Scoliosi e sport: quali attività si possono praticare?

Soffri di scoliosi e vorresti sapere quali sport puoi fare? Iniziamo subito con il tranquillizzarti: se non lo pratichi a livello agonistico, ma solo amatoriale, puoi svolgere praticamente qualsiasi disciplina. Anche se per alcuni tipi di sport, come nuoto, danza classica, equitazione, occorre prestare una maggiore attenzione, facendo opportuni esercizi di preparazione e riscaldamento ed eseguendo anche esercizi di ginnastica correttiva.
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Angelica Giambelluca 21 Febbraio 2020
* ultima modifica il 16/09/2020

La scoliosi è una curvatura laterale della colonna vertebrale associata alla rotazione delle vertebre (corpi vertebrali). Colpisce il 3% della popolazione generale e interessa soprattutto la fascia d’età tra i 10 e i 20 anni, in particolar modo le femmine. Se soffri di scoliosi e ami fare sport, ci sono alcune indicazioni da seguire: non praticare attività a livello agonistico, soprattutto se si tratta di discipline che sollecitano particolarmente la colonna vertebrale o una sua rotazione, come nuoto e danza classica. E se puoi, indossa il corsetto quando fai sport. Vediamo quali attività sportive si possono fare e quali invece è bene evitare o limitare.

 Cos'è la scoliosi 

Il nome scoliosi deriva dal termine greco skolíosis ‘incurvamento', che a sua volta deriva da skolíos ‘curvo'. Da un punto di vista anatomico, il rachide (termine tecnico per la colonna vertebrale) di una persona si presenta perfettamente allineato sul piano frontale. Quando soffri di scoliosi, invece, la tua colonna vertebrale, sempre visualizzata  di fronte, presenta delle curvature laterali.

La scoliosi evolve soprattutto nei soggetti giovani e tende poi a stabilizzarsi nell’età adulta. Per riconoscerla da altre patologie della colonna vertebrale (polimorfismi, chiamati anche atteggiamenti scoliotici) occorre individuare il “gibbo”, tratta di un'asimmetria toracica che si nota quando il bambino, visto di spalle, si piega in avanti a mani giunte.  E devono essere presenti le rotazioni dei corpi vertebrali. In assenza di questi elementi potremmo trovarci di fronte a polimorfismi, atteggiamenti posturali scorretti che tendono a sparire spontaneamente durante la crescita.

Alcune indicazioni di scoliosi nei bambini possono essere una spalla più alta dell’altra, una spalla sembra sporgente, un fianco più alto dell’altro, la testa del bambino non è centrata

Esistono poi diversi tipi di scoliosi.

  • Scoliosi idiopatica: interessa l’80% delle persone con scoliosi e si manifesta tra i 10 e i 18 anni. È più comune nelle femmine. Questo tipo di scoliosi tende a stabilizzarsi con il raggiungimento dell’età matura, ma in casi di curvature del rachide che superano i 50 gradi, la scoliosi potrebbe progredire anche in età adulta. Le cause di questo tipo di scoliosi sono sconosciute.
  • Scoliosi congenita: si verifica solo in un neonato su diecimila e può associarsi ad altre patologie, come insufficienza renale e problemi alla vescica.
  • Scoliosi neuromuscolare: causata da disturbi del cervello, del midollo spinale e del sistema muscolare, si manifesta soprattutto nei soggetti affetti da spina bifida, paralisi cerebrale, sindrome di Marfan o paralisi. Questo tipo di scoliosi impedisce a nervi e muscoli di mantenere un corretto equilibrio
  • Scoliosi degenerativa o scoliosi ad insorgenza adulta: questo tipo di scoliosi si verifica soprattutto dopo i 65 anni, ed è provocata dalla degenerazione delle faccette articolari, che spostano la colonna vertebrale lateralmente. Il rachide in questo caso può essere interessato anche da osteoporosi, fratture da compressione e degenerazione del disco.

I trattamenti 

I trattamenti della scoliosi hanno come  obbiettivo quello di arrestare l’evoluzione della patologia. Si possono adottare approcci ortopedici (il cosiddetto metodo “incruento”) o chirurgici (metodo “cruento”). In generale, per verificare se persiste o evolve la deviazione della colonna vertebrale sono necessari esami e visite mediche.

Il corsetto ortopedico o l’apparecchio gessato

L’utilizzo di questi sistemi di correzione è indicato quando la curva della colonna vertebrale è compresa tra i  20-25° e 30-35°. L’azione fondamentale del corsetto è quella di correggere la deviazione della colonna, consentendo l’accrescimento corretto della stessa. Il tipo di corsetto e il tempo della sua utilizzazione dipenderanno dall’accrescimento vertebrale residuo e dalle condizioni generali del paziente. Per quanto concerne il corsetto ortopedico amovibile, ce ne sono diversi modelli. Alcuni, ultimamente, sono stati sviluppati senza comprendere il rachide cervicale (i cosiddetti corsetti corti) e risultano un po' più belli da indossare. I corsetti gessati, invece, da un punto di vista correttivo sono sicuramente più efficaci. Pur considerando che, negli ultimi anni, il loro utilizzo è stato in parte ridimensionato, rappresentano ancora un valido strumento di correzione nelle scoliosi gravi e nei periodi più delicati dell’accrescimento.

L’intervento chirurgico

La chirurgia diventa necessaria quando la curva arriva a 40-50° o più e  quando il corsetto (quello ortopedico o quello gessato) non riesce più a impedire la progressione della scoliosi. Nel 1962 Paul R. Harrington eseguì il primo trattamento chirurgico con impiego di una barra di acciaio che permetteva la correzione della scoliosi, in seguito al quale però occorreva comunque indossare il bustino gessato per 10-12 mesi. Nel 1983, i due ortopedici transalpini Yves Cotrel e Jean Dubousset proposero un nuovo sistema  che consentiva di evitare di indossare tutele esterne come i bustini, dopo l’intervento. Il paziente, in tal modo, poteva essere dimesso pochissimi giorni dopo l’operazione. Questo è il tipo di intervento che si esegue ancora oggi.

Altri trattamenti

Al momento, non esistono altri trattamenti efficaci per la scoliosi. Gli esercizi correttivi (cinesiterapia), danno buoni risultati nel trattamento della scoliosi idiopatica dell’adolescente, soprattutto in associazione con il corsetto. Si tratta di esercizi di educazione psicomotoria che migliorano la postura del soggetto. Ovviamente, sarebbe assurdo pretendere di correggere in questo modo una deformità vertebrale come la scoliosi; ma si può ridurre o perlomeno cercare di frenarne l’evoluzione.

Lo sport serve?

Lo sport serve sempre, ma partendo dal presupposto che non può essere visto come terapia a sé stante, è utile per mantenersi in forma. Ci sono però dei fattori da prendere in considerazione se si soffre di scoliosi e si vuole praticare sport: se l’attività prevede rotazione della colonna vertebrale, asimmetria costale e dorso piatto, è meglio evitarli.

Se invece sono presenti solo due di questi fattori, con un buon riscaldamento e una corretta preparazione (e continuando a portare il corsetto) puoi fare nuoto anche se hai la scoliosi. si può proseguire l’attività sportiva. tieni presente però che oltre al riscaldamento e alla preparazione muscolare, devi fare attenzione anche all'alimentazione: la corretta idratazione (almeno due litri di acqua al giorno) associata all’assunzione di alimenti a base di proteine animali, legumi e frutta, è importante.

Sport e scoliosi

Se soffri di scoliosi sarebbe meglio evitare di praticare sport a livello agonistico, soprattutto quelle discipline che implicano un' alta mobilizzazione del rachide, vale a dire torsioni, flessioni o estensioni della colonna vertebrale, perché rendono la colonna più flessibile e quindi più facilmente deformabile. Come danza e nuoto.

Negli altri casi, che sono per fortuna molto più numerosi e frequenti (casi, cioè, nei quali la scoliosi non ha raggiunto una riconosciuta gravità e l’attività sportiva è praticata solo a livello amatoriale), si può fare sport, senza però trascurare gli esercizi di cinesiterapia.

Nuoto e scoliosi

In passato, ma accade ancora oggi, a un ragazzo scoliotico veniva prescritto il nuoto come terapia per la scoliosi. A livello però di ricerche scientifiche, non esistono evidenze certe che questo sport possa aiutare chi soffre di scoliosi. Anzi, potrebbe addirittura peggiorarla. Alcuni studi già negli anni 80’, come quello pubblicato su Spine nel 1982, hanno infatti dimostrato l’infondatezza di tale convinzione. Più recentemente, l’ISICO – Istituto Scientifico Italiano della Colonna Vertebrale ha ribadito il concetto nello studio pubblicato nel 2013, che sottolinea  come il nuoto non deve essere consigliato come terapia per la scoliosi e che, se praticato in eccesso, può causare mal di schiena.

Il nuoto, infatti, esclude qualsiasi ricostruzione posturale perché in acqua non si può fare leva su punti fissi come accadrebbe all'asciutto. Questo limita anche il controllo delle torsioni della colonna vertebrale, le inevitabili anti versioni del bacino e le forze vettoriali  dei muscoli del dorso. Inoltre, le bracciate simultanee e bilaterali tipiche del “nuoto a farfalla o delfino” potrebbero incidere negativamente, in ragione di un eccessivo sviluppo dei muscoli pettorali, su una preesistente accentuata curvatura dorsale. Lo stesso vale per lo stile “a rana” che potrebbe avere un effetto cifotizzante (vale a dire che accentua la curvatura della colonna vertebrale a livello toracico) e provocare dolore. Questo perché il movimento di estensione del capo per inspirare accentua la lordosi cervicale e, di conseguenza, anche la lordosi lombare.

Sollevamento pesi e scoliosi

Il tradizionale sollevamento pesi mette sotto sforzo la schiena, per cui non te lo consigliamo. Il rachide di una persona scoliotica è già fragile, e il sollevamento pesi può determinare un carico sulle vertebre molto elevato.  Così come dovresti evitare esercizi come squat e affondi che agiscono sulla parte inferiore del corpo mettendo sotto sforzo la schiena, già compromessa per la scoliosi. È importante, in generale, evitare gli esercizi asimmetrici, da eseguire, eventualmente, solo su indicazioni dell’ortopedico. Durante l’esecuzione degli esercizi consigliati, inoltre, devi fare attenzione a non andare in iperlordosi lombare.

Equitazione e scoliosi

L’equitazione, se da una parte può essere utile perché aiuta a migliorare il controllo posturale, a stimolare l’equilibrio e a sviluppare una muscolatura più specifica della colonna vertebrale, dall’altra però può essere deleteria per chi soffre di una scoliosi di media o grave entità: il cavaliere è sottoposto a continui sbalzi dalla sella determinando in questo modo un notevole trauma a livello della colonna.

Arti marziali e scoliosi

Arti marziali e scoliosi non vanno troppo d’accordo. Non tanto per i movimenti tipici di queste discipline, ma per il rischio di ricevere colpi alla schiena che possono determinare delle lesioni a livello della colonna vertebrale. Inoltre, in alcune arti marziali, l’atleta può cadere, accidentalmente o a causa di un colpo: questo trauma può essere comunque deleterio per un soggetto scoliotico.

Tennis e scoliosi

Il tennis agonistico, che oggi si inizia già da ragazzini, negli anni della crescita viene praticato anche per due-tre ore al giorno. In un bambino scoliotico, questo eccessivo allenamento negli anni della crescita può comportare un  potenziamento asimmetrico dei gruppi muscolari del cingolo scapolare (la parte anatomica che comprende scapola, omero e clavicola). Le frequenti torsioni tipiche di questo sport (si pensi al “rovescio”) potrebbero aggravare una scoliosi nella sua fase iniziale.

 Scherma e scoliosi

Quello che si può notare in chi pratica scherma è l’abbassamento della spalla dal lato del braccio dominante, ma questo è dovuto a un movimento di rotazione della scapola e non è assolutamente da ricondurre alla presenza di una scoliosi.
La scherma, tuttavia, può comportare uno sviluppo maggiore dei muscoli più sollecitati in questa pratica sportiva, come la  muscolatura del tronco superiore. In questi casi può insorgere l’ipertrofia muscolare. Ma indossando il corsetto, la scherma si può comunque praticare.

Golf e scoliosi

Gli effetti benefici del golf, anche in virtù dell’ambiente nel quale si gioca, lo rendono consigliabile a qualunque età. E anche a chi è affetto da scoliosi.
Se usi il corsetto puoi praticare questo sport anche in presenza di una curva scoliotica importante. In questa disciplina l'elemento di rotazione della colonna vertebrale è presente soprattutto nel back-swing, termine con cui si identificano i   movimenti che consentono di portare il bastone ad un punto dal quale è possibile farne iniziare la discesa per colpire la palla nel modo corretto. Durante questi movimenti, se fatti in assenza di corsetto ed esercizi correttivi, il soggetto scoliotico potrebbe aggravare la propria scoliosi.
Per cui, il golf va bene, ma se soffri di scoliosi non dimenticare di indossare il corsetto.

Danza e scoliosi

Statisticamente, nella danza classica e in attività simili (ginnastica ritmica e artistica) molti ballerini risultano affetti da scoliosi con doppia curva (DMC, Double Major Curve). Si tratta di una scoliosi in cui la colonna vertebrale forma due curve, come una S, il cui angolo è quasi uguale. In generale chi è affetto da DMC pratica più attività sportiva rispetto a chi ha una scoliosi a forma di C, a curva singola (SMC, single major curve). In generale, in caso di scoliosi evolutiva, la danza, soprattutto quella classica, sarebbe da evitare.
Come ha affermato Leon Scott, assistant professor on Scott, assistant professor presso il Clinical Orthopedics & Rehabilitation Vanderbilt University Medical Center, nonché  ex membro del team medico del Boston Ballet: “Nella mia esperienza, il modo in cui a chi studia danza classica viene richiesto di tenere la schiena è il contrario delle curve naturali della colonna vertebrale. Se si comincia a studiare danza classica in età molto giovane, la maggiore frequenza delle sessioni di studio e l’aumentata durata della danza sono associate con un maggiore rischio di sviluppare la curvatura anormale tipica della scoliosi”. Quindi nella danza classica, l’inversione delle curve fisiologiche può peggiorare una scoliosi preesistente o addirittura determinarne l'insorgenza.

Si può fare sport con il corsetto?

Sì, si può fare sport con il corsetto praticamente per tutte le discipline anche se potrebbe far bene dedicare l’ora libera per lo sport senza indossarlo. Questo perché il corsetto, se portato a lungo, tende a irrigidire la colonna vertebrale e a indebolire la muscolatura di sostegno. Fare sport, una o due ore a settimana, senza portarlo potrebbe aiutare a sviluppare le abilità neuromotorie della colonna vertebrale, libera dalla costrizione del bustino. Ma in ogni caso sono molti i giovani che lo indossano senza particolari problemi e in modo del tutto naturale. In caso di nuoto, sarà il medico a indicare se sia il caso di togliere o mantenere il bustino.
Chi indossa per alcuni anni, e per molte ore al giorno, il corsetto, se non pratica sport e non esegue esercizi specifici tende a “irrigidirsi” nella posizione del bustino, mantenendola anche quando non lo indossa. Lo sport ha, tra i tanti, il grande pregio di aiutare a mantenere la scioltezza e la naturalezza nei movimenti del tronco.

Il parere dell’esperto

Abbiamo chiesto al dottor Rodolfo Lisi, docente di Scienze Motorie, Specializzato in Posturologia e in Cultura Sportiva, perché il nuoto è sconsigliato in caso di scoliosi. Tanti medici ancora oggi lo indicano addirittura come terapia per chi soffre di questa patologia.
Lisi su questo argomento ci ha scritto un libro: “Il nuoto non fa bene – l’attività natatoria nella scoliosi: miti e tabù da sfatare” (Ed. Il Trifoglio Bianco) insieme al collega Carmelo Giuffrida.

"Voglio essere chiaro: il nuoto fa bene, è uno sport assolutamente completo ed è vero che in alcuni casi può essere indicato anche come terapia: per recuperare lesioni muscolari, fare determinati esercizi di fisioterapia, per soggetti che hanno disturbi cardiovascolari o ancora per partorire. L’attività in acqua è preziosa per l’uomo. Ma in alcuni casi, come per chi soffre di scoliosi, il nuoto non dovrebbe essere praticato, se non in via del tutto amatoriale e massimo, massimo, una volta alla settimana.

I medici che suggeriscono questo sport a chi soffre di scoliosi fanno leva sul fatto che in acqua non ci sia gravità e che per questo motivo chi soffre di scoliosi può fare sport senza affaticare la colonna vertebrale. Ma non è così. In acqua c’è la forza di gravità, non si annulla. Noi galleggiamo nell’acqua per il principio di Archimede (ogni corpo immerso parzialmente o completamente in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del fluido spostato, ndr). Ma in acqua, a differenza della terraferma, non esistono punti fissi su cui appoggiarsi o fare leva: il soggetto scoliotico è in balia dei flutti, non può aggrapparsi a nulla per fare quegli esercizi così fondamentali che si fanno a secco. E la pressione esercitata dall’acqua sulla zona lombare e toracica può peggiorare la patologia.

Questo sport non consente di controllare le torsioni del rachide. Nell’acqua le gambe tendono ad affondare e per riportarle vicino alla superficie si tende ad accentuare la curva lombare, che in un soggetto scoliotico è già compromessa. In questo modo si peggiora la rotazione delle vertebre. Ma non è solo questo. Il gibbo, la preminenza a destra o sinistra della colonna vertebrale, che indica la presenza di scoliosi, può peggiorare sotto la pressione esercitata dall’acqua. E infine, la respirazione. In acqua la nostra respirazione è forzata, entriamo e usciamo dall’acqua con la testa per poter prendere aria e in questo modo forziamo la normale respirazione, aprendo ancora di più le x (le ossa della gabbia toracica). Questa accentuazione della respirazione e dell’apertura delle coste può peggiorare ulteriormente il gibbo ed aggravare la scoliosi. Ripeto, il nuoto per chi è affetto da scoliosi può essere praticato a livello amatoriale, una volta a settimana, ma non di più e non a livello agonistico".

Fonti| ISCO; Scienze motorie

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