Le buone notizie della prima settimana di Dicembre vanno dall'approvazione definitiva, ottenuta alla Cop di Dubai, del fondo Loss and Damage per i Paesi meno sviluppati, alle leggi europee per le comunità energetiche e gli allevamenti e l'agricoltura. E poi? due notizie di due diverse specie di animali a rischio estinzione che invece stanno tornando a ripopolare i loro habitat. Ti sto parlando delle balenottere azzurre e della scimmia leonina brasiliana.
Primo giorno di Cop28 a Dubai e primo obiettivo centrato. Nella giornata di giovedì 30 novembre, dopo l'inaugurazione delle due settimane di Summit globale sui problemi legati alla crisi climatica. i Paesi membri dell'Onu si sono messi subito a lavoro per trovare la quadra definitiva sul fondo loss and damage presentato l'anno scorso in Egitto durante la 27ª Cop, discusso per 12 mesi e adesso approvato definitivamente.
Si tratta di un Fondo Perdite e Danni voluto dai Paesi meno sviluppati al mondo che, riuniti l'anno scorso, hanno chiesto ai Paesi più ricchi di non venir meno agli Accordi di Parigi nel 2015. Infatti secondo l'Accordo sul clima le Nazioni più sviluppate dovrebbero coprire le perdite e i danni del riscaldamento globale.
Infatti il fondo in questione è di compensazione, a livello economico, per i danni che subiscono ogni anno gli Stati più vulnerabili e colpiti dalla crisi climatica.
Questi in proporzione, hanno meno responsabilità nell’innesco e nell’aggravarsi del riscaldamento globale antropico rispetto ai maggiori inquinatori mondiali di oggi, che spesso sono anche i Paesi che hanno consumato quote rilevanti del budget di carbonio globale perché protagonisti della rivoluzione industriale. E quindi anche volendo fare un'analisi più ampia allargando il periodo delle emissioni, da quelle attuali a quelle storiche è chiaro che la bilancia delle responsabilità non è in pari. Con il Fondo loss and damage si riconosce questa situazione e si contribuisce economica per provare a risolverla.
Le balenottere azzurre, gli animali più grandi della Terra, stanno tornando a casa in una zona dell'Oceano Indiano dove decenni fa furono spazzate via dalla caccia intensiva. Un team di ricercatori e registi ha già catturato filmati delle balene nel 2020 e 2021 alle Seychelles, l'arcipelago di 115 isole nell'Oceano Indiano, al largo dell'Africa orientale. Ma dopo un anno di registrazioni audio subacquee si è scoperto molto di più: gli animali trascorrono mesi in quella regione, tanto da far supporre che potrebbero anche riprodursi lì.
La scoperta, pubblicata sul Journal of Endangered Species Research, è stata possibile grazie all'installazione di una "trappola sonora" sul fondale marino vicino a una piccola isola. La trappola, dotata di microfoni subacquei, batterie e dispositivi di registrazione, è stata lasciata sul posto per un anno e ha registrato ogni giorno 15 minuti di ogni ora.
Inoltre, durante una spedizione di un mese, alcuni studiosi hanno trascorso diverse ore al giorno a mettere in acqua un idrofono, cioè un microfono subacqueo. Grazie a esso, il team ha ascoltato suoni straordinari: capodogli che si agitavano a migliaia di metri di profondità e delfini che comunicavano e si localizzavano a vicenda attraverso gli echi.
Dopo essere stata per anni a rischio estinzione, ci sono buone notizie per la sopravvivenza della grande scimmia leonina. Detta anche "leontocebo rosalia", è un primate endemico della foresta atlantica brasiliana. Questa specie, che deve il suo nome alla folta pelliccia ramata, è stata a lungo minacciata di estinzione a causa della deforestazione, del commercio illegale e della febbre gialla.
Nel 1974, la popolazione di scimmie leonine in natura era ridotta a soli 100 esemplari. La causa principale di questo declino era la deforestazione, che aveva frammentato l'habitat della specie e reso più difficile la ricerca del cibo e dei compagni. A questo si aggiunga anche il commercio illegale di animali da compagnia, che ha portato alla cattura di migliaia di esemplari.
Fu allora che le autorità brasiliane e le organizzazioni non governative avviarono un programma di conservazione che, oggi, ha portato a risultati molto positivi. Il programma ha previsto una serie di azioni, tra cui: creazione di aree protette per la foresta atlantica, reintroduzione in natura di leontocebi allevati in cattività, vaccinazione delle scimmie contro la febbre gialla ed educazione delle popolazioni locali alla conservazione della specie.
Grazie a questi sforzi, la popolazione di leontocebi è oggi stimata in circa 4.800 individui. Si tratta di un risultato straordinario, che dimostra che la conservazione delle specie è possibile anche quando la situazione è molto difficile.
La Commissione Europea ha approvato in via definitiva un decreto che il Ministro dell'Ambiente e sicurezza energetica Fratin aveva inviato a inizio 2023. Si tratta della legge sulla realizzazione delle comunità energetiche, le quali riceveranno un pacchetto di incentivi pari a 5,7 miliardi di euro erogabili fino a fine dicembre 2027.
Gli incentivi alla CER italiane potranno favorire lo sviluppo della produzione di energia rinnovabile e di conseguenza grazie a essi potranno essere conseguiti anche gli obiettivi ambientali europei e nazionali.
Nello specifico verranno approvati quei progetti in autoconsumo con capacità fino a 1 MW ancora in cantiere. E per quanto riguarda la modalità di pagamento, il fondo potrà essere erogato al beneficiario, in base all'ordine cronologico di richiesta. Ovvero chi è prima nella lista dei progetti sulle comunità energetiche, prima verrà servito con l'agevolazione.
Il Parlamento e il Consiglio europeo hanno stabilito che il trattato obbligherà l'industria del fossile, petrolio e carbone, a "misurare, monitorare, comunicare e verificare adeguatamente le proprie emissioni di metano secondo i più elevati standard di monitoraggio e ad adottare misure per ridurle". Questo accordo è stato raggiunto a poche settimane dall'inizio della COP28 di Dubai, dove molti osservatori internazionali auspicano che i Paesi introducano nuove misure per intervenire sulle emissioni di questo gas.
Ma da dove derivano le emissioni di metano? Il settore principale è l'agricoltura, l'attività infatti è responsabile di circa il 32% delle emissioni di metano dal letame e dalle emissioni gastroenteriche, a cui si aggiunge un ulteriore 8% a causa delle attività legate alla coltivazione del riso.
Oltre a istituire una banca dati in cui con trasparenza verranno riportate tutte le informazioni sulle emissioni di metano comunicate dagli importatori e dagli operatori dell'UE.