Fridays for Future: la lotta giovane per salvare il Pianeta

Sono tanti, sono giovani, determinati e spesso criticati. Ma una cosa è certa. Il movimento dei Fridays for Future ha raccolto un bisogno che da tempo aleggiava nell’aria. Quello di sollevare il problema del cambiamento climatico e fare pressione affinché qualcuno, anzi chiunque, se ne occupi.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Sara Del Dot
17 Gennaio 2020

Il primo articolo di questa rubrica sulle cause che animano i gruppi spontanei di tutto il mondo lo voglio dedicare a un movimento nato da poco che tuttavia ha già fatto tanto. Difficile, anzi, impossibile che non ne abbiate mai sentito parlare. A partire dall’inizio dello scorso anno, il 2019, i giovani attivisti del movimento Fridays for Future sono entrati a gamba tesa nel panorama ambientale, mediatico e politico di tutto il mondo. Migliaia e migliaia di ragazzi in centinaia di città sono riusciti in pochissimi mesi a riaccendere i riflettori su una questione fondamentale a cui fino ad oggi abbiamo sempre faticato a prestare attenzione. Quella dei cambiamenti climatici, del surriscaldamento globale e di tutti i fenomeni che, a causa nostra, stanno minacciando la Terra, i suoi ecosistemi e sì, anche noi stessi. Se quindi prima di alcuni mesi fa i temi ambientali erano considerati come una sorta di “contorno” a tutto il resto, sempre più importante, sempre più rilevante, sempre più degno di attenzione, oggi la consapevolezza è cresciuta a tal punto che è difficile realizzare di non averci mai fatto caso prima. E il merito è anche e soprattutto dell’onda verde dei Fridays che ha investito ogni cosa.

Tutto inizia da Greta

Ne abbiamo parlato e sentito parlare fino allo sfinimento, eppure nel raccontare il movimento dei Fridays for Future è impossibile non cominciare proprio da lei. Nell’agosto del 2018, infatti, poco prima delle elezioni politiche nella piazza davanti al Parlamento svedese appare una minuscola figura. Che, si scoprirà poi, tanto minuscola in fondo non è. È una ragazzina con le trecce, ha solo 15 anni e ogni venerdì appare seduta nello stesso punto, accompagnata da un cartello bianco con scritto Skolstrejk för klimatet, Sciopero della scuola per il clima. Come si chiama lo abbiamo imparato tutti. Greta Thunberg, infatti, balzerà presto agli onori della cronaca per il suo appuntamento settimanale, finalizzato a fare pressione sui politici del suo Paese affinché riducano le emissioni di CO2 in base alle disposizioni dell’Accordo di Parigi e promuovano azioni più rilevanti per la lotta al cambiamento climatico. Forse Greta ancora non lo sa, ma questa sua iniziativa le porterà molto presto decine di migliaia di compagni da tutto il mondo.

Molto presto, infatti, altre persone iniziano a sposare la sua causa, saltando scuola il venerdì per sedersi con lei davanti al Parlamento. Nel frattempo si svolgono le elezioni poltiche, ma lei decide di proseguire anche dopo i risultati. Ciò che dice, i contenuti che promuove per fare in modo di generare cambiamento, sono frutto di dati scientifici che lei raccoglie informandosi. Il documento principale brandito da lei e dai suoi “adepti” è il report dell’IPCC (Intergovernmentale Panel on Climate Change) che segnala che abbiamo ancora solo 10 anni per riuscire a cambiare le cose ed è necessario impedire che la temperatura terreste aumenti di 1,5 gradi. Grazie alla sua determinazione e alla risonanza mediatica che ne consegue, presto Greta viene invitata per la prima volta in Polonia, a Katowice dove, in occasione della COP24, conferenza ONU sul clima, tiene il suo primo discorso davanti a tutti i leader mondiali e al mondo intero. È gennaio 2019. E l’onda verde sta iniziando a crescere.

Il movimento Fridays for Future

Da una singola persona può nascere un movimento globale. È proprio ciò che è successo grazie a Greta, che con le sue azioni e le sue parole ha ispirato migliaia, anzi, milioni di ragazzi in tutto il mondo ad aprire gli occhi e fare qualcosa per spingere i propri leader a promuovere una politica diversa, più sostenibile, così da garantire un futuro a loro e a chi verrà dopo di loro. Così, in diverse città del mondo il venerdì alcuni ragazzi iniziano a non andare più a scuola ma a recarsi invece in piazza per manifestare. Nasce così il movimento Fridays for Future, il nome in omaggio ai venerdì in cui Greta ha dato l’esempio. Durante i primi mesi dell’anno, anche in Italia iniziano a essere organizzati i primi scioperi in alcune piazze. All’inizio si tratta di poche persone appassionate, poi cominciano ad arrivare sempre più interessati e curiosi. Dopo il primo sciopero globale, il 15 marzo, le piazze del venerdì cominciano a offrire qualcosa di più. Lezioni, arte, workshop, gruppi di dibattito… Insomma, il movimento sta iniziando a dotarsi di una struttura vera e propria. Un segnale del fatto che non si tratta di un fuoco di paglia.

Climate Strike in tutto il mondo

Il primo, il più clamoroso, il più incredibile, è quello del 15 marzo 2019. In un semplice venerdì alle porte della primavera, milioni di persone in tutto il mondo (100.000 solo a Milano) si riversano nelle strade e marciano armate soltanto di cartelli per denunciare l’indifferenza e il disinteresse nei confronti della questione climatica. È come se tutti coloro che per anni hanno provato a fare davvero la differenza riguardo la questione ambientale non aspettassero nient’altro. Dietro agli slogan, spinti dalle parole di Greta e dalla sensazione che qualcosa potrebbe cambiare veramente, i cittadini iniziano a sperare davvero, e di conseguenza ad agire. È un segnale molto forte. A questo primo strike, infatti, ne seguiranno altri tre, tutti molto partecipati, sempre più consapevoli e mirati. Si manifesta per la riduzione delle emissioni, contro il consumismo inconsapevole e sfrenato, a favore della transizione energetica e per incentivare i modelli di economia circolare. Ragazzini giovanissimi parlano di politiche industriali, sprechi e acidificazione degli oceani come noi alla loro età parlavamo dei nostri videogiochi preferiti. E il movimento inizia a darsi una struttura. Si organizzano dei gruppi di lavoro. Si cerca di trovare un impianto decisionale. Si stilano documenti e si organizza la prima assemblea nazionale ad aprile.

Un mondo in emergenza climatica

Sulla scia della consapevolezza e della determinazione di questi giovanissimi attivisti, a un certo punto per le istituzioni non è più stato possibile voltarsi dall’altra parte. Soprattutto perché sono diverse le personalità politiche già solidali con la causa, che hanno finalmente l’occasione di dimostrare il proprio interesse aprendo le porte ai giovani Fridays e pensando insieme a un modo per andare avanti, insieme. Così, una per una varie realtà in tutto il mondo iniziando a dichiarare ufficialmente lo stato di “emergenza climatica”. Si tratta di una dichiarazione simbolica che non implica azioni vincolati, tuttavia segnala l’intenzione, la volontà da parte di una realtà politica o amministrativa di promuovere azioni che favoriscano il rispetto dell’ambiente e una riduzione dell’impatto climatico sui loro territori. A partire da piccoli passi come la distribuzione di borracce in alluminio al posto dei distributori di bottigliette, la spinta alla raccolta differenziata e all’economia circolare, una maggiore attenzione alla riforestazione urbana e alla riduzione di emissioni ecc. Insomma, tante piccole iniziative che forse non salveranno il mondo ma che possono iniziare ad abituarci a uno stile di vita diverso.

Non solo giovani: i Parents for Future

Sebbene al suo interno vi militino persone di età molto diverse, il movimento dei Fridays for Future viene sempre identificato in un gruppo di giovani adolescenti preoccupati per il proprio futuro. Tuttavia la loro battaglia, nonostante sia riconducibile principalmente al desiderio di crescere in un mondo migliore e su un Pianeta più sano, è largamente condivisa anche da individui un po’ più agé, spesso genitori degli stessi attivisti, che condividono i valori del movimento e desiderano fare la propria parte per avvicinare sempre più persone adulte a un tema che, in realtà, non esclude nessuno. Così la causa dei Fridays è stata condivisa anche dai loro “Parents”, che scendono in piazza al loro fianco supportandoli e offrendo maggiore credibilità e forza alla loro lotta, grazie alla possibilità di raggiungere un target diverso. I Parents for Future rappresentano una sorta di appendice dei Fridays. Agiscono con loro e come loro, ma proprio come un genitore del corso della vita del proprio figlio si occupano di supportarli a livello emotivo, organizzativo e logistico offrendo al movimento l’esperienza di cui sono portatori.

Conoscenza e consapevolezza: Teachers for Future

Per alimentare l’educazione e la consapevolezza, la scuola e le figure accademiche ricoprono un ruolo fondamentale. E su un tema importante e soprattutto scientifico come quello del cambiamento climatico, non è possibile impostare una lotta senza conoscere per cosa o contro cosa si lotta. Per questo, all’interno del movimento o comunque per aiutarlo e supportarlo entrano in gioco anche i teachers for future, gli insegnanti e gli accademici che aiutano i giovani a capire di cosa stiamo parlando. Lezioni in piazza, certo, ma anche all’interno delle classi, le stesse classi che il venerdì vengono disertate per una giusta causa. Così anche la conoscenza prende il proprio posto nella lotta per il clima. E i giovani di oggi non potranno che beneficiarne in futuro.

Critica all'idealismo green

Attivo, anzi attivissimo ormai da un anno, il movimento dei Fridays for Future è stabile, presente e in piena crescita. I vari portavoce vengono spesso interpellati per questioni riguardanti l’ambiente, alcuni di loro hanno partecipato ad assemblee internazionali e a programmi televisivi in prima serata per raccontare le proprie idee. Ma nonostante si tratti di una lotta in difesa di qualcosa che riguarda tutti, nessuno escluso, naturalmente non mancano attacchi e critiche continue sia a Greta sia ai suoi compagni. A causa della loro età e dell’idealismo che contraddistingue i giovani pasionari (chi di noi non ha mai avuto ideali, non ha mai creduto in qualcosa in modo anche irrazionale quando era più giovane?) Le accuse di inconsapevolezza e soprattutto di incoerenza fioccano sul movimento. Perché è molto difficile accettare il fatto che qualcuno possa attivarsi, muoversi e agire credendoci e non solo per acquisire notorietà, mentre è molto semplice stare seduti, rimanere immobili e sottolinearne le incongruenze. Tuttavia il movimento pare ben lungi dal fermarsi e nuovi risultati sono dietro l’angolo. Speriamo.

Questo articolo fa parte della rubrica
Sono nata e cresciuta a Trento, a due passi dalle montagne. Tra mille altre cose, ho fatto lunghe passeggiate nel bosco altro…