
Ha inizio il nostro viaggio da Nord a Sud con UrbaNew, il primo mese sarà dedicato all'analisi della città di Torino, dei progetti futuri incentrati sulla sostenibilità che ha in mente di realizzare l'amministrazione comunale e del cambiamento sociale e di vita che verrà apportato per ogni singolo cittadino.
In questo primo articolo mensile, della nostra rubrica, su Torino partiremo proprio dalla presentazione dei progetti urbanistici, dai tempi e costi per la loro realizzazione e dal cambiamento che vivranno alcuni quartieri più di altri. Non dimentichiamoci che centrale sarà il ruolo che verrà svolto dal settore dei trasporti, settore sia pubblico che privato. Il cambiamento di una città però, come sai, non è dettato solo da progetti prettamente strutturati su nuovi edifici, riqualificazioni di aree dal punto di vista architettonico, ma anche dallo sviluppo di sistemi basici, se si vuole pensare al funzionamento della vita di una città. Ti sto parlando di acqua, energia, raccolta differenziata tutti elementi, anch'essi centrali e non di contesto rispetto ad altri.
Prima però di entrare nel vivo con il futuro per Torino, iniziamo a capire meglio in quale presente si può collocare per la qualità sostenibile della vita. Partiamo dall'osservare alcuni dati legati alla qualità dell'aria, al consumo di suolo e alla densità di verde che ha il capoluogo del Piemonte.
Il rispetto dei limiti normativi sulla qualità dell’aria all'interno delle città è un presupposto necessario per poter parlare di risanamento dell’ambiente di una città. L'OMS, (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha indicato quali sono i limiti da non superare soprattutto per tutelare la salute delle persone e la recente Direttiva europea emessa in autunno del 2022, su quest'aspetto, indica quali sono gli obiettivi per le singole città da dover rispettare entro il 2030. Va ricordato infine, che le soglie indicate dall’UE per il 2030 sono significativamente più alte dei valori indicati dall’OMS, quindi per le città sarebbe anche più facile cercare di rientrare nei parametri. Nel 2022, in Italia, secondo il report di Legambiente "Mal Aria di città", (dove sono elencati tutti i limiti Ue-OMS e i parametri invece raggiunti) sono state 29 su 95 le città che hanno superato questi limiti giornalieri di polveri sottili di Pm10. E se prima ti stavo parlando di Torino, anche adesso ti devo confermare, dopo tutta la premessa sull'analisi della qualità dell'aria, che sempre di Torino tornerò a parlare. Infatti il capoluogo del Piemonte si piazza al primo posto con 98 giorni di sforamento dei limiti da polveri sottili di Pm10.
Il consumo di suolo in Italia continua a trasformare il territorio nazionale con velocità elevate. Nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno macinato Km2, precisamente sono cresciute di altri 69.1. Per farti un esempio, l'equivalente di circa 19 ettari al giorno. Si tratta del valore più alto degli ultimi 10 anni. Un incremento che mostra un’evidente accelerazione, visto che il nostro Paese perde 2,2 metri quadrati al secondo di suolo. Questo è quanto emerge dall'ultimo report redatto da ISPRA sul consumo di suolo nazionale. In questo report viene anche specificato come però, nell'ultimo anno, ci sia stata una crescita anche per il verde, con nuove aree naturali in più per 5,8 km2. Anche in questo caso sempre di Torino ti devo parlare e questa volta la città piemontese non è quella che nel 2022 è cresciuta maggiormente per consumo di suolo, ma nella classifica dei capoluoghi di provincia con una percentuale superiore al 50%, Torino resta ancora la prima tra le città con la percentuale più alta di consumo di suolo, 65%
Gli spazi verdi assumono un ruolo centrale per la vivibilità della città. Una città, tanto più è sostenibile tanto più riesce a far coesistere in modo armonico costruzioni e natura. Sarebbero gradite adesso anche costruzioni di nuove infrastrutture verdi. I nuovi spazi green, poi, diventono un nuovo indicatore anche dal punto di vista sociale ed economico, oltre che ambientale.
Come abbiamo visto prima, Torino è sicuramente tra le prime città, se non proprio la prima, a dover affrontare i cambiamenti climatici causati principalmente dalle emissioni di gas serra associate alle attività dell’uomo.
All’interno del Piano di Resilienza Climatica, il Comune di Torino per il verde ha scelto di valutare dei servizi eco-sistemici delle aree verdi pubbliche nel. È stato condotto uno studio di stima sul valore di questi servizi nel 2020, dal punto di vista economico e sommando tutti gli interventi delle aree verdi, che il Comune dovrebbe svolgere, risultano due valori, uno minimo pari a circa 194,3 milioni di euro e un valore massimo pari a circa 266,9 milioni di euro.
Ti chiederai cosa significa?
Semplicemente si tratta di una stima, che approssimata a valore economico medio si aggira sui 240 milioni di euro, di quanto ogni anno deve spendere il Comune di Torino per la riforestazione urbana.
Adesso veniamo al cuore pulsante del solo futuro per Torino. Il futuro di Torino, passa, però, dal presente. I fondi del Pnrr sono fondamentali per trasformare radicalmente la città, questo te lo dico perché ai torinesi le idee non mancano. Meglio dire, al Politecnico della città. Attualmente sono previsti 500 milioni di euro e a inizio gennaio il rettore dell’Università Guido Saracco, durante l’inaugurazione del nuovo anno accademico, con il suo discorso, ha aperto parlando anche del futuro della città:
“La promessa è contribuire al rilancio di Torino. Rinnovare il percorso di formazione degli ingegneri stimolando la creatività e sostenendo percorsi multidisciplinari, aperti a scienze umane e saperi umanistici porta a una riqualificazione anche culturale della stessa città.”
Forte di una popolazione studentesca, sempre più in crescita negli ultimi anni da 35 a 39mila persone, Torino inverte il trend negativo di tutte le altre università italiane. E proprio su questo aspetto che il Politecnico vuole incentrare il suo operato di riprogettazione urbana. Non verranno solo ristrutturati palazzi in cattive condizioni, ma si costruiranno nuovi spazi per la didattica o la ricerca.
Un investimento di oltre 400 milioni per dare a Torino una nuova struttura sanitaria all'avanguardia a livello internazionale. Per non dimenticare una maxi riqualifica di una delle più grandi aree della città. Il complesso potrà sorgere all’interno dell’area ex Avio-Oval e sarà costituito da quattro poli medici, connessi tra loro. Destinati a:
Il progetto prevede l'accorpamento di attività e strutture attualmente presenti nei presidi dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute di Torino:
“Con MTTC e Città dell’Aerospazio vogliamo proporre un modello di innovazione unico per il nostro territorio: creare nel concreto delle realtà che mettano a sistema formazione, ricerca e servizi alle imprese, dalle PMI alle grandi aziende, costituisce un’opportunità per la città di Torino, per il Piemonte e per il nostro Paese, che oggi non può prescindere dall’individuare modelli innovativi di sviluppo tecnologico, che traggono grande vantaggio proprio dalla compresenza di tutti questi fattori. Favorire i processi di transizione ecologica e digitale nei settori della mobilità sostenibile pubblica e privata, la competitività dell'industria dell'Automotive e lo sviluppo di nuove tecnologie nel settore Aerospace sono obiettivi imprescindibili per il nostro Paese, ai quali il nostro Ateneo potrà contribuire fattivamente con le attività dei due Poli”.
La realizzazione della città dell’aerospazio vale 1,1 miliardo di investimenti e potenzialmente attiva ricadute sul territorio per oltre 3 miliardi di euro. Inoltre permetterà la riconnessione di un quadrante urbano storicamente a vocazione industriale (Corso Marche e Corso Francia) con il territorio limitrofo, restituendo una seconda vita grazie all’inserimento di funzioni ad alto valore aggiunto ed elevata sostenibilità. Ecco gli obiettivi:
• Valorizzazione delle caratteristiche della PMI e delle startup: dinamismo e flessibilità, innovatività disruptive. • Creazione di una filiera orientata su filoni tecnologici strategici per il settore aerospaziale del prossimo futuro
• Crescita della competitività nazionale e internazionale della filiera locale e attrazione delle eccellenze nazionali e internazionali (reshoring)
• Creazione di un indotto tecnologico ad alta reattività, che grazie alla capacità di fornire soluzioni basate sulle tecnologie abilitanti, è in grado di rispondere rapidamente alle sfide tecnologiche del settore e alla loro evoluzione, ma anche di evolvere o produrre sinergie e spin off in altri settori.
Il nuovo edificio del Politecnico sorgerà all’interno dell'area PRIN Ex-Westinghouse. Ecco come verrà strutturato:
La Digital Revolution House sarà una nuova struttura essenziale, visto che sarà un luogo dove chi svolgerà discipline differenti, potrà comunque lavorare su progetti comuni, in collaborazione con aziende esterne, e in cui ricercatori, imprese e studenti possano cooperare per il trasferimento tecnologico della ricerca nella società. Al tempo stesso, la sua posizione favorisce la creazione di un asse culturale con l’area ex-OGR, con l’istituto Mario Boella, il futuro Learning Center e l’Energy Center.
La nuova cittadella dell'Università di Torino non è del tutto stata completata, ci sono ancora delle aree nel Masterplan che prevedono nuovi lavori a partire da quest'anno e che si concluderanno entro il 2029. Ti sto parlando della facciata di Via Boggio, delle aree riservare a funzioni culturali, verdi e sportive.
Si tratta di un investimento di 10 milioni di euro per la struttura e di 2,5 per l'offerta formativa. Il Centro sorgerà nella parte della Cittadella che affaccia su via Boggio e si estenderà su 3.500 metri quadri con spazi flessibili.
Torino ha promosso un'iniziativa in collaborazione con Ascom Confcommercio e Epat Torino, di “Bag to nature”. Si tratta di un progetto che prevede la diffusione gratuita a tutte le imprese della città che fanno parte del settore alimentare di 40 mila food bag biodegradabili e compostabili,
Perchè? Beh per portare a casa il cibo non consumato, o per il delivery, per l’asporto. Quest'idea è nata per combatte lo spreco alimentare e favorire la riduzione degli imballaggi.
Tra il 2019 e il 2020 ci sono stati 4 mesi in cui è avvenuta la sperimentazione di questo progetto. Con "Po d’AMare" a Torino sono stati raccolti oltre 63 chili di rifiuti, dei quali il 60% riguardava solo imballaggi composti di plastica.
Questa sperimentazione aveva un fine ben preciso. L'obiettivo era prevenire il "river litter", cioè quello di intercettare i rifiuti nel Fiume Po tramite barriere galleggianti affinché non arrivassero al mare. Una soluzione che se venisse, in futuro, adottata stabilmente potrebbe salvaguardare risorse naturali importantissime, non solo per Torino, ma per il Paese, quali fiumi, mari e spiagge.
È stata creata anche un app gratuita per la raccolta differenziata che parla dieci lingue e indica ad ogni cittadino dove distribuire ogni singolo rifiuto. Per il suo utilizzo è sufficiente scansionare il codice a barre del prodotto o dell’imballaggio e l'app riconoscerà il rifiuto indicando come l'oggetto verrebbe scomposto nelle singole materie prime, ancora prima quindi di essere smistato nei vari bidoni. Si tratta poi di un app che si aggiorna ed evolve nel corso del tempo. Una specie di database in progress che offre inoltre la possibilità di verificare le collocazione dei vari punti di raccolta rifiuti, il calendario del porta a porta, e l'indicazioni per i rifiuti speciali.
A Torino sono stati installati i primi tre ‘occhi’ elettronici per contrastare fenomeni come l’abbandono dei rifiuti o il suo errato smistamento nei vari cassonetti. Posso anche definirla come un'azione di sensibilizzazione di massa per cercare di alzare il livello d'attenzione dei cittadini su questo tema delicato, anche andando a sanzionare chi poi adotterà un comportamento sbagliato. Le tre telecamere sono in fase di test preliminare e a breve verrà attivato un progetto sperimentale che coinvolgerà più punti sul territorio, sia con postazioni fisse, sia con postazioni mobili. I primi tre punti di controllo, per il momento, sono: Piazza Don Albera, Corso Mortara e Via Giachino.
Le varie amministrazioni di Torino, nel corso degli ultimi anni, sempre più si sono rese conto di quanto il consumo elevato di suolo abbia comportato un aumento di impermeabilizzazione del terreno.
L’Agenzia Americana per l’Ambiente (EPA) e l’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) promuovono rispettivamente i Sistemi di Drenaggio Urbano Sostenibile (SUDS) e i "Low Impact Systems" (LIDS) come tecniche di adattamento ai cambiamenti climatici e di gestione delle precipitazioni, quindi delle acque meteoriche. Così come riportato nell’All. 2 del Piano di Resilienza Climatica del Comune di Torino, è possibile notare due differenti soluzioni:
Si possono contenere i deflussi delle acque meteoriche mediante l’utilizzo di:
In linea generale possono essere realizzati sistemi combinati d’infiltrazione accoppiando i sistemi d’infiltrazione superficiale ai sistemi sotterranei, con eventuale gestione delle acque di prima pioggia laddove necessaria.
Adesso ti parlo di "Conexus". Si tratta di un progetto che viene finanziato dal programma europeo Horizon 2020, il quale ha una durata 4 anni. Questo vuol dire che sono a disposizione ancora due anni per completare alcuni interventi. Un progetto molto importante in quanto interessa poche città nel mondo, precisamente 7, tutte europee, più alcuni Paesi del Sud America: Barcellona, Bogotà, Buenos Aires, Lisbona, Santiago del Cile, San Paolo eTorino. E propio a Torino è stata definita una nuova comunità che darà supporto alla realizzazione del progetto, chiamata Valdocco Life Lab. Il "Life Lab" di Torino ha come punto centrale quello di cercare nuove soluzioni volte a contrastare la presenza di isole di calore. Se si riuscisse a omologare gli interventi, questi potrebbero, a loro volta, moltiplicarsi all'interno della città.
L'intero progetto è stato realizzato avendo come punti di riferimento alcuni principi del Piano di Resilienza Climatica. Il fine resta sempre uno: incrementare la presenza di infrastruttura verde e realizzare ambienti che contrastano e calmierano gli effetti del cambiamento climatico.
I principali interventi riguardano:
Sicuramente un cambio di passo energetico che Torino sta già svolgendo e svolgerà nei prossimi anni riguarda l'aspetto della rete di teleriscaldamento. Infatti attualmente, per il processo avviato dai primi anni 80′, Torino è già la città più teleriscaldata d’Italia e una delle metropoli più teleriscaldate d’Europa con oltre 645.000 abitanti serviti e 69,9 milioni di m³ allacciati, corrispondenti a circa il 57% della volumetria edificata nell’area urbana. La rete torinese conta 679 km di doppia tubazione, 1.766 MWt e 1.140 MWe di potenza istallata e oltre 2000 GWh/anno di energia immessa nelle reti. Il crescente sviluppo di questo sistema ha consentito di poter contenere maggiormente le emissioni inquinanti per quanto riguarda il riscaldamento degli edifici e la strategia non cambia. Sono previsti ulteriori sviluppi dell’attuale rete, consentendo di fatto un aumento delle aree coperte dal teleriscaldamento.
Una novità in ottica trasporti per Torino è arrivata lo scorso autunno. La città piemontese ha raggiunto il primo posto all’interno della classifica delle città che hanno aderito al bando Maas 4 Italy. Un bando che fornirà 10,3 milioni di euro per gli interventi sulla mobilità del futuro della città.
Il MaaS è un nuovo concetto di mobilità che prevede la coesione e intreccio di più servizi mobili di trasporto, pratici per il privato e forniti attraverso un unico canale digitale dove si potrà pianificare il tipo di viaggio che si vorrà fare. Dopo aver pianificato il viaggio, il servizio consente all'utente di prenotare il mezzo di trasporto (taxi, car sharing, scooter, treno) per essere certi di arrivare a destinazione nei modi senza perdite di tempo inutili.
Il Mobility-as-a-Service sposta il concetto di trasporto dal mezzo di proprietà personale e verso la mobilità offerta come servizio.
La linea 2 della metropolitana permetterà di attraversare più agevolmente la città lungo il suo principale asse di sviluppo nordest/sud-ovest. I veicoli saranno a conduzione automatica per ridurre al minimo i tempi di attesa ed ampliare l’offerta del servizio in tutte le fasce orarie. La linea 2 con la sua configurazione a “Y”, collegherà 32 stazioni attraverso un percorso complessivo di 27 km, suddiviso in tre tratte principali: una centrale di 16 km che prevede 23 stazioni, partendo da quella di Rebaudengo a quella di Anselmetti; un prolungamento sud, che da quest’ultima stazione conduce fino ad Orbassano collegando 5 stazioni attraverso un percorso di 6 km; un prolungamento nord della stessa lunghezza che con 4 fermate permette di raggiungere Pescarito/S. Mauro. La linea 2 si integrerà al servizio di trasporto pubblico esistente grazie a tre punti di interscambio, nella Stazione Zappata e nella stazione Rebaudengo si collegherà al Sistema Ferroviario Metropolitano mentre nella Stazione Porta Nuova, polo intermodale d’eccellenza, intercetterà la linea 1 della metropolitana. – Infrato,it
Ora soffermandoci sul sistema di trasporto della linea 2, questo sarà simile alla metro 1, poichè "driveless ad automatismo integrale". La vera differenza invece riguarderà le funzionalità che la nuova metro di Torino avrà. I nuovi vagoni prevedono un posto riservato per le biciclette e avranno una capienza di 400 posti. Metro nuova è anche sinonimo di velocità e infatti l'altra differenza è sulla frequenza. Una metro passerà ogni minuto. Infine, c'è anche un'ultima possibilità. Si tratta ancora di un'idea che riguarda la stazione che verrà costruita per la linea 2.
Il primo esempio di toro utilizzato in uno stemma cittadino risale addirittura al 1360, quando si parlava di "Codice della Catena. In questo codice, il toro raffigurato era considerato un passante, veniva rappresentato nel vero e proprio atto del camminare e così sarà fino alla metà del 400. Un significato importante a livello urbano perchè raffigura il simbolo del passato che aveva la città per la persona che ci abitava. Ti sto parlando delle scoperte che si facevano all'interno della propria cittadina vivendole a piedi, passeggiando, facendo sentire ogni strada e piazza a grandezza di cittadino. In seguito a quel significato collegato al Codice della Catena, attorno al 1455-1460 la figura del toro cambia e viene considerata, più o meno come nella sua posizione attuale, ovvero una figura furiosa. Rappresentata in piedi sulle zampe posteriori. In questo caso a livello urbano potremmo indicarla come il cittadino che si è rimboccato le maniche per realizzare la propria città, come vuole, per viverla, per darle una funzione socio-culturale.