Perché un gruppo di scienziati ha proposto di cambiare il modo in cui chiamiamo i tumori

Un gruppo di scienziati, su Nature, ha proposto di lasciare da parte la classificazione dei tumori basata sul nome dell’organo che colpiscono per preferire invece un’etichettatura basata sulle loro caratteristiche molecolari. Un metodo, dicono, che permetterebbe ai ricercatori di identificare rapidamente le terapie più efficaci e quindi di aiutare molti più pazienti.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 1 Febbraio 2024
* ultima modifica il 01/02/2024

Parlarne per quello che è, e chiamarlo con il suo nome. Quindi non più tumore al rene, al fegato o al pancreas. Secondo un gruppo di autorevoli scienziati, è arrivato il momento di cambiare modo in cui chiamiamo i tumori.

È arrivato il tempo di lasciare da parte la classificazione basata sul nome dell’organo che colpiscono e in cui si manifestano per preferire invece un’etichettatura basata sulle loro caratteristiche molecolari.

Sulla rivista Nature, il gruppo dell’oncologo francese Fabrice André ha spiegato che questo attaccamento a una nomenclatura “vecchia” starebbe bloccando la strada al progresso nella contrasto a queste malattie.

E, al contrario, tra i tanti benefici un simile cambiamento porterebbe grossi vantaggi anche ai pazienti stessi.

Prima di capire in che modo potrebbe migliorare la vita dei pazienti oncologici è importante riflettere su quanto questa convenzione a identificare il tumore con la sua sede di origine sia radicata nella nostra “cultura”.

Considera, infatti che che i due principali approcci terapeutici delle persone colpite da un cancro – la chirurgia e le radiazioni – si sono sempre concentrati sulla sede del tumore nel corpo.

Ciò ha fatto sì che medici e oncologi, così come le agenzie di regolamentazione, le compagnie assicurative o le aziende farmaceutiche tendessero a classificare la malattia proprio in funzione dell’organo in cui si manifestava.

Per gli scienziati però oggi c’è una forte disconnessione tra questo tipo di classificazione e gli sviluppi dell’oncologia di precisione, una promettentissima metodica che, appunto, sfrutta le caratteristiche molecolari delle cellule tumorali.

Cambiare il modo in cui chiamiamo i tumori e preferire un criterio basato sulle loro caratteristiche molecolari sarebbe un grosso aiuto per i pazienti perché aiuterebbe i ricercatori a identificare rapidamente le terapie più efficaci.

Per spiegarlo meglio, i ricercatori hanno fatto l’esempio del nivolumab, un farmaco che disinnesca l’azione di una proteina responsabile della fuga delle cellule tumorali all’attacco del sistema immunitario.

Nelle sperimentazioni, il nivolumab si è dimostrato efficace nel trattamento del melanoma o del cancro del rene, in cui vi è un’alta espressione di questa proteina.

Tumore al seno proteina

Il passo successivo sarebbe stato quello di testarlo in altri tipi di tumore con le stesse caratteristiche molecolari ma milioni di persone con quello profilo non sono stati coinvolti.

Questo perché il modo classico di classificare i tumori – al seno, ai reni, ai polmoni – ha fatto in modo che la ricerca facesse passi lenti, graduali, conducendo studi clinici in sequenza per ciascun tipo di malattia, perdendo dunque decenni.

Considera poi anche situazioni come quelle francese o di altri paesi europei, dove ad oggi i pazienti non vengono rimborsati se assumono farmaci che sono stati testati in studi in cui i tumori non sono definiti dall’organo da cui hanno avuto origine.

La proposta del gruppo francese sembra trovare dunque basi solide. L’idea che il cancro sia una malattia molecolare è ormai condivisa da tutti ha spiegato all'ANSA Alberto Bardelli, direttore scientifico dell'Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare di Milano e professore all'Università di Torino, aggiungendo che i geni che contengono l'informazione per proteine capaci d'indurre la trasformazione maligna di una cellula "sono la prima evidenza di caratteristiche che travalicano i convenzionali confini tra tumori".

Puntare sulle caratteristiche molecolari, dunque, porterebbe solamente benefici a tutti. Per Roberto Burioni, professore di virologia all'università Vita Salute San Raffaele, sarebbe addiritturauna rivoluzione incredibile, impensabile fino a poco fa”.

Fonte | "Forget lung, breast or prostate cancer: why tumour naming needs to change" pubblicato il 31 gennaio 2024 sulla rivista Nature

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.