Dengue in Italia, il prof Pregliasco: “Controllando la diffusione delle zanzare si contiene anche il rischio epidemia”

La febbre dengue sta facendo registrare sempre più casi nelle Americhe così come alle nostre latitudini. Secondo il professor Fabrizio Pregliasco, Virologo dell’Università degli Studi di Milano, il rischio per l’Italia esiste ma, per la natura stessa della malattia e delle sue modalità di trasmissione, possiamo tuttavia prevederne la diffusione e soprattutto controllarla.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 8 Aprile 2024
* ultima modifica il 08/04/2024
In collaborazione con il Prof. Fabrizio Pregliasco Virologo dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario dell'Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano

La dengue fa sempre più rumore. Lo sta facendo sicuramente nelle Americhe, dove le autorità sanitarie starebbero registrando quella che più esperti hanno già definito come la peggior epidemia mai vista fino ad oggi in questo territori.

I riflessi più o meno diretti di questa situazione sono tuttavia visibili anche anche alle nostre latitudini.

Vuoi per colpa del cambiamento climatico e dell’aumento delle temperature che crea nuovi habitat alle zanzare, vuoi per colpa dell’interconnessione globale sfrenata a cui non possiamo rinunciare, è un fatto che la geografia delle malattia stia mutando e il nostro paese sembra anch’esso coinvolto in questa rivoluzione.

Avrai sentito, infatti, dei recenti casi di febbre dengue segnalati in modo sparso sul territorio, da Genova a Brescia, dalla Lombardia al Veneto.

Secondo il professor Fabrizio Pregliasco, Virologo dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario dell'Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, la dengue per l’Italia rappresenta un rischio che, per la natura stessa della malattia e delle sue modalità di trasmissione, possiamo tuttavia prevedere e controllare.

La situazione in Argentina

Nelle Americhe, come ti anticipavo, la situazione legata alla dengue è decisamente seria. In Brasile, per esempio, il numero di casi registrato negli ultimi tre mesi ha superato il record di contagi registrato in un anno. Le quasi 2 milioni di segnalazioni probabili rappresentano il numero più alto mai registrato a partire dal 2000.

Le cose non sembrano andare meglio in Argentina dove, stando alle dichiarazioni del ministero della Sanità argentino, fino ad oggi sarebbero stati confermati 163.419 casi di febbre dengue, con decessi in tutte le fasce d’età.

Fortune e sfortune

La febbre dengue rappresenta un tema a cui porre attenzione anche nel nostro Paese. Per molto tempo abbiamo quasi sempre avuto a che fare con casi importati, contagi cioè avvenuti in paesi dove la malattia è endemica e poi trasportati qui inconsapevolmente con il rientro dei turisti ma di recente sono aumentati anche i cosiddetti casi autoctoni.

Questo perché, come ti abbiamo raccontato più volte, popolazioni di zanzare vettori di questa infezione si stanno stabilendo alle nostre latitudini con sempre maggior forza e diffusione.

“La febbre da dengue ha due caratteristiche sfortunate. La prima è che il 70% dei casi è asintomatico, come il Covid-19” ha spiegato il prof Pregliasco, facendo intendere che proprio come abbiamo visto con Sars-CoV-2, c’è un maggior rischio che una grossa fetta di contagi resti sommersa e dunque non diagnosticata. “Inoltre, le forme sintomatiche sono del tutto aspecifiche, si mostrano con febbre e dolori muscolari che le rendono difficili da riconoscere. Fatta eccezione per le forme emorragiche che, invece, sono purtroppo già facili da identificare".

Ci sono però anche dei lati positivi. È vero che oggi non ci sono terapie ma abbiamo a disposizione un vaccino (dedicato ai soggetti a rischio) e, soprattutto, non va dimenticato che la dengue si trasmette solo attraverso le punture di zanzare.

tumore al seno

E non tutte le zanzare possono fare da vettore. Le aedes aegypti sono quelle più efficienti nel veicolare il contagio ma il nostro Ministero della Salute, se ti ricordi, ha già dato mandato alle autorità di disinfestare aeroporti e navi per evitare eventuale focolai.

“Bisogna dire che anche la zanzara tigre, ormai molto presente anche da noi, funziona come vettore sebbene con minor efficacia ma il concetto è chiaro: controllando la diffusione dei vettori, si contiene anche il rischio epidemia ha precisato il prof Pregliasco.

Come agire

Gli interventi possibili contro la dengue sono di due tipi. Di certo, ci sono quelli istituzionali come la decisione del Ministero di alzare i livelli di attenzione e monitoraggio nelle zone di confine.

“Poi ci sono gli interventi di disinfestazione previsti dai comuni che prevedono l’impiego di prodotti larvicida e insetticida e la gestione il verde pubblico” ha continuato il virologo, ammettendo che queste misure di prevenzione anziché con la giusta cadenza mensile a volte hanno tempistiche un po’ più dilatate.

In Argentina, per esempio, un'avara e propria carenza di questi repellenti anti-zanzare starebbe ovviamente contribuendo al dilagare dei contagi.

Allo stesso tempo, il prof. Pregliasco ha ricordato anche l’altro alto della medaglia, ovvero la responsabilità individuale di ciascun cittadino. O, in una prospettiva ancora più forte, la responsabilità collettiva di ogni comunità.

“Non sottovalutiamo nulla, nemmeno il semplice sottovaso lasciato sul balcone con dell’acqua: può facilmente diventare anch’esso un ricettacolo di insetti. Quei cittadini, poi, che hanno compiuto viaggi in zone dove la malattia è endemica è bene che al rientro facciano attenzione a eventuali sintomi e, nel caso, li segnalino per tempo” ha concluso.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.