Stop Ue alla vendita di veicoli a benzina e diesel nel 2035, l’Italia proverà a opporsi. Ma fortunatamente è (quasi) da sola

Il governo italiano è determinato a ottenere il rinvio al 2040 dello stop alla vendita di nuove auto a benzina e diesel, deciso da Commissione e Parlamento Ue per il 2035. Una scelta motivata dal ministro alla Transizione Ecologica Roberto Cingolani dalla necessità di un passaggio più morbido all’elettrico, ma che associazioni come il Wwf definiscono “di retroguardia”, anche per le conseguenze che avrebbe sugli obiettivi europei di riduzione delle emissioni e decarbonizzazione. Difficile comunque che la proposta italiana trovi consenso in sede europea, dove Francia e Germania appaiono su posizioni opposte.
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Michele Mastandrea 24 Giugno 2022

Negli ultimi giorni, te ne sarai accorto, si parla tantissimo della siccità nel nostro Paese. Siccità dovuta ormai in maniera incontestabile all'effetto dei cambiamenti climatici. I danni all'agricoltura e all'industria sono enormi, pari a miliardi di euro. Ci si aspetterebbe dunque un'immediata azione di contrasto alle emissioni di gas serra, a partire dalla proclamazione dello stato di emergenza, ancora in via di definizione.

Eppure, questo non avviene. E anzi, in alcuni settori si propongono addirittura dei passi indietro. Sta accadendo sul tema della mobilità elettrica, con il Ministro alla Transizione Ecologica del nostro Paese, Roberto Cingolani, che ha proposto di rinviare al 2040 lo stop alla vendita di nuovi veicoli con motori a scoppio, dunque alimentati a combustibili fossili come benzina e diesel.

La proposta di Cingolani

La proposta sposterebbe dunque in avanti la data fissata da Commissione e Parlamento Europeo nel voto dello scorso 8 giugno, vale a dire il 2035. L'idea di Cingolani è quella di lasciare un ulteriore 10% alle auto a motore a scoppio dal 2035 al 2040, per favorire l'industria italiana dei bio-carburanti e assicurare una transizione più morbida.

Una proposta che al momento non sembra avere possibilità di passare in sede europea. L'Italia, infatti, è tra i pochi Paesi della Ue a spingere in questa direzione. Ci fanno compagnia Romania, Bulgaria, Portogallo e Slovacchia, con cui l'Italia intende fare fronte comune al prossimo Consiglio Europeo del 28 giugno. Ma serve la maggioranza qualificata dei 27 Paesi membri per imporre questa idea, e Paesi leader come Francia e Germania sembrano invece orientati a confermare quanto deciso da Commissione e Parlamento Ue.

Una mobilità a emissioni zero è necessaria

Non è difficile capire il perché: il blocco alla vendita di nuove auto a motore endotermico sarebbe infatti un ottimo segnale sulla via della transizione ecologica. Fornirebbe un incentivo immediato alle case produttrici a innovare sulla via dell'elettrico, oltre a spingere i consumatori a valutare seriamente il passaggio ad un mezzo di trasporto privato a emissioni zero. L'idea di Cingolani è stata definita proprio per questi motivi "di retroguardia" da parte di Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf.

Una mobilità sempre più elettrica è poi un passaggio decisivo in vista dell'obiettivo europeo di neutralità climatica al 2050, che la proposta di Cingolani andrebbe a rallentare. Nonostante l'urgenza di decarbonizzare il prima possibile un settore molto pesante in termini di emissioni come quello dei trasporti, attraverso una scelta che avrebbe conseguenze positive anche sulla riduzione dell'inquinamento atmosferico che fa enormi danni (e purtroppo anche vittime), soprattutto nelle grandi città.

Dalle parole di Cingolani emerge anche il punto di non favorire eccessivamente la Cina, leader mondiale nell'ambito della mobilità elettrica, in quanto maggiore produttore di componenti come le batterie, oltre che Paese con un ruolo importante nel controllo dei flussi di materie come litio, cobalto. Eppure, anche su questo servirebbe avere più lungimiranza.

Provando a guadagnare quote di mercato nel settore elettrico, anche attraverso la riconversione degli impianti di produzione. O investendo maggiormente nelle attività dell'Eba, l'European Batteries Alliances, che ha come obiettivo proprio quello di sostenere la trasformazione in senso elettrico della nostra mobilità e della nostra economia. Il punto è se guardare avanti o indietro: una scelta che forse, vista anche la situazione attuale, non dovrebbe essere in discussione.