L' agenzia internazionale per l’energia pubblica il World Energy Outlook (WEO) 2023, un documento nel quale si mostrano scenari molto promettenti. "I grandi cambiamenti in atto oggi porteranno a un sistema energetico globale notevolmente diverso entro la fine di questo decennio", con questa frase si apre l'introduzione al documento di quest'anno. Gli autori del documento spiegano che le tecnologie energetiche pulite stanno andando incontro a una fenomenale ascesa. Tra queste, spiccano l'energia solare, l'energia eolica, le auto elettriche e le pompe di calore che stanno ridisegnando il modo in cui diamo energia a tutto: fabbriche e veicoli, elettrodomestici e sistemi di riscaldamento.
Un segnale di speranza, quindi, perché il World Energy Outlook è la fonte più autorevole globale di analisi e di proiezione dell'energia. Gli autori del testo descrivono un sistema energetico nel 2030 in cui le tecnologie pulite svolgono un ruolo significativamente maggiore rispetto ad oggi. È bene ricordare che l'organismo segnala come servano comunque maggiori sforzi per mantenere l'obiettivo di aumento della temperatura globale entro 1,5 °C. Tuttavia queste previsioni si basano esclusivamente sulle attuali decisioni politiche dei governi internazionali, e potrebbero migliorare qualora i leader di tutto il mondo mantenessero i propri impegni sulle politiche ambientali.
Nessun Paese al mondo ci era mai riuscito. Il Cile diventa ufficialmente il primo Stato a riconoscere l'ecocidio come un reato, un crimine ambientale. La legge approvata recentemente rappresenta non solo una "semplice" modifica del codice penale e dei vari reati perseguibili quindi, ma rappresenta anche un simbolo, un modello che molti Paesi possono perseguire per approvare anch'essi una legge sull'ecocidio. Messico e Ucraina sembrano, al momento, i più avanti.
Il Cile è stato il primo Paese al mondo ad approvare una legge sull’ecocidio. Si tratta di un momento storico nella lotta ai crimini ambientali: questa riforma rappresenta infatti non solo un cambiamento radicale nel codice penale cileno, ma anche un modello per le altre nazioni.
Sono stati introdotti due fondamentali reati che prendono sfere molto più ampie:
Ci siamo. Roma dovrebbe essere finalmente pronta a realizzare il termovalorizzatore tanto atteso dalla giunta di Roberto Gualtieri. L'emergenza rifiuti nell'ultimo anno non ha dato segni di miglioramento, nonostante i diversi tentativi da parte dell'assessorato all'ambiente di migliorare le dinamiche di smaltimento dell'immondizia.
Il Comune annuncia che il termovalorizzatore di Santa Palomba è pronto. Lo hanno stabilito i vertici di Acea e della sua controllata Acea Ambiente durante un incontro avvenuto il 23 ottobre, dove è stata approvata "la proposta rimodulata del progetto Wte, per il termovalorizzatore" che poi sarà inviata al Comune. A metà novembre poi ci sarà la messa in gara dell'appalto per la gestione del servizio, anche se il sito rimarrà di proprietà del Comune, mentre l'azienda che si aggiudicherà il bando dovrà costruirlo e poi gestirlo tramite concessione.
Si tratta di una notizia parzialmente positiva, in quanto a livello ideale l'obiettivo è da sempre produrre a monte meno rifiuti, quindi consumare, e attivare sempre di più filiere del riciclo. Ovviamente si sta parlando di una città grande come Roma che in questo momento avrebbe avuto due opzioni da adottare: o termovalorizzatore o discarica e la discarica è più inquinante.
Il lago Maracaibo, in Venezuela, è uno dei laghi più grandi e antichi del mondo. Un tempo simbolo della ricchezza petrolifera del Paese, oggi è un ecosistema gravemente inquinato. Le sue acque sono ricoperte da chiazze iridescenti e vortici di alghe verde neon visibili perfino dallo spazio. L'inquinamento è dovuto soprattutto a vecchi macchinari in rovina e a rotture in una rete di quasi 16.000 miglia di condutture sottomarine.
Per anni Selene Estrach, attivista ambientale di 28 anni, ha deciso di fare qualcosa per provare a risolvere almeno in parte la situazione. Da qui l'idea di fondare "Proyecto Sirena", una rete nazionale di attivisti uniti dall'obiettivo di salvare il lago in un modo piuttosto originale: utilizzando un materiale diffusissimo, ma praticamente quasi mai usato usato a questo scopo: i capelli.
L'idea le è venuta a luglio, mentre cercava online soluzioni facili, economiche e sostenibili per l'inquinamento del lago Maracaibo. Ha visto che Matter of Trust, un'organizzazione no-profit con sede a San Francisco, 22 anni fa aveva utilizzato dei blocchi di capelli umani per contribuire ad assorbire uno sversamento al largo delle isole Galápagos. Da allora, il progetto è stato replicato in tutto il mondo.
Estrach ha iniziato a raccogliere capelli dai saloni di bellezza di tutto il Venezuela. A ottobre, in 600 si erano iscritti per contribuire, il che le permetterà di raccogliere circa sette tonnellate di capelli ogni tre mesi. Il progetto raccoglie anche peli di animali domestici.
I capelli sono costituiti per lo più da una proteina fibrosa chiamata cheratina, che li rende adsorbenti, ovvero fa aderire gli oli alla loro superficie. Estrach e la sua squadra hanno in programma di inserire i capelli in reti a maglie simili a collant che saranno collocate nel lago di Maracaibo. Le reti – o bracci – saranno essenzialmente salsicce di capelli galleggianti che circonderanno le chiazze di petrolio per evitare che si diffondano o si separino.
L'iniziativa europea si chiama "Dam Removal Europe" e in pratica consiste nel voler rimuovere letteralmente ogni diga nei Paesi membri dell'UE, o che risulti o troppo vecchia, o che risulti dannosa per i corsi d'acqua. Cosa vuol dire? L'obiettivo è quello di evitare ulteriori dispersioni di risorse idriche e pensa che in Italia, secondo quanto dichiarato a Ohga qualche mese fa da Massimo Gargano, Direttore generale di ANBI – l’Associazione nazionale dei consorzi di bacino, perdiamo ogni anno l'89% di acqua a causa di infrastrutture obsolete o errate. Inoltre il pessimo stato di salute di tanti fiumi, sta riducendo la fauna a un ritmo allarmante. E quindi il problema non diventa più la sola risorsa idrica, ma anche la biodiversità di quegli habitat pieni di vegetazione e in cui vivono animali.
Questa "battaglia" l'Unione Europea l'ha intrapresa nel 2014 e solo ultimamente la sta portando avanti con forza provando a tornare in corsa verso quel che era il diktat autoimposto, ovvero: "liberare 25.000 km di fiumi entro il 2030."
In Europa ci sono oltre un milione di dighe: la maggior parte è essenziale per l'irrigazione, la produzione di energia o di acqua potabile, ma altre sono in stato di abbandono. L'anno scorso sono state rimosse più di 330 dighe abbandonate, ma un terzo di queste solo in Spagna. Per quanto riguarda il totale, invece, le dighe rimosse risultano essere 6223.