Quando torneremo alla normalità? Uno studio dell’Iss ha stimato la potenziale data di uscita dalla pandemia

L’articolo in preprint degli scienziati dell’Istituto Superiore di Sanità, del Ministero della Salute e della fondazione Kessler ha stimato che nel migliore dei casi, caratterizzato soprattutto da una campagna vaccinale rapida e rafforzata, la situazione potrebbe migliorare già da fine estate, con un momento “Zero-Covid” nel primo trimestre del 2022.
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Kevin Ben Alì Zinati 30 Marzo 2021
* ultima modifica il 28/04/2021

«Normalità» e poi anche «Zero-Covid». Quelli che potrebbero sembrarti due oasi nel deserto, in realtà sono due obiettivi alla nostra portata. Bisognerà avere pazienza, sacrificare ancora un po’ la nostra socialità e stringere i denti. Servirà organizzare le nostre difese e tenere alta la guardia. La meta, però non è un’illusione ottica ma, anzi, puoi (intra)vederla anche tu.

È chiaro che pensando a un mondo nuovo che torna a viaggiare a ritmi e livelli pre-pandemia ti chiederai: “d’accordo, ma quando arriva?”.

Risposte certe non posso dartele. Ci sono però delle stime, delle valutazioni fatte grazie a modelli matematici con cui gli scienziati hanno provato a fissare sul calendario l'inizio del nuovo inizio.

Gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, del Ministero della Salute e della Fondazione Bruno Kessler hanno racchiuso la risposta in un recente studio dal titolo eloquente: “Return to normal: COVID-19 vaccination under mitigation measures”.

Si tratta di un preprint, di un articolo in fase di valutazione e revisione e le incognite sono ancora tante eppure l’hanno scritto. Tutto dipenderà da alcune variabili, ma nel migliore dei casi potremmo riassaporare un po’ di «normalità» ad agosto 2021 e a uno stato di «Zero-Covid» tra febbraio e marzo 2022.

Vaccini

Nel quadro descritto dagli esperti, il ritmo a cui giornalmente somministriamo le dosi di vaccino ha un ruolo determinante.

Te l’abbiamo già raccontato e l’avrai sentito dire in qualunque salsa: per poter pensare di uscire dall’emergenza sanitaria in tempi rapidi dobbiamo velocizzare la campagna vaccinale.

In questo senso, secondo lo studio dell’Iss e della Fondazione Kessler, lo scenario migliore sarebbe stato somministrare, da gennaio, 4 dosi di vaccino al giorno ogni 1000 abitanti, per un totale di 240mila punture al giorno.

Così avremmo potuto coprire il 75% della popolazione entro agosto, scenario che ci avrebbe aiutato a evitare l’80% dei potenziali decessi che si avrebbero se non avessimo i vaccini.

Il problema, però, è che siamo in ritardo. L’approvvigionamento groviera delle scorte di vaccino ha determinato ritardi e modifiche in corsa nel piano vaccinale e anche l’organizzazione delle somministrazioni, in diverse regioni, è andata a rilento.

Per recuperare il tempo perso da una campagna che ha viaggiato praticamente a metà della velocità di crociera auspicata e finire comunque entro agosto, dovremmo arrivare alle famose 500mila dosi al giorno richieste dal premier Mario Draghi.

Se queste condizioni venissero rispettate, per agosto 2021 potremmo aver vaccinato circa il 75% della popolazione e potremmo cominciare ad intravedere un briciolo di normalità. E il ritorno a uno stile di vita identico a quello pre-pandemia potrebbe avvenire nel giro di 7-15 mesi a partire dallo scorso gennaio. Dunque, indicativamente tra febbraio e marzo 2022.

Se la campagna vaccinale procedesse invece al ritmo di 2 dosi al giorno per ogni 1000 abitanti, la vaccinazione durerebbe 2 anni, la mortalità salirebbe e per un ritorno alla normalità bisognerebbe attendere la fine del 2022.

Contagi e protezione 

A completare lo scenario contribuiscono poi altri due fattori. Il primo è il numero di contagi che, secondo lo studio italiano, dovremmo cercare di mantenere al di sotto della soglia di 50 positivi ogni 100mila abitanti. Non è un parametro qualsiasi dal momento che si tratta una dei criteri che determinano la famosa zona bianca.

L’altra, ancora più determinante, è la durata della protezione fornita dal vaccino. L’ipotesi migliore, stimano gli scienziati, è che che duri 2 anni, la peggiore è che gli anticorpi restino nel nostro organismo solo per 1 anno o addirittura solo 6 mesi.

Se così fosse, a partire dal prossimo autunno, o comunque dalla fine dell’anno, dovremo reintegrare altre misure di contenimento forti per scongiurare la ripresa del virus tenendo però sempre alto il ritmo della vaccinazione: in questo modo l’obiettivo «Zero-Covid» sarebbe solo posticipato in avanti.

Varianti

Capitolo varianti. Perché sì, anche le continue e imprevedibili mutazioni del virus giocano un ruolo importante nella nostra convivenza con Sars-CoV-2.

Secondo lo studio, per recuperare il tempo perso dovremmo raggiungere quota 500mila vaccinazioni al giorno

Se una di queste varianti aumentasse la trasmissibilità del virus, i tempi potrebbero allungarsi: gli esperti hanno stimato che se aumentasse del 20%, le restrizioni dovrebbe essere procrastinate e il momento «Zero-Covid» si sposterebbe in avanti di due 2 anni.

Limiti

Come ti dicevo all’inizio, lo studio al momento è in fase di preprint e, in più, contiene comunque dei limiti intrinseci. Come il dubbio se i vaccini proteggano solo dalla malattia o anche dall’infezione. A questo proposito, un nuovo studio dei Cdc americani avrebbe confermato che i vaccini a mRna, quindi Pfizer e Moderna, proteggerebbero anche contro l’infezione.

Lo studio del’Iss e della Fondazione Kessler, inoltre, non tiene in considerazione l’arrivo dell’estate e delle alte temperature, la chiusura totale delle scuole e più tempo passato all’aperto: tutti fattori che potrebbero limitare la trasmissibilità del virus.

Si tratta di stime, insomma, ma una certezza c’è: vaccinare, vaccinare, vaccinare.

Fonte | "Return to normal: COVID-19 vaccination under mitigation measures” pubblicato in preprint il 20 marzo 2021 su MedRxiv

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