Alfredo e la prima dose di vaccino anti-melanoma: “Ho detto di sì per dovere morale e amore della scienza”

Alfredo De Renzis, 71 anni è un medico di famiglia intenzione e, soprattutto, è la prima persona in Italia ad aver ricevuto il vaccino contro il melanoma. Si tratta di un farmaco nuovo e sperimentale che con Alfredo entra oggi nella sua fase III, quella decisiva.
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Kevin Ben Alì Zinati 29 Gennaio 2024
* ultima modifica il 29/01/2024
In collaborazione con Dott. Alfredo De Renzis Medico di medicina generale in pensione e primo italiano ad aver ricevuto il vaccino anti-melanoma

Sorride, è sereno. E come i grandi saggi di un tempo, è lui a infondere calma e speranza in chi gli sta attorno.

Lui, che invece avrebbe tutte le ragioni per stare dall’altra parte visto che non più di 3 anni fa si è visto recapitare tra le mani la diagnosi di un melanoma.

Lui è Alfredo De Renzis, 71 anni ed è la prima persona in Italia ad aver ricevuto il vaccino contro questo tumore della pelle. Un farmaco nuovo e sperimentale che con Alfredo entra oggi nella sua fase III, quella decisiva.

Se i dati raccolti dall’Istituto dei tumori Pascale di Napoli saranno promettenti come quelli precedenti e daranno ragione alla scienza, nel giro di qualche anno potrebbero dare il via libera alla sua immissione in commercio.

Una piccola-grande rivoluzione che potrebbe contribuire a ridurre il numero della colonnina dei casi di melanoma registrati ogni anno in Italia, che oggi si aggira ancora attorno a 7mila diagnosi. E il primo passo di questo cambiamento potrebbe essere proprio quello di Alfredo.

“Quando ho saputo del melanoma ho avuto un po’ di timore, ma non ho avuto grande paura. Poi per amore della scienza e per la mia storia di medico ho sentito il dovere morale di aderire a questo protocollo” ci ha raccontato Alfredo, che da un anno e mezzo ha appeso camice e stetoscopio al chiodo dopo una vita spesa come medico di medicina generale a Carovilli, un paesino in provincia di Isernia.

La sua storia – la seconda parte, quella che l’ha portato anche sotto i riflettori dei media e per la quale abbozza un sorriso gentile percepibile anche dall’altra parte del telefono – è iniziata nel 2021, quando all’Ospedale di Isernia gli è stata asportata una piccola neoformazione sulla regione laterale della coscia.

“L’esame istologico ha rivelato che si trattava di un melanoma. Così ci siamo messi subito in contatto con il Pascale di Napoli dove è stato fatto un ampliamento della ferita da cui sono stati poi esportati dei linfonodi. Gli esami istologici però al momento erano risultati negativi. Nessuna metastasi, nessun ulteriore pericolo: almeno per i due anni successivi.

Poi però un’ecografia programmata tra i vari controllo routinari del caso ha rilevato un linfonodo ingrossato. “La successiva Pet ha poi messo in evidenza che poteva esserci una ripetizione della malattia. Quindi mi è stata fatta una linfoadenectomia inguinale destra – ha continuato Alfredo – Dopo questo esame istologico è emerso che uno di questi linfonodi era sede di metastasi”.

Eccolo, quel timore a cui Alfredo non ha mai permesso di trasformarsi in una paura immobilizzante. “Oltre all’immunoterapia, a quel punto mi è stato proposto di aggiungere anche la somministrazione di un vaccino sperimentale. Mi sono sentito in dovere di dire di sì, anche se non pensavo che sarei stato il primo in Italia”.

Quello che Alfredo ha ricevuto nel braccio è un vaccino sperimentazione di fase III sviluppato da Moderna costruito sul mRNA, dunque la stessa tecnologia impiegata per i vaccini anti-Covid.

Come ha spiegato il dottor Paolo Ascierto, direttore del dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli, questi vaccini utilizzano l’Rna messaggero per trasportare le informazioni con con cui istruire il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine del tumore – i cosiddetti antigeni – e attaccarli.

Quello contro il melanoma infatti non è un vaccino preventivo, non ha lo scopo di impedire l’insorgenza della malattia, quanto piuttosto di dare man forte al sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare la neoplasia.

“Si tratta di un vaccino personalizzato – ha poi aggiunto il dottor Ascierto – È costruito cioè direttamente sul tumore del paziente in questione. Vengono infatti prelevate delle cellule cancerose dal paziente, spedite in un laboratorio che da lì estrapola 34 antigeni, quelli più immunogenici, che poi vengono trasformati nel vaccino”. 

I primi dati dovrebbero arrivare entro i prossimi 3 anni e se saranno interessanti e promettenti potrebbero dunque aprire la strada per una nuova gamma di vaccini, personalizzati magari anche contro malattie come il tumore del pancreas o del polmone.

Il dottor Ascierto non sa se ciò che è stato inoculato nel braccio di Alfredo è realmente il vaccino oppure se si tratta di un placebo. I protocolli della sperimentazione prevedono il cosiddetto «doppio cieco», un ulteriore garanzia di sicurezza e affidabilità dei risultati.

Non lo sa nemmeno Alfredo ma il suo gesto è comunque di quelli forti. Di quelli che fanno rumore.

Sì, perché Alfredo è un medico di famiglia che ha vissuto in prima linea le fasi più dure della pandemia e tutto ciò che di male si è detto e si è scritto sui vaccini.

Decidere di sottoporsi alla somministrazione di un farmaco anti-melanona – questa volta davvero sperimentale – rappresenta un contributo fondamentale alla divulgazione della scienza e della fiducia in essa.

Valori che, negli ultimi anni, hanno vacillato un po’ troppo spesso. “I risultati del vaccino contro Sars-CoV-2 mi hanno molto confrontato, quella del mRna è la strada per arrivare a risultati altrettanto promettenti anche in campo oncologico – ha spiegato Alfredo – Probabilmente sono stati esaltati gli effetti collaterali del vaccino piuttosto che la sua efficacia ma non dobbiamo dimenticarci di quante persone ha salvato”.  

Il melanoma di Alfredo ora è silente, al di là di quel linfonodo positivo metastatico non c’erano altre sue ramificazioni. Tra tre settimane dovrà ricevere un’altra somministrazione e dovrà continuare con questi ritmi per un anno, in associazione all’immunoterapia.

“La notizia del tumore è stata un brutto colpo per mia moglie e i miei due figli però ho cercato sempre di rincuorare tutti, dicendo che per questo tipo di malattie ci sono terapie molto evolute. Si sono tranquillizzati e dopo il vaccino lo sono ancora di più. Io sono tranquillo: forse sono lo specchio del mio stato d’animo” ha concluso Alfredo. Con lo stesso sorriso percepire anche al di qui del telefono.

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