L’Italia si riavvicina al nucleare: il Governo è pronto a studiare il modo per inserirlo nel mix energetico nazionale

La camera ha approvato due mozioni che impegnano l’esecutivo a valutare la possibilità di sfruttare la tecnologia nucleare per la produzione di energia elettrica sostenibile. Il ministro Pichetto Fratin: “l’obiettivo è raggiungere, anche con l’aiuto del nucleare, la decarbonizzazione”.
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Kevin Ben Alì Zinati 10 Maggio 2023

Il nucleare torna nei piani del Governo italiano: seriamente, concretamente.

Nelle scorse ore, dalla Camera, è arrivata l’approvazione di una duplice mozione che, di fatto, impegna l’esecutivo di Giorgia Meloni a valutare la possibilità di sfruttare la tecnologia nucleare per la produzione di energia elettrica sostenibile.

La luce verde ha visto il sostegno della maggioranza e del gruppo Azione-Italia Viva: un’alleanza che non deve sorprenderti, specialmente se ripensi alle parole di Giulia Pastorella, vice di Carlo Calenda, quando alla vigilia delle ultime elezioni ci aveva confermato la volontà del proprio partito e di quello di Matteo Renzi di puntare, proprio, sul nucleare per la transizione energetica.

Quello appena compiuto, insomma, sembra un piccolo ma deciso passo avanti (o indietro, dipende dai punti di vista) verso l’inclusione dell’atomo tra i nostri alleati contro il Climate Change.

Le mozioni, infatti, impegnano il Governo ad azioni concrete, come la partecipazione attiva a opportune iniziative europee e internazionali per lo sviluppo delle nuove tecnologie atomiche per la produzione energetica o il finanziamento di centrali all’estero.

Cosa dicono le mozioni? 

L’Assemblea della Camera si è riunita per esaminare le mozioni in materia energetica martedì 9 maggio tra cui due dedicate proprio al ruolo dell’energia nucleare.

Quella presentata da Azione, con prima firma Daniela Ruffino, impegnava il governo realizzare nel nostro Paese reattori a fissione della migliore tecnologia disponibile – la terza generazione plus e i prossimi reattori di piccola taglia modulari (o Smr) o quelli di quarta generazione – e a sostenere la ricerca nell’ambito della fusione nucleare a confinamento magnetico.

Tra i punti nevralgici, sostanzialmente confermati anche da un’altra mozione presentata da Alessandro Cattaneo (Forza Italia), trovavano spazio poi la necessità di adottare iniziative:

  • per procedere in tempi rapidi alla realizzazione del deposito nazionale per i rifiuti radioattivi, così da consentire lo smaltimento in totale sicurezza di tutti quelli prodotti in Italia e il rimpatrio di quelli custoditi all'estero “con notevole risparmio di denaro pubblico” 
  • per mettere in campo campagne di informazione pubblica sulle diverse fonti e tecnologie energetiche disponibili per conseguire gli obiettivi di lungo termine di azzeramento delle emissioni di gas serra basate unicamente sulle evidenze scientifiche
  • per aderire alla cosiddetta «Alleanza per il nucleare» promossa dalla Francia e già sottoscritta da altri 12 Paesi europei
  • per valutare in quali territori al di fuori dell'Italia la produzione di energia nucleare possa soddisfare il fabbisogno nazionale di energia decarbonizzata.

Entrambe le mozioni, come ti ho detto, sono state approvate.

Le reazioni 

L'approvazione delle due mozioni a tema nucleare ha trovato il plauso del Governo e, nello specifico, del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.

Dopo aver ringraziato l’intero Parlamento "per aver mantenuto l’impegno di confrontarsi sul tema del nucleare e di aver dato un preciso indirizzo al Governo", il ministro in una nota congiunta insieme al Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Vannia Gava ha spiegato che "il nucleare di quarta generazione, secondo gli scienziati, è sicuro quanto pulito. Ci confronteremo ora con i partner europei e valuteremo, con la massima attenzione, come inserirlo nel mix energetico nazionale dei prossimi decenni con l’obiettivo di raggiungere, anche con l’aiuto del nucleare, gli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dall’Unione Europea, sino a quello finale della neutralità climatica del 2050”.  

Da grande tema diviso qual è, tuttavia, puoi immaginare come l’approvazione delle mozioni sul ruolo del nucleare nella produzione energetica italiana abbia finito per incendiare il dibattito pubblico.

Il deputato e responsabile del Dipartimento energia di Forza Italia Luca Squeri ha definito quello di martedì “un voto storico, con cui il parlamento restituisce al governo, dopo quasi 40 anni dal referendum del 1987, la possibilità di impegnarsi sul nucleare”. Una posizione che, però, ha attirato gli attacchi di Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, secondo il quale la maggioranza vorrebbe reintrodurre in Italia "la forma di energia più costosa" – considerando i costi di realizzazione degli impianti in capo allo Stato – per il fatto che sole e vento sono fonti energetiche gratuite che tutti possono utilizzare e che rompono l'oligopolio delle grandi lobby”.

Il PD, nelle parole del deputato Christian Diego Di Sanzo, ritiene invece che la maggioranza voglia riportare sul tavolo una discussione "in modo approssimativo, confuso, senza una chiara strategia e senza aver fatto i conti con la pesante eredità del passato" (il riferimento è agli incidenti di ChernobylFukushima): per questo motivo sarebbe necessario ripartire da un serio piano che indichi la via per le scorie delle centrali nucleari, "ma nella mozione dei partiti di governo non se ne parla nemmeno". L'attenzione, dice Di Sanzo, dovrebbe piuttosto ricadete sui programmi di ricerca dedicati specialmente "al nucleare pulito da fusione, in cui l’Italia può giocare davvero un ruolo fondamentale".

Per Patty L'Abbate, vicepresidente in Commissione Ambiente e deputata del Movimento 5 stelle, il nucleare di quarta generazione sbandierato dalla maggioranza non sarebbe tuttavia “un’opzione sostenibile” mentre per il Terzo polo sarebbe invece lo strumento più efficace, insieme comunque alle rinnovabili, per entrare nel futuro della produzione energetica.

Riflessioni, quelle di Azione e Italia Viva, che affondano le proprie radici anche nella tassonomia verde europea, l’elenco delle fonti energetiche che, secondo la Commissione europea, possono essere sostenute con risorse nazionali e comunitarie perché meritevoli dell’etichetta «green».