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Terre rare, comunità energetiche e bosco anti-smog: Ecco le ultime 10 buone notizie sull’ambiente

Dal primo impianto di gas rinnovabile in Italia, alla scoperta di nuovi fluidi in America, passando per il batterio mangia Co2. Ecco le ultime novità green e sostenibili per l’ambiente della scorsa settimana ( 21 aprile – 27 aprile 2023), che faranno contento te e la Terra.
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Rubrica a cura di Mattia Giangaspero
27 Aprile 2023
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Milano avrà le sue prime comunità energetiche

Via libera nel capoluogo lombardo al bando per la realizzazione delle comunità energetiche rinnovabili solidali (CERS). A farlo sapere è il comune di Milano, che ha già pronte le candidature per cinque progetti riguardanti i quartieri di Bovisa, Città Studi, Ghisolfa, Chiaravalle e Niguarda/Affori/Dergano.

Con una delibera comunale il 20 aprile, con 27 voti favorevoli, il Consiglio comunale ha dato il via libera alla candidatura di cinque progetti per altrettante Comunità energetiche rinnovabili solidali (CERS) all’avviso pubblico “Manifestazione di interesse per la presentazione di proposte di comunità energetiche rinnovabili di iniziativa degli enti locali” aperto dalla Regione Lombardia.

Le proposte sono state presentate dal Politecnico di Milano, l'Associazione "Verso la CER della Ghisolfa” insieme all’ICS Rinnovata Pizzigoni, l'Associazione “Terzo paesaggio” e Cooperativa Abitare. Con questo atto il Comune di Milano vorrebbe dare una spinta alla gestione dell'energia eccedente, utile per amplificare l'offerta di servizi di carattere sociale e per venire incontro alle richieste dei comitati dei quartieri in questione. Come è possibile leggere in una nota dell'amministrazione Sala "La Comunità energetica si fonda sulla partecipazione di più utenti che collaborano per produrre, condividere, consumare e gestire l'energia autoprodotta da fonti rinnovabili. L'energia è utilizzata principalmente per l'autoconsumo istantaneo da parte dei membri".

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A Roma nasce il primo bosco anti-smog

Un bosco pensato per "mangiare" lo smog e ridurre le ondate di calore dovute alla crisi climatica. È il progetto promosso a Roma da ColdirettiRete Clima e partner privati nell'ambito della campagna "Foresta Italia", lanciata in occasione della Giornata della Terra 2023. L'iniziativa consiste in un progetto di forestazione del Parco regionale urbano di Aguzzano, una distesa di52 ettari a fianco della Riserva naturale della Valle dell'Aniene, dove sono stati piantati 3mila nuovi alberi.

Con la creazione di questo bosco, gli organizzatori della campagna hanno dichiarato di voler lanciare un appello alle città italiane per creare nuove foreste urbane all'interno della città stessa. Si tratta di un'iniziativa per contrastare la crisi climatica attraverso la creazione di nuovi spazi verdi all'interno della città.

Le foreste urbane dovrebbero secondo Coldiretti, Rete Clima e gli altri partner "per aumentare la naturalità dei territori e le connessioni ecologiche locali, ridurre le emissioni di CO2, migliorare la qualità dell'aria, favorire la biodiversità, ridurre le temperature e proteggere dalle ondate di calore".

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La bio-stampa 3D potrebbe combattere la scomparsa delle mangrovie sulle coste australiane

Una delle conseguenze dei cambiamenti climatici è l'erosione delle coste. E una delle conseguenze dell'erosione delle coste è la distruzione della biodiversità che le caratterizza. Alcune specie vegetali infatti non riescono a sopravvivere ai cambiamenti e all'avanzamento dell'acqua, rischiando di scomparire. È il caso – per esempio – delle mangrovie sulle coste australiane. Che sta tuttavia permettendo a dei ricercatori universitari di testare la stampa 3D a supporto delle piante che si trovano nella stessa situazione.

L'erosione delle coste australiane pone purtroppo alcune specie vegetali di fronte a problemi non indifferenti. Alcuni semi non riescono infatti ad affondare le radici a fondo, mettendo a repentaglio la stessa crescita della pianta. La naturale rivegetazione, quindi, è di fatto impossibile: non si può insomma sperare che queste piante costiere si adattino alla nuova situazione (almeno non in tempi brevi: il rischio è di perderle del tutto).

Il programma di ricerca "Regenerating Our Coasts" vuole quindi aiutare queste piante dando loro il giusto supporto, a partire dalle mangrovie, che faticano a mettere radici e a crescere con la forza dovuta.

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Terre rare in Italia: il progetto dell’Università Bicocca per il recupero dei rifiuti elettronici

L'Università Bicocca di Milano lancia un progetto che si chiama RARE che si focalizza sul recupero, dai rifiuti elettronici, dei metalli rari fondamentali in questo momento storico per continuare il processo di transizione energetica verso un futuro sostenibile. Brevemente si tratta di materiali quali Litio, Cobalto importanti per la costruzione di batterie elettriche per le auto e software per i computer.

Attualmente – spiegano i membri del team – i componenti dei dispositivi elettronici sono riutilizzati solo in minima parte. Si riciclano materiali come il rame, l’alluminio e il ferro ma pochi riescono a riciclare le terre rare. Recuperare scarti industriali per creare le nuove materie prime  adatte alla cattura di questi elementi chimici permetterebbe di abbattere i costi che comportano gli altri metodi di recupero. In questo modo, inoltre, si promuove un’idea di economia circolare dove i rifiuti non vengono eliminati, ma si cerca di dar loro una seconda vita.

"Noi vogliamo sviluppare un dispositivo sostenibile e attento all’ambiente, in grado di recuperare le terre rare dei rifiuti elettronici. Attraverso specifici trattamenti di questi rifiuti, gli ioni delle terre rare possono essere trasferiti in acqua e successivamente catturate dal nostro dispositivo. Ulteriori trattamenti permetteranno di recuperare le terre rare e, idealmente, renderle riutilizzabili per la produzione di nuovi dispositivi elettronici e tecnologie."

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La nuova strategia dell'Europa per contrastare la deforestazione mondiale

Sapevi che nel mondo, tra il 1990 e il 2020, è andata persa una quantità di alberi più grande dell'Unione europea? Il Parlamento europeo afferma che nel nostro Continente è accaduto un processo inverso: nello stesso periodo le foreste sono aumentate del 10%. In realtà, come segnala la stessa UE, se da una parte viene esaltato l'impegno dei Paesi membri, dall'altra questo scenario di deforestazione globale è causato per circa il 10% anche dall'UE, che ne è responsabile come gli altri Paesi. È vero, infatti, che nell'Unione europea le foreste sono tutelate da leggi nazionali e internazionali, ma lo è anche il fatto che il consumo dei Paesi membri rappresenta circa il 10% della deforestazione globale, principalmente olio di palma e soia, che rappresentano oltre i due terzi.  A dirlo sono i dati pubblicati dalle Nazioni Unite e la valutazione d'impatto della Commissione europea, secondo cui  i principali prodotti importati nell'UE provenienti da terreni disboscati sono:

  • Olio di palma 34%
  • Soia 32,8%
  • Legno 8,6%
  • Cacao 7,5%
  • Caffè 7%
  • Gomma 3,4%

La deforestazione e il degrado delle foreste sono motivo di preoccupazione per l'Unione europea, a tal punto che sugli obiettivi ambientali come la perdita di biodiversità e la lotta ai cambiamenti climatici. Per questo motivo, il Parlamento UE si è mosso adottando alcune strategie negli ultimi anni. Nel 2021 la Commissione aveva presentato la nuova strategia forestale dell'UE per il 2030, mentre nel 2022 il Parlamento si era espresso sul regolamento della Commissione sui prodotti privi di deforestazione, spiegando che vorrebbe richiedere alle aziende "di verificare che i prodotti venduti nell'UE non siano stati prodotti su terreni deforestati o degradati. Il Parlamento vuole includere più prodotti nell'elenco e garantire che i diritti umani ei diritti dei popoli indigeni siano rispettati".

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l nuovo alleato contro il Climate Change? Un batterio

Sull’isola di Vulcano, al largo della Sicilia, si trova un particolare batterio capace di “mangiare” la CO2 in tempi rapidissimi. Un team di studiosi americani è convinto che potrebbe aiutarci a ripulire l’atmosfera dall’inquinamento. Lo speciale batterio, appartenente ai cianobatteri, è stato scoperto durante una spedizione partita a settembre 2022 e secondo i dati raccolti prolifererebbe nelle sorgenti termali di origine vulcanica ricche di anidride carbonica. I cianobatteri sono particolari microrganismi fotosintetici, capaci dunque di sottrarre CO2 dall’atmosfera attraverso il processo della fotosintesi, che vivono principalmente in ambienti acquatici.

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La Grande Muraglia Verde in Africa

Un'enorme muraglia naturale lunga più di 8mila km, dall'Etiopia al Senegal. Il suo nome è "Great Green Wall", ovvero "Grande Muraglia Verde" ed è l'ambizioso obiettivo a cui punta un progetto avviato nel 2007 dall’Unione Africana, con il supporto dell’Onu, della Fao, dell’Unione Europea e i finanziamenti della Banca Mondiale. L'obiettivo è quello di far crescere in Africa una muraglia naturale, costituita da alberi e pensata per contrastare l'avanzamento della desertificazione. Ad oggi sono stati piantati alberi per un tratto di oltre 530 chilometri, nel Nord del Paese. Il progetto parla anche un po' anche italiano: tra quanti stanno lavorando per la costruzione della Grande Muraglia Verde c'è anche l'EcoIstituto Reseda onlus, realtà che fa parte di una rete internazionale nota come “I guardiani della foresta” che porta avanti, in diverse zone del Pianeta, varie campagne di riforestazione.

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Un fiume in India è stato salvato dopo 20 anni di abbandono

Che bella notizia! Un esempio di come l'essere umano può risolvere i danni che sono stati creati in passato. La bella notizia riguarda un fiume, precisamente un fiume indiano, il "Kuttamperoor". Si tratta di un corso d'acqua di 7.2 km ed è un affluente di due fiumi più grandi, il Pampa e l'Achencoil. Questa è una bella notizia in quanto il Kuttamperoor era "morto" nel 2005 a causa di danni dovuti a discariche di rifiuti essenzialmente, ma anche per altre attività antropogeniche. Il fiume è tornato a risplendere grazie a sei anni di lavoro da parte di associazioni di volontariato e protezione ambientale (sono intervenuti quasi in 7mila) e alle istituzioni locali. Il dipartimento indianoMajor Irrigation, ha partecipato per il rilancio del fiume. Sono stati rimosse le specie invasive che rendevano il fiume inquinato, sono stati costruiti argini su ambo i lati del fiume che adesso è tornato ad avere una larghezza di 50 metri.  Il governo aveva finanziato l'operazione con circa 15 milioni di euro, ma sono basti poco meno, 13 milioni. Si tratta di un esempio di sforzo compiuto dalla comunità in associazione al governo che potrebbe ispirare tanti altri Paesi a compiere progetti simili. Adesso il fiume offrirà alla regione indiana delle cittadine di Bhudhanoor, Chennithala e Mannar acqua potabile, acqua per le coltivazioni, ampi tratti di risaie, un lavoro ai pescatori. Il fiume è, anche, tornato un canale per il trasporto merci. Pensa che il fiume Kuttamperoor era quasi scomparso, la sua estensione era di oltre 100 metri, ma dieci anni fa ormai era ridotto a 15 metri.

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Fluidi sconosciuti dalle faglie del Pacifico: potremmo comprendere i prossimi terremoti?

Secondo i dati ottenuti, i fluidi dovrebbero provenire dalla zona di “megathrust” (ovvero una struttura a faglia inversa) di Cascadia, in un ambiente in cui le temperature devono essere comprese tra i 150 ed i 250°C. In superficie, i punti di emissione si troverebbero in corrispondenza di grandi faglie verticali che si muovono in senso “trascorrente”, ovvero con un senso di movimento inverso su un piano verticale, ed in un contesto generale geodinamico caratterizzato dalla compressione della placca oceanica pacifica e di quella continentale americana. I fluidi che circolano in queste strutture tettoniche agiscono da “lubrificante” ovvero consentono alle placche di scivolare letteralmente senza bloccarsi e accumulare energia. Secondo gli studiosi la pressione dei fluidi in uscita può dare informazioni fondamentali sulle probabilità di accadimento dei terremoti. Le continue emissioni, infatti, porterebbero ad una diminuzione della pressione dei fluidi alla superficie di faglia, aumentando l’attrito tra i blocchi e dunque l’accumulo di energia che potrebbe essere liberata improvvisamente attraverso un sisma. Gli studiosi vogliono ora capire se esistono altri siti di emissione nei dintorni, il loro monitoraggio infatti è essenziale per capire quali sezioni di faglia siano più “bloccate” di altre e dunque soggette ad una maggiore probabilità di terremoto.

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In Italia arriva il primo impianto di produzione di gas rinnovabile

È stato inaugurato nel padovano il primo impianto di produzione di biometano, un gas rinnovabile che si ottiene dal biogas, generato dai rifiuti organici dei centri urbani o dalle biomasse agricole e agroindustriali: scarti dei prodotti agro-alimentari, escrementi animali, residui del processo di lavorazione del legno, oppure da colture agricole e forestali dedicate proprio a questo tipo di produzione. Si tratterebbe di una delle fonti rinnovabili meno conosciute, ma fondamentali per la transizione energetica. Come avrai potuto leggere più volte, l'Italia ha ancora bisogno di gas per accompagnare il passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Se da una parte l'Italia è impegnata nella ricerca di nuovi accordi sul gas con diversi Paesi, dall'altra potrebbe sfruttare le risorse presenti nel territorio per soddisfare la domanda di gas.

L'impianto, inaugurato il 12 aprile presso le Distillerie Bonollo di Conselve, in Provincia di Padova, è a tutti gli effetti il primo in Italia al servizio di una distilleria. Ma come funziona? La produzione di biometano in questo caso parte dai residui liquidi delle attività di distillazione. L'impianto riuscirebbe a produrre un quantitativo medio giornaliero di circa 10mila metri cubi per un totale complessivo annuo di 1,5 milioni di metri cubi. Se questi numeri possono sembrarti astratti, sappi che corrispondono circa ai consumi medi di 3mila famiglie.

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Il mio percorso di studi è iniziato a Milano nel 2016 dove, all’Università Cattolica, ho frequentato la triennale in Linguaggi dei altro…