Tre ragazzi con gravi malattie autoimmuni sono in remissione grazie alla terapia CAR-T: è la prima volta in ambito pediatrico

Due ragazze italiane e un bambino ucraino fuggito dalla guerra sono i primi pazienti pediatrici affetti da gravi patologie autoimmuni ad essere stati trattati, con successo, con cellule CAR-T, un’avanzatissima tecnica di manipolazione cellulare. La notizia è ancora più bella: tutti e tre oggi sono in remissione.
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Kevin Ben Alì Zinati 18 Gennaio 2024
* ultima modifica il 18/01/2024

Ci sono diversi motivi per sorridere di fronte alla storia che arriva dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e che ha come protagonisti due ragazze italiane e un bambino ucraino fuggito dalla guerra.

Sì, sono i primi pazienti pediatrici affetti da gravi patologie autoimmuni ad essere stati trattati con cellule CAR-T, un’avanzatissima tecnica di manipolazione cellulare.

La notizia più importante, però, è che per tutte e tre, sulla cartella clinica, c’è scritta a caratteri cubitali una bellissima parola: remissione. Le malattie con cui stavano convivendo da anni hanno smesso di progredire e non danno più segnali di vita.

I tre ragazzi erano affetti in particolare da forme molto gravi di lupus eritematoso sistemico e dermatomiosite.

La prima è una malattia cronica capace di prendere di mira reni, polmoni e sistema nervoso centrale mentre la seconda, di natura molto rara, è una patologia infiammatoria autoimmune che colpisce la cute ed i muscoli scheletrici.

Che cosa vuol dire autoimmune? È una caratteristica di determinate malattie in cui il sistema immunitario, anziché difendere l’organismo da agenti patogeni come batteri e virus con cui è entrato in contatto, attacca e distrugge direttamente i tessuti sani dell’individuo, scambiandoli per estranei e pericolosi.

Da un simile malfunzionamento può originarsi un processo infiammatorio, con la conseguente formazione di anticorpi che attaccano erroneamente le cellule sane del corpo arrivando fino ad organi vitali.

Nella letteratura scientifica esistono cinque casi di pazienti adulti con Lupus eritematoso trattati con successo con la terapia con cellule CAR-T, usata per di più contro malattie neoplastiche, quali leucemie, linfomi e mielomi: questo ha ispirato i ricercatori del Bambino Gesù di testare la stessa soluzione per la prima volta anche in ambito pediatrico.

Te l’abbiamo già spiegato: la terapia con CAR-T prevede la manipolazione artificiale, in laboratorio, dei linfociti T di un paziente con l’introduzione di una sequenza di DNA che codifica per una proteina chiamata recettore chimerico (CAR, Chimeric Antigen Receptor).

Nel caso delle leucemie linfoblastiche acute e nei linfomi non Hodgkin, lo scopo è rendere queste cellule capaci di riconoscere l’antigene CD19, espresso dalle cellule tumorali che, a quel punto, diventano i bersagli.

Lo stesso antigene CD19 è espresso anche dai linfociti B del sistema immunitario, che nel caso del lupus eritematoso e delle dermatomiositi hanno un ruolo determinante nello sviluppo della malattia.

Utilizzando lo stesso bersaglio, questo approccio di terapia genica è stato dunque traslato da un contesto di malattia neoplastica a un contesto di patologia non neoplastica, dove però gli elementi che producono il danno sono i B-linfociti che esprimono CD19.

Risultato? Ha funzionato. A distanza di diversi mesi dal trattamento con cellule CAR-T, i tre ragazzi sono in remissione di malattia e non assumono più farmaci immunosoppressori.

La prima, una ragazza messinese di 17 anni affetta da lupus, è a quasi 9 mesi ormai dall'infusione di cellule CAR-T, il bambino ucraino di 12 anni con dermatomiosite è a 7 mesi dal trattamento mentre la terza paziente, una ragazza romana di 18 anni anche lei affetta da lupus è a circa 2 mesi dal trattamento.

Leggere la storia di questi tre giovani significa anche guardare in direzione del futuro. “La terapia genica – ha spiegato il presidente dell'Ospedale Bambino Gesù, TizianoOnesti – rappresenta una sfida e un'opportunità unica per i sistemi sanitari globali. Ci consente di offrire risposte concrete a pazienti che fino a poco tempo fa erano senza speranza, affrontando malattie genetiche e condizioni cliniche gravi in modo personalizzato e mirato. Inoltre, la terapia genica promette di emancipare i pazienti da condizioni di cronicità, migliorando la loro qualità di vita e riducendo i costi a lungo termine associati alla gestione delle malattie croniche”. 

Fonte | Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma

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