L’Adriatico è il mare più inquinato d’Italia?

In questo articolo analizziamo le motivazioni che hanno reso per moltissimo tempo l’Adriatico il mare più inquinato d’Italia. Dalle caratteristiche morfologiche e turistiche delle sue coste, fino all’estrazione di gas fossile.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Beatrice Barra
4 Settembre 2023

Avrai sentito dire almeno una volta che l'Adriatico è il mare più sporco d'Italia. L'aspetto diverso delle sue acque – che in alcuni tratti si presentano limpide e cristalline, mentre in altri torbide e inquinate – può confondere. In questo nuovo episodio di ControNatura cercheremo di capire da cosa dipende questa differenza, risolvendo gli interrogativi più comuni sul Mare Adriatico.

Le caratteristiche morfologiche del Mare Adriatico

Il mare Adriatico è un mare semi-chiuso, tra la penisola italiana e la penisola balcanica, con una bassa profondità. Pensa che la parte settentrionale, dove c’è Venezia, ha una profondità media di 70 m, mentre le zone più a sud raggiungono anche i 1.200 m. Questa differenza si riflette anche sulle caratteristiche delle coste e del mare. Lungo la parte nord del versante occidentale la costa è bassa e questo ha permesso la nascita di ampi centri abitati accomunati da grandi spiagge sabbiose che a volte possono rendere il mare torbido. Per intenderci, stiamo parlando di quelle spiagge in cui per fare un tuffo devi camminare per chilometri.

Di tutt’altro aspetto è la costa l'orientale del mare Adriatico che bagna 5 Paesi dalla Slovenia fino all’Albania. Superando il confine italiano la sabbia lascia il posto a un paesaggio roccioso con scogliere a strapiombo sul mare, dove l’acqua diventa limpida e cristallina.

Ma sono il colore e la sabbia che ci ingannano oppure il mare adriatico è davvero inquinato?

L'inquinamento dovuto al Po

Osservando attentamente il versante italiano del mare Adriatico potrai notare che è qui che sfocia il fiume Po: il fiume più grande d'Italia, che porta un terzo delle acque dolci che entrano nel Mediterraneo trascinando con sé, tra le altre cose, grandi quantità di sostanze nutrienti, come fosforo e azoto, provenienti ad esempio dai fertilizzanti o dagli scarichi urbani.

Queste sostanze nutritive sono il perfetto fertilizzante per il fitoplancton, organismi acquatici vegetali (alghe unicellulari) invisibili a occhio nudo che vivono in sospensione nelle acque. Il fitoplancton, pur essendo una essenziale fonte di nutrimento per la sopravvivenza di tutte le forme di vita acquatiche, fa diventare il mare verde e meno trasparente, per il processo di eutrofizzazione di cui abbiamo parlato anche in altri articoli e video.

Questa condizione è amplificata proprio dalla forma semi-chiusa di questo mare, perché le difficoltà di ricambio di acqua aumentano il tempo di permanenza dei nutrienti all’interno del bacino. Si stima che il completo ricambio di acqua avvenga in un periodo che va dai tre ai dieci anni. Ed è un tempo lungo considerando che stiamo parlando di mare e non di un lago. Anche la circolazione interna delle masse d'acqua non aiuta: le correnti scorrono in senso antiorario, quindi le acque provenienti dal sottostante mar Ionio risalgono lungo la costa balcanica per poi ridiscendere verso sud lungo quella italiana. Quindi, come una sorta di grande vortice, l’acqua naturalmente trascina con sé scarti e detriti che si possono depositare sul versante occidentale.

Il disastro ambientale del Lambro

Precisiamo subito che le acque del Po non sono limpide, anzi: sono cariche delle sostanze inquinanti che provengono dai suoi affluenti, cioè dai fiumi secondari che confluiscono nel  Po.

Tra questi il più noto a causa di un vero e proprio disastro ambientale, è il fiume Lambro. Era il 2010 quando delle persone ancora oggi non identificate, entrarono in una raffineria in disuso e svuotarono, per motivi ancora sconosciuti, il contenuto di sette "silos": più o meno 2.600 tonnellate di petrolio che finirono nel Lambro.

Fonte: Laviflora – Lavinia Flora/ Wikimedia Commons

In poche ore fu istituito un piano d'emergenza che prevedeva l’installazione lungo tutto il corso del fiume delle dighe galleggianti con l’intento di fermare, o per meglio dire mitigare, gli effetti di un disastro che si preannunciava di proporzioni mai registrate. Furono centinaia gli animali estratti dal Lambro morti oppure ancora vivi e in gravi condizioni. Gli sforzi risultarono però vani e il petrolio proseguì la sua corsa arrivando nel Po fino al Mare Adriatico.

Anche se è molto migliorato, tutt’oggi, nel Lambro vengono riversati liquami industriali di una delle zone più produttive d'Italia, quella compresa  tra Milano e Pavia.

Ma non solo, come ha confermato Legambiente le foci dei fiumi, canali, corsi d’acqua che sfociano nel mare sono i punti più critici. I fiumi nella maggior parte dei casi trasporterebbero pesticidi, fertilizzanti, prodotti chimici fino a rifiuti solidi. Quelli più pericolosi sono le microplastiche cioè frammenti di plastica di dimensioni inferiore a 5 mm. Si stima che arrivino circa 145 tonnellate di microplastiche all'anno, come circa 9 autobus pieni di persone, solo dal fiume Po.

Le attività umane lungo le coste

All'inquinamento trasportato dai fiumi si aggiungono diverse attività umane che si svolgono lungo le coste. Oltre ai grandi porti che creano il traffico navale commerciale e turistico; i traghetti alterano la morfologia delle coste e dei fondali, mentre la pesca a strascico distrugge gli habitat marini e riduce la biodiversità.

Impossibile dimenticarsi del turismo. Le rive adriatiche ogni estate sono una meta turistica per migliaia di persone. Nel 2022 sono stati  circa 27 milioni i turisti in Veneto e in Friuli Venezia Giulia, altri 26,5 milioni della Riviera Romagnola, per non parlare dei consolidati record di turisti delle zone più a sud Italia che generano un elevato consumo di risorse e una grande produzione di rifiuti.

Ma sai che anche in mezzo al mare Adriatico c’è una possibile fonte di inquinamento?

L'estrazione di gas fossile

Un'altra attività potenzialmente preoccupante a livello ambientale nel mar Adriatico è l’estrazione di gas fossile.

A livello tecnico le trivelle – o impianti di perforazione – sono degli strumenti che perforano il suolo con una punta rotante, per creare dei pozzi da cui estrarre le materie prime come il gas fossile. Le estrazioni sono iniziate diversi anni fa e sono state regolate da diverse leggi e referendum, ma il tema rimane molto discusso. Se da un lato, le trivelle potrebbero avere dei vantaggi economici, ciò che è fondamentale ricordare è che allo stesso tempo potrebbero avere degli impatti negativi sull'ecosistema marino, come causare disturbi alla fauna acquatica, alterazioni del fondale, dispersione di sostanze tossiche e rifiuti speciali.

In più le trivelle, oltre a minacciare la bellezza e la qualità delle coste italiane, potrebbero essere in contrasto con gli obiettivi di transizione ecologica e di lotta ai cambiamenti climatici. Infatti, il gas è un combustibile fossile che emette CO2 e metano, due dei principali gas serra responsabili del riscaldamento globale. L'Italia invece sta cambiando rotta e si sta impegnando a ridurre le sue emissioni e ad aumentare la quota di energie rinnovabili.

Oggi il Mare Adriatico non è il più inquinato d'Italia

Per tirare le somme: la situazione è veramente così tragica in questo mare?

Se fino a pochi anni fa il mare Adriatico era considerato uno dei mari più inquinati d’Italia a causa dei rifiuti che i fiumi portavano in mare e delle attività umane sulle sue coste, oggi, per fortuna, la situazione è migliorata. Lo confermano i dati di Legambiente, che con la sua Goletta Verde ha monitorato la qualità delle acque in tutta Italia. Il mare adriatico ha superato la maggior parte dei test, mostrando una buona salute ecologica.

Fonte: Legambiente, Goletta Verde

La situazione purtroppo è più critica nel mar Tirreno. Infatti, sempre secondo Legambiente, in testa della classifica dei mari più inquinati ci sono: Toscana, Lazio, Campania e Liguria.

Anche se il mare Adriatico ha fatto dei progressi nella lotta contro l'inquinamento, ora non possiamo certamente abbassare la guardia: oltre al mar Tirreno, ci sono ancora dei punti critici nel mar Adriatico, soprattutto vicino alle foci dei fiumi, dove l'inquinamento è tuttora alto.

In fin dei conti il mare è un unico grande bene indispensabile e per aiutarlo dovremmo iniziare a rivalutare i fiumi che lo alimentano. Questi non possono più essere considerati scarichi che lavano via l’inquinamento, ma risorse e fonti di nutrimento per il mare.

sedimenti-fiumi

Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo agire su due fronti: da una parte, provare a rivedere le nostre abitudini quotidiane per ridurre il consumo di plastica e di prodotti chimici che possono finire nei fiumi; dall'altra le istituzioni, dovrebbero intervenire con opere strutturali per diminuire lo sversamento di liquami di scarico nei corsi d'acqua.

Solo così sarà possibile tornare ad ammirare nuovamente il loro splendore.

Questo articolo fa parte della rubrica
Polentona acquisita e curiosa instancabile. Sono a Milano dal 2016 e scrivo per passione da quando ho cinque anni. Amo il altro…