Ipertensione gravidica: quando il problema della pressione si presenta mentre sei in dolce attesa

L’ipertensione è un problema che può essere cronico, ossia che arriva ed è curabile ma non scompare, o gravidica, quando si sviluppa intorno alla ventesima settimana della gravidanza. È una patologia che sparisce subito dopo il parto ma che non va sottovalutata perché può comportare rischi seri sia per la madre che per il bambino.
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Valentina Danesi 22 Settembre 2020
* ultima modifica il 14/10/2020

Il controllo della pressione sanguigna è ormai un gesto che accompagna qualsiasi visita medica. Ma quando il problema della pressione insorge in gravidanza? Cosa può succedere in caso la madre soffra di ipertensione gravidica e quali possono essere i rischi anche per il bambino?

Cos’è 

Quando si parla di pressione all’interno delle arterie si specificano due valori: la pressione sistolica, cioè quella pressione che ha il sangue quando il cuore si contrae, e quella diastolica, che è la pressione nelle arterie tra due contrazioni cardiache. Quando i valori superano i 140 mm Hg per la pressione sistolica e i 90 mm Hg per la diastolica si parla di ipertensione, un problema che può comportare seri problemi di salute, in particolare in gravidanza. Esistono due tipi di ipertensione in gravidanza:

  • l’ipertensione cronica
  • l’ipertensione indotta dalla gravidanza o ipertensione gestazionale.

Con la prima si parla di una patologia preesistente alla gravidanza e in cui la donna segue già una terapia farmacologica per abbassare i valori. La seconda è chiamata anche preeclampsia: compare dopo la 20esima settimana di gravidanza e può essere accompagnata da un coinvolgimento renale con perdita di proteine nelle urine (proteinuria). Un problema, questo, che però solitamente scompare subito dopo il parto. In quali casi puoi soffrirne con più facilità? L’averne sofferto in una precedente gravidanza, essere in attesa di gemelli, l’essere affetti da malattie renali, il diabete, l'età superiore a 40 anni.

I sintomi 

Ma come ci si accorge di soffrirne? Ecco alcuni sintomi dell'ipertensione gravidica che potresti riscontrare dopo la ventesima settimana:

  • ipertensione arteriosa
  • peggioramento della funzione renale
  • proteine nelle urine (proteinuria)
  • edemi a gambe e mani
  • riduzione del numero di piastrine, delle transaminasi e dell’acido urico.

Le cause

Non si può ancora identificare un'unica causa dell'ipertensione gravidica, però ci sono dei fattori che possono influire sull’esordio del disturbo:

  • dieta ipocalorica e povera di calcio
  • zinco e proteine
  • alterazioni del sistema immunitario
  • predisposizione genetica
  • malfunzionamento della placenta

L'ipertensione arteriosa costituisce una condizione piuttosto pericolosa proprio perché può causare conseguenze al nascituro, quali blocco della crescita e mortalità neonatale. Un ottimo consiglio è quello di monitorare i valori della pressione e fare l'analisi delle urine durante la gravidanza. Prima di iniziare una qualsiasi terapia farmacologica, è fondamentale tenere conto di alcuni elementi ben distinti:

  • eventuali rischi del feto
  • importanza di diminuire i valori pressori della gestante
  • distinguere l'ipertensione cronica (presente già al concepimento) dall'ipertensione gestazionale (avvenuta dopo la 20° settimana)

La diagnosi 

In caso di accertata diagnosi di ipertensione gestazionale è fortemente consigliato il riposo a letto per ridurre la costrizione dei vasi. Se hai dubbi di soffrire di ipertensione gravidica non devi far altro che sottoporti a regolari misurazioni della pressione, possibilmente sempre alla stessa ora, rendendone poi partecipe il medico che ti segue dei risultati.

Inoltre, dovrai controllare con regolarità anche l’aumento di peso corporeo. Il medico richiederà anche degli esami delle urine, per controllare l’eventuale presenza di proteine.

La cura 

Una possibile cura per chi soffre della forma cronica è adeguare la terapia farmacologica in base alle nuove esigenze, consumare cibi con poco sale ed è fortemente consigliato il riposo. Vanno intensificati i controlli prenatali e le ecografie per verificare che il feto cresca regolarmente. Il prossimo nascituro verrà controllato contando i movimenti fetali e la madre verrà sottoposta a tracciati cardiotocografici già dalla 30esima settimana di gravidanza e il parto dovrebbe avvenire entro la 40esima settimana di gravidanza per evitare possibili complicanze.

Di norma si aspetta per arrivare ad un’età gestazionale che permetta al neonato di avere alte possibilità di sopravvivenza e facendo allo stesso tempo terapie per la pressione e per prevenire gli attacchi epilettici, tenendo controllata la situazione con l’ospedalizzazione, con esami frequenti sulla madre. La pressione si normalizza dopo alcuni giorni dal parto, ma costituiscono un momento alquanto critico le prime 24 ore dopo il parto.

Quando preoccuparsi 

Soffrire di ipertensione significa che le arterie si restringono, con la conseguenza che arriva meno sangue ad alcuni organi. Questa carenza di sangue può succedere anche alla placenta, mezzo per fornire il nutrimento e l’ossigeno necessari al feto: questo tipo di patologia durante la gravidanza rallenta quindi la crescita del bambino e in alcuni casi causa un distacco di placenta, che si manifesta con un’emorragia dai genitali e che mette in pericolo la vita fetale.

Può succedere anche per chi ha l’ipertensione cronica, anche se le condizioni di salute della madre sono generalmente meno gravi, mentre l’ipertensione gestazionale mette in serio pericolo anche la salute materna. Ecco cosa può causare:

  • danneggiare vari organi
  • indebolire il cuore
  • complicarsi in una sindrome chiamata HELLP, con aumento delle transaminasi epatiche, diminuzione delle piastrine e rottura dei globuli rossi
  • causare un edema polmonare
  • emorragie al momento del parto
  • (in casi estremi) convulsioni.

Fonti| Burlo TriesteOstetriche BresciaHumanitas 

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