Ipertensione arteriosa: una condizione che non dà sintomi, ma può diventare pericolosa

L’ipertensione arteriosa, detta anche “pressione alta”, non è una malattia, ma un fattore di rischio che può portare a complicanze anche molto gravi, come ictus e infarto. Per questa ragione, è utile conoscerne bene le cause e i sintomi, in modo da imparare a prevenirla o a tenerla sotto controllo. Poiché è una condizione asintomatica, c’è la possibilità che tu ne soffra senza saperlo. Inoltre, durante la gravidanza, bisogna tenere i valori di minima e massima sotto controllo perché si potrebbe andare incontro a rischi importanti.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Maria Teresa Gasbarrone 6 Giugno 2023
* ultima modifica il 10/10/2023

L’ipertensione arteriosa, detta anche "pressione alta", è una condizione caratterizzata dall’elevata pressione del sangue all’interno delle arterie.

Specifichiamo subito che l'ipertensione arteriosa non è una malattia, ma un fattore di rischio. Significa che se soffri di questa condizione potresti avere maggiori probabilità di sviluppare in seguito una delle complicanze. Quella che di norma viene chiamata pressione alta colpisce infatti circa 10 milioni di persone solo in Italia e i più soggetti sono gli uomini e le donne dopo la menopausa.

Valori normali e alterati della pressione

Per capire cosa sia l'ipertensione arteriosa, bisogna prima fare una precisazione: sai cos'è la pressione? Non è tropo complicato da spiegare. Come ben saprai, il sangue all'interno del tuo corpo scorre in diversi vasi, che possono essere minuscoli come i capillari, oppure grandi come appunto le arterie. La forza che questo liquido esercita contro le pareti dei canali che lo contengono è la pressione. Chiaramente, più la velocità sarà elevata e maggiore sarà l'attrito. Ed esattamente come l'acqua piano piano erode il terreno lungo il quale scorre, anche il sangue alla lunga rischia di danneggiare le arterie.

Se infatti il cuore ne getta troppo all'interno dei vasi, magari perché si contrae con un'eccessiva forza o la frequenza dei battiti è troppo elevata, questo si muoverà molto velocemente dentro i canali e si genererà quindi una situazione di ipertensione. Ma potrebbe anche accadere che per una qualsiasi ragione, che spesso a che vedere con la tua alimentazione e il tuo stile di vita, i piccoli vasi arteriosi, dette arteriole, inizino piano piano a restringersi fino ad occludersi. In questo caso, il liquido rosso che deve trasportare ossigeno e nutrienti a tutto il corpo incontro delle resistenze e, per vincerle, il muscolo cardiaco ne aumenterà la capacità di pressione.

Ma quando si può parlare con certezza di ipertensione arteriosa? I valori normali della tua pressione vengono misurati prendendo in considerazione due valori: la minima e la massima. La prima non deve superare gli 85 mmHg (millimetri di mercurio), mentre la seconda deve rimanere entro i 130 mmHg. Ti verrà diagnosticata l'ipertensione se verranno rilevati valori che superano i 90 mmHg e i 140 mmHg.

Inoltre, non tutte le condizioni di ipertensione sono della stessa intensità. In base ai valori di minima e massima si distinguono infatti pressione alta lieve, moderata e grave. Anche detta di grado uno, due e tre:

  • Grado 1 (o lieve): quando i valori sono compresi tra i 90/140 mmHg e i 160/100 mmHg
  • Grado 2 (o moderato):  se le cifre rimangono tra i 160/100 mmHg e i 180/110 mmHg
  • Grado 3 (o grave): con i valori che superano i 180/100 mmHg

Cause della pressione alta

Per quanto riguarda le cause dell'ipertensione arteriosa, è necessario fare una distinzione tra quella primaria, chiamata anche essenziale, e quella secondaria, anche se, per la verità, se ti capiterà di soffrirne è più probabile che sia la prima quella che ti riguarderà.

Ipertensione arteriosa primaria

Se soffri di ipertensione arteriosa primaria, la ragione all'origine non è una patologia. Il problema è stato provocato da un insieme di fattori che riguardano la tua predisposizione genetica, ma anche il tuo stile di vita e la tua alimentazione. Se ad esempio hai impostato la tua dieta quotidiana su piatti troppo ricchi di sale e hai esagerato con le dosi di caffè, avrai sicuramente aumentato il rischio. Altre cause possono poi essere la scarsa attività fisica, sovrappeso e obesità, carenza di vitamina D ed eventuali squilibri ormonali.

Ipertensione arteriosa secondaria

In caso di ipertensione arteriosa secondaria significa che soffri già di una patologia precedente ed è quella la causa del problema. Le malattie in questione sono ad esempio quelle che colpiscono i reni, come la glomerulonefrite, quelle cardiache, problemi alla tiroide come ipotiroidismo e ipertiroidismo, apnee notturne e così via. Ci sono però anche alcuni farmaci che, se non utilizzati con le dovute cautele, potrebbero avere questo effetto collaterale, come i FNAS, cioè gli antidolorifici classici, i corticosteroidi, la pillola anticoncezionale e certi tipi di antidepressivi. È bene quindi che tu chieda sempre il consiglio del tuo medico o del farmacista prima di assumere uno di questi prodotti.

Oltre a conoscere le cause, può far la differenza anche saper quali sono i fattori di rischio più frequenti. Te ne indichiamo i più tipici:

  • Età: più avanza e maggiore sono le probabilità di andare incontro a questo problema, perché i vasi sanguigni di deteriorano e il cuore inizia a dare qualche segno di cedimento e a non lavorare più in modo efficace.
  • Familiarità: la presenza nella tua famiglia di soggetti ipertesi aumenta la probabilità che anche tu possa sviluppare ipertensione arteriosa.
  • Malattie croniche: patologie come diabete o insufficienza renale. Se ne soffri dovresti controllare la pressione molto spesso ed essere seguito da un medico e da uno specialista.
  • Sovrappeso e obesità: attraverso meccanismi diversi e complessi contribuiscono ad aumentare i valori della pressione sanguigna.
  • Fumo: il fumo di sigaretta altera acutamente i valori di pressione arteriosa (dopo aver fumato, la pressione resta più alta per circa mezz’ora)
  • Alimentazione: mangiare cibi troppo salati ed, in generale, una dieta troppo ricca di sodio o troppo povera di potassio, possono contribuire a determinare l’ipertensione arteriosa.
  • Alcool: un consumo eccessivo di alcoolici (più di un bicchiere al giorno per le donne, due per gli uomini) può contribuire all’innalzamento dei valori pressori, oltre che danneggiare il cuore.
  • Stress: lo stress (fisico ed emotivo) contribuisce al mantenimento di valori di pressione più alti.
  • Sedentarietà: anche se non è dimostrabile un legame diretto con la pressione arteriosa, è certo che l’attività fisica moderata e costante (mantenendo attivo l’organismo e favorendo il controllo del peso) contribuisca a ridurre i valori pressori e a migliorare le prestazioni fisiche (l’allenamento aumenta progressivamente la capacità di tollerare gli sforzi).

Sintomi dell'ipertensione arteriosa

I sintomi dell'ipertensione arteriosa, di fatto, non esistono. Ecco perché questa condizione viene definita anche un "killer silenzioso": da solo non potrai accorgerti di soffrirne e probabilmente non ti sfiorerà nemmeno il dubbio. Il problema infatti è che il tuo organismo si abituerà piano piano a questa sua nuova situazione e non ti invierà segnali per informarti che qualcosa non funziona come dovrebbe. Le poche manifestazioni che possono emergere, tra l'altro, possono tranquillamente essere sottovalutate o ricondotte ad altre ragioni. Qualora tu le abbia, si presenteranno soprattutto al mattino e saranno:

  • mal di testa
  • specie al mattino
  • stordimento e vertigini
  • ronzii nelle orecchie, come acufeni e tinniti
  • alterazioni della vista, ad esempio una visione oscurata o la comparsa di puntini luminosi davanti agli occhi
  • perdite di sangue dal naso

Naturalmente, se si tratta di ipertensione secondaria avvertirai anche tutti i sintomi dovuti alla malattia che l'ha provocata.

Come si misura la pressione

Esistono tipi diversi di apparecchiature per misurare la pressione. Le linee guida della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa suggeriscono quelli automatici o semiautomatici da braccio.

Come prima azione bisogna metterci seduti in maniera eretta, su una sedia comoda ed aspettare almeno dieci minuti prima di procedere. Dopo si scopre il braccio completamente nudo, assicurandosi di non avere niente di opprimente. Si consiglia, dunque, di evitare di arrotolare la maglia e, inoltre, di accavallare le gambe. Si può puoi procedere all’effettiva misurazione, posizionando il bracciale al di sopra della piega del gomito, evitando di stringerlo eccessivamente.

Se misuri la pressione da solo o da un tuo vicino, ma stando a casa, è preferibile al mattino, meglio se a digiuno. Può essere utile fare un diario in cui annotare i valori giorno dopo giorno, se il tuo medico ti ha chiesto di tenere la pressione sotto d'occhio. Così poi il tu medico potrà valutare i valori nell'arco di tempo considerato.

In certe circostanze che richiedono una rilevazione frequente della pressione arteriosa per un periodo di tempo limitato, è possibile che ti vengo prescritto di utilizzare un holter pressorio: si tratta di un bracciale per la rilevazione della pressione che viene lasciato in sede per 24 ore. In questo arco di tempo, si raccomanda alla persona di effettuare le sue normali attività quotidiane (mangiare, dormire, fare sport, lavorare, ecc.), appuntando nei vari orari che cosa ha fatto.

Come si cura la pressione alta

Come si cura la pressione alta? Per risolvere questo problema di solito gli approcci sono due e non si escludono a vicenda: il primo consiste nel modificare quelle abitudine di vita dannose, il secondo può consistere nella somministrazione di specifiche cure farmacologiche.

Modifiche dello stile di vita

La cura per l'ipertensione arteriosa prevede innanzitutto un cambiamento nello stile di vita e nell'alimentazione. Più avanti cercheremo di capire quale sia la dieta che dovresti seguire. In ogni caso saranno il tuo medico e il dietologo a spiegarti bene come rivedere le tue abitudini. Ricorda comunque che il fine della terapia, che è cronica e quindi non può mai venire interrotta, è quello di riportare i valori della tua pressione entro i limiti della norma. Se li abbassi solamente, non scompaiono i rischi di cui ti ho parlato prima.

La diagnosi di ipertensione arteriosa viene fatta, naturalmente, misurando la pressione. Ma il problema deve poi essere approfondito con alcuni esami, come quello delle urine, del sangue e un elettrocardiogramma, per capire siano già stati danneggiati cuore e reni.

Terapia farmacologica

Una volta chiarita la situazione, è probabile che il medico ti prescriva una terapia farmacologica. Vi sono diversi farmaci che possono essere utilizzati e, in alcuni casi, vengono anche somministrati insieme. Tieni presente però che sarà necessario aspettare un po' di tempo per capire come reagisca il tuo corpo e quali siano le medicine più adatte a te, perciò è probabile che tu debba provare diversi prodotti prima di arrivare a quello corretto.

In ogni caso, i farmaci per l'ipertensione sono:

  • ACE inibitori, antagonisti del recettore per l'angiotensina II o sartani, inibitori diretti della renina: tutti questi principi attivi hanno la funzione di interagire con alcune sostanze che compongono il meccanismo ormonale che regola la pressione e che, in termini tecnici prende il nome di sistema renina-angiotensina-aldosterone.
  • Calcio antagonisti: favoriscono la dilatazione dei vasi e così facendo riducono la pressione contro le pareti.
  • Diuretici: per facilitare l'eliminazione di sali minerali in eccesso e soprattutto di sodio, che deriva proprio dall'abbondanza di sale nella dieta
  • Alfa e beta bloccanti: influenzano i meccanismi nervoso che controllano la tua pressione arteriosa
  • Simpaticolitici ad azione centrale: agiscono a livello del sistema nervoso centrale, che contribuisce sempre al controllo della pressione

Pericoli

Il punto centrale dell'ipertensione arteriosa non è tanto la condizione in sé, ma le complicanze che ne possono derivare se non viene tenuta sotto controllo. Se si interviene in modo tempestivo, è possibile migliorare i livelli della propria pressione, ma se si trascura il problema, a lungo andare, i vasi sanguigni vengono erosi e possono subire gravi danni in diversi organi del corpo. Quelli più colpiti sono normalmente:

  • Cuore e vasi sanguigni (sistema cardiovascolare)
  • Cervello
  • Reni
  • Occhi
  • Organi dell'apparato riproduttivo.

La conseguenza più comune è l'aterosclerosi, cioè la formazione di placche di lipidi a globuli bianchi che possono anche dare origine a coaguli di sangue e trombi che ostruiscono l'arteria.

A questo punto, la situazione subisce un drastico peggioramento: il sangue non riuscirà a circolare in modo normale e non porterà tutti i nutrienti e l'ossigeno agli altri organi del tuo corpo. Il risultato è che questi ne richiederanno di più al cuore e il muscolo cardiaco aumenterà la frequenza dei battiti e la potenza della gittata. Così facendo però aumenterà il grado di ipertensione e si aprirà la strada per una serie di complicanze gravi, come insufficienza cardiaca, infarto e ictus. Il miocardio infatti, cioè il tessuto che riveste e protegge il cuore, diventerà più spesso per far fronte all'aumento della domanda, ma così facendo rischierà di compromettere la funzionalità cardiaca.

Oltre al cuore e alle arterie, ci sono anche altri organi che possono venire colpiti in modo indiretto dall'ipertensione arteriosa. Innanzitutto i reni, perché i vasi che dovrebbero portar loro il siero sono indeboliti e rovinati e danno quindi origine a stenosi, cioè restringimenti. Questa situazione non piò che mettere a repentaglio l'attività di questa parte di organismo con il compito di eliminare le scorie e le tossine prodotte dall'intero sistema. Potresti quindi andare incontro a nefropatia ipertensiva, che può dar luogo a sintomi come mal di testa, nausea e persino convulsioni.

La possibile vista offuscata, invece, dipende dal fatto che anche le arterie e i canali che dovrebbero arrivare agli occhi e irrorare la parte del cervello che regola questo senso non lavoreranno come dovrebbero. E per la stessa ragione, potresti notare anche la comparsa di deficit cognitivi, come problemi di memoria o di ragionamento. Tieni presente che la pressione alta è fattore di rischio per la comparsa della demenza.

Cosa fare se la pressione arteriosa si presenta elevata in gravidanza

Durante la gravidanza avere la pressione alta può avere diverse conseguenze, anche piuttosto gravi, sia per la donna che per il bambino.

Non è raro che durante la gravidanza la pressione possa oscillare in modo anomala, passando da valori molto bassi nei primi due trimestri a valori più alti risalire durante gli ultimi tre mesi. Tuttavia, è molto importante che i valori non siano mai troppo alti, altrimenti la mamma potrebbe soffrire di un disturbo, che potrebbe trasformarsi in un rischio per la sua salute e quella del piccolo, ovvero la gestosi.

Questa condizione, nota anche come pre-eclampsia, è caratterizzata proprio dalla pressione alta e da proteinuria (> 0.3 g/24 ore) e edemi (potresti notare gonfiore soprattutto a piedi, viso e mani) dopo la ventesima settimana di gestazione.

I rischi per il bambino sono numerosi. In realtà a essere a rischio è la gravidanza ma anche la mamma stessa. Sono frequenti i parti pretermine, il basso peso alla nascita, complicanze tali da dover ricoverare il bambino in terapia intensiva dopo il parto, e in alcuni casi potrebbe perfino essere letale per il feto.

Fonti| Humanitas; Fondazione Veronesi; Società Italiana dell'Ipertensione Arteriosa; Gruppo San Donato; Policlinico Umberto I

(Scritto da Giulia Dallagiovanna il 30 luglio 2019,
Modificato da Maria Teresa Gasbarrone il 6 giugno 2023)

Contenuto validato dal Comitato Scientifico di Ohga
Il Comitato Scientifico di Ohga è composto da medici, specialisti ed esperti con funzione di validazione dei contenuti del giornale che trattano argomenti medico-scientifici. Si occupa di assicurare la qualità, l’accuratezza, l’affidabilità e l’aggiornamento di tali contenuti attraverso le proprie valutazioni e apposite verifiche.
Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.