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Ecografia linfonodale: a cosa serve, cosa si vede e quando dovresti farla

L’ecografia dei linfonodi è una metodica efficace e poco invasiva per studiare dei piccoli organi, cruciali per il funzionamento del sistema immunitario, che aumentano di dimensioni in caso di processo infiammatorio. Scopri quando è consigliato eseguire l’esame e quali referti potresti ottenere.
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Dott. Maurizio Cè Medico chirurgo
15 Maggio 2022 * ultima modifica il 10/06/2022

L'ecografia è una metodica efficace e non invasiva per lo studio dei linfonodi.

Dal momento che se ne parla spesso in ambito oncologico, le condizioni cliniche che riguardano i linfonodi possono essere fonte di preoccupazione per i pazienti. Trattandosi di un ambito particolarmente scivoloso, prima di entrare nel merito dell'ecografia dei linfonodi, descriverò brevemente che cosa sono e a cosa servono.

Cosa sono i linfonodi

Innanzitutto, sgombriamo il campo da un equivoco: i linfonodi non compaiono come conseguenza di una malattia, semmai modificano le loro caratteristiche. I linfonodi sono piccoli organi, mediamente della grandezza di un’arachide o un di piccolo fagiolo, che fanno parte del nostro corpo fin dallo sviluppo embrionale. I linfonodi sono tantissimi (circa 600) e si trovano in tante zone del nostro corpo, con la tendenza a raggrupparsi in alcune sedi particolari dove, come vedremo, il loro lavoro è particolarmente richiesto.

I linfonodi svolgono un ruolo cruciale per il corretto funzionamento del sistema immunitario. Come è noto, gli attori del sistema immunitario sono i globuli bianchi (o leucociti), cellule che hanno il compito di difenderci dall’aggressione di agenti patogeni (virus, batteri), ma che oggi sappiamo avere anche un ruolo importante di sorveglianza rispetto all’insorgenza dei tumori.

Le cellule immunitarie possono muoversi sfruttando i vasi sanguigni (vene, arterie e capillari) ma dispongono anche di una rete stradale preferenziale: il sistema linfatico. Il sistema linfatico è costituito da una fitta rete di "strade", i dotti linfatici, che si distribuisce in vari tessuti del nostro corpo. I linfonodi, come dice la parola stessa, rappresentano i nodi di questa rete, e si localizzano all’incrocio delle vie linfatiche, a mo’ di stazioni lungo i binari ferroviari (per questo è il motivo per cui si sente spesso parlare di stazioni linfonodali).

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I linfonodi funzionano come dei piccoli filtri biologici intercalati lungo i dotti linfatici. Le cellule immunitarie, che svolgono il loro compito di sorveglianza pattugliando costantemente i tessuti e il circolo sanguigno, si muovono (tra l’altro) sfruttando la rete dei dotti linfatici e fermandosi di tanto in tanto nelle varie stazioni linfonodali. Come accade in tutte le stazioni, queste diventano anche luoghi di incontro e scambio di preziose informazioni su ciò che accade nel mondo e sugli incontri fatti altrove (che tipo di batteri ci sono in giro, se sono buoni, cattivi, noti o sconosciuti, ecc.).

In presenza di una minaccia, le cellule immunitarie si precipitano nella stazione più vicina per allertare la "guarnigione" di stanza in quella stazione. Alcune cellule, quelle più adatte a sconfiggere l’infezione, si attivano, iniziano a proliferare, e altre ancora vengono richiamate in soccorso: l’ambiente all'interno del linfonodo diventa subito molto frenetico e affollato. In presenza di un processo infiammatorio, il linfonodo diventa “reattivo”, e questo fenomeno si accompagna ad un aumento di volume.

Ecografia linfonodi: cosa si vede

Il linfonodo reattivo è un linfonodo che reagisce a uno stimolo infiammatorio o, in altre parole, che fa il suo lavoro. Ora, nonostante il caos apparente che anima una stazione all’ora di punta, la situazione procede in modo ordinato: c’è chi arriva, c’è chi parte, chi attende il suo turno, ecc. Il linfonodo mantiene, nel complesso, una sua organizzazione interna, a cui corrisponde un tipico aspetto ecografico ben riconoscibile.

Se un linfonodo è colpito da una metastasi, le cellule tumorali ne alterano la struttura

Tutt'altra storia è quella vede protagonista un linfonodo che diventa bersaglio di una metastasi o che è esso stesso sede di un processo neoplastico (un tumore): in questo caso le cellule tumorali sovvertono la normale struttura del linfonodo che non compie più le funzioni alle quali è preposto. Nonostante esistano alcune lievi differenze loco-regionali nell’aspetto ecografico dei linfonodi normali, sia quelli "quiescenti" che quelli "reattivi" condividono alcune caratteristiche morfologiche comuni che servono all’ecografista per distinguerli da quelli alterati a causa di un processo neoplastico (un tumore). Ovviamente, l'ecografia non è in grado di individuare la presenza di poche cellule neoplastiche all'interno di un linfonodo ma, anche a seconda dell'abilità e dell'esperienza dell'operatore, può fornire preziose informazioni.

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A cosa serve

Esistono linfonodi localizzati profondamente, all’interno dell’addome o del torace, più difficili da studiare ecograficamente, e linfonodi più superficiali, a livello del collo, delle ascelle e dell’inguine, facilmente accessibili allo studio ecografico.

Lo studio delle stazioni linfonodali del collo, anche dette stazioni latero-cervicali, è una delle prestazioni più richieste in questo ambito. I linfonodi di questo distretto sono preposti (per tramite di altre strutture, come le tonsille) alla sorveglianza della mucosa del tratto aereo-digestivo. Essendo quest'area particolarmente esposta alla contaminazione di virus e batteri provenienti dal mondo esterno, possiamo immaginare che questi linfonodi siano frequentemente sollecitati. Un raffreddore, un mal di gola, una procedura odontoiatrica: sono tutti eventi che potrebbero accompagnarsi ad un aumento dimensionale dei linfonodi laterocervicali i quali, ecograficamente, si presenteranno con un aspetto “reattivo”.

L'ecografia dei linfonodi ascellari è particolarmente utile in ambito oncologico

Un discorso a parte va fatto per l’ecografia dei linfonodi ascellari, i quali hanno principalmente il compito di drenare il tessuto mammario, e svolgono un ruolo importante in ambito oncologico. È noto infatti che i tumori hanno la brutta tendenza a diffondersi (metastatizzare) in altre regioni del corpo. Alcuni di essi tendono a farlo sfruttando i vasi sanguigni (almeno nelle fasi iniziali), mentre altri prediligono fin da subito la via linfatica. Il carcinoma della mammella è uno di questi. Per questo motivo, lo studio dei cavi ascellari alla ricerca di linfonodi sospetti è un elemento importante dell’ecografia mammaria.

Possibili referti

Per quanto esistano alcuni aspetti, come la morfologia e le dimensioni, particolarmente importanti, la valutazione del medico ecografista è sempre una valutazione globale, che combina gli elementi morfologici ai dati clinici del paziente. Per fare un esempio, il riscontro di linfonodi del collo ingrossati in un paziente ventenne, il quale da alcuni giorni lamenta la comparsa di febbre e stanchezza, potrebbe far pensare in prima istanza alla mononucleosi (una malattia causata da un virus, il virus di Epstein-Barr). In questo caso, sarà cura del medico ecografista illustrare questa ipotesi diagnostica al paziente ed eventualmente suggerire, per tramite del curante, l'opportunità di cercare conferma di questa ipotesi attraverso gli opportuni esami del sangue.

Molto diverso è il quadro di un paziente che da alcuni mesi lamenta la comparsa di una tumefazione al di sopra di una clavicola, in progressivo incremento dimensionale, non dolente, di consistenza dura (anche detto linfonodo di Virchow). In questo caso, la presentazione clinica e l’aspetto ecografico farebbero propendere per una malattia neoplastica addominale (è noto che alcuni cancri dello stomaco possono dare metastasi ai linfonodi sopra la clavicola). Ancora una volta, è necessario ribadire che solo l'indagine istologica (e anche su questo aspetto, sarebbero necessarie alcune precisazioni) può fornire la definitiva conferma circa la presenza o assenza di cellule tumorali. Tuttavia, è il caso di ribadirlo, l’ecografia può fornire informazioni importanti per orientare il percorso diagnostico-terapeutico.

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Quando farla

Per concludere: quando è utile sottoporsi ad un'ecografia dei linfonodi?

In generale, dovresti svolgere questo esame:

  • se la tumefazione che avverti alla palpazione è insorta acutamente,
  • se la consistenza è di tipo teso-elastica (ovvero più simile a quella di una gomma che di un pezzo di legno),
  • se la pelle e i tessuti limitrofi sono ben mobili rispetto al linfonodo;
  • se l’ingrossamento è avvenuto in concomitanza di un qualche processo infiammatorio, ancor più se quest’ultimo è localizzato in quella specifica parte del corpo (per esempio un mal di gola, una ferita che fatica cicatrizzarsi e che sembra infetta, una puntura di insetto ecc.), allora è probabile che alla base vi sia un fenomeno reattivo legato alla naturale reazione del sistema immunitario che si sta attrezzando per sconfiggere la minaccia.

Di solito, negli esami del sangue si riscontra traccia di questo processo infiammatorio attraverso un rialzo dei globuli bianchi e un aumento degli indici di infiammazione. In questi casi, si può propendere per un approccio più attendista e l'ecografia può avere anche un ruolo di monitoraggio per verificare che, esaurito il processo infiammatorio, i linfonodi tornino ad avere un aspetto "normale".

Al contrario, se l’esordio della tumefazione è stato progressivo, indolente e non accompagnato da sintomi che facciano pensare ad un processo infettivo in corso, o ancora, se la consistenza dei linfonodi è duro-lignea, allora è meglio non perdere tempo: è necessario consultare prontamente il proprio medico curante e procedere, in prima istanza, ad un’indagine ecografica, il cui esito può indicare con maggior chiarezza la necessità di ulteriori approfondimenti.

Laureato con Lode in medicina e chirurgia all’Università degli Studi di Milano con una tesi sull’organizzazione anatomo-funzionale del linguaggio umano, ha altro…
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