Sarah Ferguson, duchessa di York, colpita da un melanoma: come si cura questo tumore della pelle

Il Sun ha raccontato che Sarah Ferguson avrebbe ricevuto una diagnosi di melanoma a soli sei mesi di distanza dai trattamenti posto intervento per un tumore al seno. La Duchessa di York, 64 anni, ora è in attesa di capire stadio e gravità della malattia: da questi dipenderà il successivo approccio terapeutico che può prevedere un’operazione chirurgica di rimozione così come approcci con l’immunoterapia.
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Kevin Ben Alì Zinati 22 Gennaio 2024
* ultima modifica il 22/01/2024

Melanoma. Ovvero un tumore della pelle. È la nuova sfortunata diagnosi recapitata a Sarah Ferguson, Duchessa di York.

Ex moglie del principe Andrea e madre della principessa Beatrice e della principessa Eugenia, Sarah Ferguson, oggi 64enne, ha scoperto della nuova malattia a soli sei mesi dall’operazione e dai trattamenti per rimuovere un pregresso tumore al seno.

Come ha raccontato il Sun, il melanoma è stato rilevato dopo la rimozione di alcuni nei avvenuta durante la chirurgia ricostruttiva dopo la mastectomia.

Alle analisi, uno di questi è risultato maligno e ora i medici stanno indagando ulteriormente per capire a che stadio si trova la malattia e se dunque è stato individuato per tempo.

Sembra non esserci pace, dunque, per la famiglia reale inglese. La notizia della Duchessa di York arriva infatti a breve distanza da quella del ricovero di Kate Middleton per una presunta isterectomia e dall’annuncio dell’operazione alla prostata di Re Carlo.

Fare chiarezza sull’estensione della melanoma, dalla sede di origine è strettamente fondamentale per capire come intervenire a livello terapeutico.

Se il tumore si trova in fase iniziale, si può pensare di procedere con la chirurgia per asportare il tessuto malato e anche una parte di quello sano circostante, così da essere sicuri di eliminare tutte le cellule cancerose.

La strada dell’immunoterapia è una delle alternative più innovative e prevede l’utilizzo di anticorpi monoclonali per riattivare l’azione difensiva del sistema immunitario e colpire le cellule tumorali.

Le tempistiche di risposta sono medio-lunga risposta ed è caratterizzata anche da un’eventuale tossicità tardiva: bisogna dire però che circa il 50% dei pazienti trattati mostra risultati importanti in termini di incremento della sopravvivenza. Quando i trattamenti immunoterapici sono associati tra loro, i tassi di risposta possono raggiungere anche l’80%.

Il ricorso alla radioterapia resta importante specialmente nel caso di metastasi a livello osseo o cerebrale oppure in quei parenti non operabili per comorbidità. Integrata con altri trattamenti, la radioterapia ha uno scopo scopo terapeutico oppure come palliativo dei sintomi: in fase di post-chirurgia, può essere impiegata nei casi di asportazione incompleta per ridurre il rischio di recidiva.

Esiste poi un’altra forma di trattamento che è la cosiddetta terapia target, basata su farmaci pensati apposta per colpire specifici bersagli molecolari coinvolti nella crescita e nella proliferazione incontrollata delle cellule tumorali.

Si tratta di farmaci personalizzati e realizzati sulla base di informazioni specifiche rilevate dalle cellule tumorali del tumore del paziente.

Fonte | Humanitas; Airc

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