata. Poi ci sono le 9 regioni, come Lombardia, Toscana o Sicilia, dove la raccolta firme è appena partita o si cercano consiglieri disponibili a depositare il testo. L'unica data certa, per ora, sembra arrivare dal Piemonte. Il 15 febbraio inizieranno le audizioni online per esaminare il documento ed è prevista la richiesta di un parere tecnico all’ufficio legislativo dell’Assemblea. L'orizzonte di una legge, però, appare ancora molto lontano.

Fonte| Associazione Luca Coscioni

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