Una tazzina di caffè inquina. E se viene da una cialda ancora di più

Il problema fondamentale è la pigrizia: per risparmiare qualche secondo si lascia da parte la moka e si passa alla macchinetta. Ma le cialde non possono essere riciclate perché risultano troppo sporche di fondi di caffè. Così il Pianeta viene sommerso da questa nuovo rifiuto usa e getta, il cui utilizzo sta però conquistando sempre di più le famiglie italiane e magari avrà giù convinto anche te.
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Rubrica a cura di Giulia Dallagiovanna
3 Settembre 2019

"Ti offro un caffè?" chiedi a un tuo amico che ti è passato a trovare. E senza pensarci troppo, accendi la macchinetta del caffè espresso, inserisci una cialda e in pochi secondi puoi portare in tavola una tazzina ancora fumante. Ma come mai hai scelto di abbandonare la moka? All'inizio perché la macchina ti sembrava più professionale, ti poteva offrire un infuso uguale a quello del bar. Poi ti sarai accorto di quanto tempo potevi risparmiare premendo un semplice pulsante invece che aspettare che l'acqua si scaldasse e risalisse nella caffettiera. Infine, ti sarai appassionato ai tantissimi gusti che le cialde potevano avere: oggi un ginseng, domani il caffè dal Guatemala. Nulla da eccepire, certo, a parte il fatto che stai riempiendo il Pianeta di capsule che impiegheranno centinaia di anni per degradarsi e che non è possibile riciclare.

A differenza di ananas o cioccolato, di cui ti ho parlato in altri articoli di questa rubrica, per ragionare sull'inquinamento causato dal caffè è necessario partire dal consumatore finale. In altre parole, tu. Pare brutto ammetterlo così, davanti a tutti, ma sei pigro. E lo è anche il tuo vicino di casa, il tuo collega e pure io. E questa pigrizia sta mettendo in serio pericolo l'ambiente e la sopravvivenza dell'essere umano.

Sì, perché se è vero che si risparmia qualche secondo utilizzando la macchinetta, devi anche sapere che ogni cialda è composta da 5 o 7 grammi di caffè e 3 di confezione, che sia di plastica o di alluminio. Facciamo allora un rapido calcolo: poniamo il caso che devi in media tre caffè al giorno, siamo già a 9 grammi di rifiuti non riciclabili immessi nell'ambiente. A fine anno, diventano più di 3 chili. E tutto questo, da solo. Se poi aggiungiamo il fatto che diverse persone preferiscono passare per l'eCommerce, invece che acquistarle in negozio, bisogna anche aggiungere le emissioni inquinanti prodotte dal trasporto.

Ogni anno nel mondo vengono prodotte 120mila tonnellate di rifiuti da cialde non riciclabili

Tornando al packaging, la plastica e l'alluminio che vengono utilizzati non sono riciclabili. Le direttive europee non le riconoscono come tali perché è davvero difficile pulirle dai fondi di caffè che finiscono per mescolarsi con la confezione. Così ogni anno la Terra si vede travolta da 10 miliardi di cilindretti colorati per un totale di 120mila tonnellate di materiale inutile e inquinante, secondo i dati riportati dal progetto europeo LifePla4Coffee. E l'Italia, la nazione che per eccellenza viene associata al rito dell'espresso, contribuisce per circa il 10%. Basti pensare che nel giro di quattro anni, dal 2011 al 2014, il numero di famiglie che aveva abbandonato la moka è raddoppiato.

Se poi si guarda alla produzione, allora tornano tutti problemi provocati dall'agricoltura intensiva praticata nei Paesi meno sviluppati. Ma il caffè ha una particolarità in più. In origine, la coltivazione avveniva nelle zone d'ombra, dove le piantine erano protette dagli alberi più grandi tra i quali circolavano pipistrelli e uccelli che si cibavano di insetti, evitando che questi rovinassero il frutto di tutto il lavoro. Sono in questo modo è possibile applicare un sistema biologico. Secondo uno studio pubblicato nel 2014 a opera di alcuni ricercatori dell'Università del Texas, a partire dal 1996 le colture in ombra sono passate dal 43% al 24% sul totale.

Le piantagioni in pieno sole consentono infatti di massimizzare i rendimenti e aumentare il profitto. Così, i boschi vengono distrutti e se gli animali non tengono più lontani i parassiti, ci pensano i pesticidi industriali. E questa è una delle ragioni per cui il grosso della produzione si è spostato dall'Africa all'Asia, in particolare in Vietnam e Indonesia, dove le leggi contro la deforestazione sono più blande e la manodopera continua a costare poco.

E allora? Allora cerca di essere un po' meno pigro: torna a utilizzare la moka e lascia che le cialde vengano impiegate solo nei bar, oppure cerca quelle compostabili, che possono quindi essere gettate ne bidone dell'umido senza inquinare. E poi accetta che un prodotto che viene dall'altra parte del mondo abbia un costo: controlla sull'etichetta il luogo di coltivazione e cerca quello proveniente da agricoltura biologica. I soldi che non spendi ora, non potranno aiutarti ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico in futuro.

Questo articolo fa parte della rubrica
Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…