Guida da sola fino al Pronto Soccorso con un sangue senza più ossigeno: cos’è l’ipossiemia e che differenza c’è con l’ipossia

Una donna avrebbe guidato in totale autonomia fino ad arrivare al Pronto soccorso nonostante una saturazione di 43. La concentrazione di ossigeno nel sangue può scendere sotto le soglie ritenute standard e sicure e questa condizione si chiama ipossiemia. Da qui, può originarsi l’ipossia, ovvero alla mancanza di ossigeno nei tessuti del corpo umano.
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Kevin Ben Alì Zinati 17 Gennaio 2024
* ultima modifica il 17/01/2024
In collaborazione con il Dott. Albert Kasongo Medico vaccinologo

Può succedere di veder diminuire la concentrazione di ossigeno nel proprio sangue.

Così come assistere alla discesa dei valori sotto quegli standard e considerati sicuri: certo, arrivare intorno ai 90 determina già una condizione grave ed pericolosa, ma può capitare.

Scendere ancora più giù è decisamente raro, quasi al limite dell’inverosimile perché si tratta di condizioni incompatibili alla vita.

Eppure sarebbe successo al Pronto Soccorso dell’ospedale di Merate, in Lombardia, dove negli scorsi giorni una donna di 60 anni si è presentata da sola, dopo aver guidato diversi km, con una saturazione addirittura di 43.

Non solo: aveva pure valori di anidride carbonica nel sangue estremamente pericolosi, vicini a quelli che possono portare al coma e alla morte.

I medici del Ps hanno comunque reagito con freddezza di fronte a una circostanza più unica che rara. Hanno intubata la donna, l’hanno stabilizzata per poi riportarla a valori accettabili così da poterla trasferire nei reparti di Terapia intensiva.

Qui la paziente è stata poi sottoposta agli esami e agli accertamenti necessari, che hanno messo in luce problemi a livello dei polmoni. Nel frattempo si è comunque ripresa, è stata estubata e spostata in un reparto di degenza ordinaria in attesa delle dimissioni.

Leggere che una donna è riuscita a salire in auto e a guidare da sola fino al ps, attendere la chiamata dopo il triage senza svenire o peggio con una saturazione cristallizzata a 43 lascia a bocca aperta.

Ed effettivamente, la notizia apparsa online ha stupito anche il dottor Albert Kasongo, medico vaccinologo a cui abbiamo sottoposto il caso per provare a fare chiarezza sull’accaduto, memori del fatto che quando in pandemia vedevamo il saturimetro scendere a 93-94 cominciamo a guardarci e a tremare.

“I livelli critici di ossigenazione del sangue si hanno quando si scende al di sotto di 85-90 – ha spiegato il dottor Kasongo – Andare oltre è davvero raro. Si tratta di una condizione pericolosa e letteralmente incompatibile con la vita. Quindi non so come abbia fatto la donna in questione”.

Ciò di cui sembra aver sofferto la signora è una condizione di bassissimi livelli di ossigeno nel sangue chiamata ipossiemia.

Il dottor Kasongo ci ha spiegato che si tratta di una condizione di gravità variabile che si verifica quando il sangue arterioso possiede una quantità di ossigeno più bassa rispetto al normale.

Sono situazioni estremamente pericolose perché un sangue poco ossigenato determina un mancato apporto di nutrienti ai tessuti e agli organi del corpo, che quindi iniziano a funzionare male non svolgendo più le proprie funzioni. Tra gli organi più vulnerabili in caso di ipossiemia ci sono il cervello e il fegato.

“L’ipossiemia però è diversa dall’ipossia, ovvero la mancanza di ossigeno nei tessuti – ha precisato il medico – Il sangue senza ossigeno, riversandosi poi nei tessuti, può determinare questo tipo di condizione: una è causa dell’altra, insomma”.

Sono tante le ragioni per cui i livelli di ossigeno nel sangue possono calare, anche così drasticamente. Accanto a difficoltà di respirazione a causa, per esempio, di ostruzioni delle vie aeree (come in presenza di raffreddore o asma), puoi pensare a:

Come si tratta una condizione di ipossiemia? “La prima cosa da fare è ricorrere all’insufflazione di ossigeno in modo da far crescere la concentrazione di ossigeno nel sangue” ha concluso il dottor Kasongo.

Una volta stabilizzato il paziente, si controlla che non ci siano danni ad organi e, nel caso, intervenire su questi. Come avvenuto nel caso della donna di Merate.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.