In ogni angolo del Pianeta e pure dell’uomo: ora le microplastiche sono state ritrovate anche nelle nostre urine

Uno studio realizzato dalle università di Salerno e delle Marche ha ritrovato tracce di microplastiche nei campioni prelevati da sei giovani volontari del Sud Italia: i frammenti provenivano principalmente da cosmetici, detergenti, dentifrici, creme, adesivi, bevande o cibi.
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Kevin Ben Alì Zinati 17 Gennaio 2023
* ultima modifica il 17/01/2023

Si scrive “ovunque” ma si legge “microplastiche”. Hai capito bene: i microscopici frammenti di plastica ormai arrivano dappertutto.

Invadono l’ambiente che ci circonda, dai mari (pensa al mar Tirreno) alle cime delle montagne più alte del mondo. Si ritrovano nelle altre forme di vita che popolano la Terra, delle balene, ai pesci abissali fino alle api da miele. Da tempo però le microplastiche hanno finito – inevitabilmente – per sconfinare anche dentro l’uomo.

Purtroppo oggi posso farti un elenco: le abbiamo ritrovate nel sangue, nei polmoni di persone vive, nella placenta, nello stomaco. E ora, per la prima volta, anche nelle urine.

Uno studio pubblicato sulla rivista Toxics e realizzato in collaborazione dalle università di Salerno e delle Marche ha ritrovato tracce di plastica nei campioni prelevati da sei giovani volontari (tre uomini e tre donne tra i 16 e i 35 anni) provenienti da diverse città del salernitano e dell’area Nord di Napoli.

Attraverso un rigido protocollo plastic-free, basato sulla raccolta di campioni in speciali contenitori di vetro sfosticate procedure di laboratorio capaci di eliminare ogni possibile contaminazione, i ricercatori hanno individuato 7 frammenti di materiale polimerico, due nei campioni femminili e i restanti in quelli maschili.

Si tratta di particelle minuscole, delle dimensioni tra i 4 e i 15 millesimi di millimetro: grandi, insomma, come un batterio o un granellino di pulviscolo.

Le analisi hanno confermato che i frammenti erano di polipropilene, polietilene, polivinil cloruro e polivinil acetato, i materiali polimerici più comunemente utilizzati, e che provenivano verosimilmente da cosmetici, detergenti, dentifrici, creme, adesivi, bevande o cibi (ti abbiamo raccontato, per esempio delle tracce di microplastiche ritrovate negli ortaggi o nei chicchi di riso).

Secondo le prime ipotesi, queste particelle entrerebbero nell’organismo umano attraverso l’alimentazione, appunto, per via gastrointestinale, oppure attraverso l’apparato respiratorio, senza escludere la via cutanea.

L’eliminazione attraverso le urine invece potrebbe avvenire per via peritubulare renale attraverso meccanismi di endocitosi ed esocitosi. Si tratta di sistemi in cui le cellule inglobano grosse particelle per trasportarle da una parte all’altra dell’organismo.

Lo studio, seppur preliminare, rientra nell’ambito del progetto EcoFoodFertility, che è la prima indagine multicentrica al mondo dedicata al biomonitoraggio umano. Lo scopo è analizzare in diverse aree ad alto rischio ambientale la presenza di diversi contaminanti ambientali e monitorarne gli effetti sulla salute umana, a partire dal quella riproduttiva

Aver ritrovato microplastiche anche nelle urine, insomma, non è un buon segnale. Per niente.

Fonte | "First Evidence of Microplastics in Human Urine, a Preliminary Study of Intake in the Human Body" pubblicato il 30 dicembre 2022 sulla rivista Toxics 

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