Abbiamo raggiunto la vaccinazione dell’80% della popolazione over12: e ora che succede?

Insieme al professor Fabrizio Pregliasco abbiamo provato a riflettere su cosa ci aspetterà nei prossimi mesi: una volta superato l’inverno e il potenzie colpo di coda del virus e la ricomparsa dell’influenza l’obiettivo è aumentare la percentuale di popolazione vaccinata abbattendo sempre di più dubbi e resistenze e coinvolgendo medici e farmacie nella campagna.
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Kevin Ben Alì Zinati 16 Ottobre 2021
* ultima modifica il 16/10/2021
In collaborazione con il Prof. Fabrizio Pregliasco Virologo dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano

Questa è una di quelle volte in cui il ritardo è perdonato perché l’obiettivo raggiunto vale tanto, tantissimo: abbiamo vaccinato l’80% della popolazione over12.

Quando ad aprile abbiamo inserito la quinta lanciando la macchina della campagna vaccinale italiana alla velocità di 500mila iniezioni al giorno, eravamo convinti di raggiungere la meta segnata sulla mappa entro la fine di settembre.

Ogni viaggio lungo porta con sé ostacoli e imprevisti e alla luce degli ultimi 18 mesi poco importa se alla tappa cerchiata in rosso dal premier Mario Draghi e perseguita con decisione dal Commissario Straordinario per l’Emergenza Francesco Paolo Figliuolo ci siamo arrivati solo domenica 10 ottobre 2021, quando 43.229.551 avevano completato il ciclo vaccinale.

Oggi gran parte della popolazione italiana è protetta contro Sars-CoV-2 e le forme più gravi della malattia. Restando nell'immagine dell’auto, della velocità e di una strada intrapresa e non ancora finita ti starai però chiedendo quali saranno le prossime tappe.

L’inverno sta arrivando

Stiamo per entrare nell’inverno, il secondo in compagnia di Sars-CoV-2 e se lo scorso è stato uno dei momenti più tesi della nostra storia recente, con la seconda ondata di contagi e il ritorno delle misure restrittive che come acqua sulla sabbia hanno cancellato la calma apparente dell’estate post lockdown, il superamento di questa soglia oggi appare meno drammatico. E tutto proprio grazie alla vasta adesione alla vaccinazione.

La definizione dei prossimi obiettivi porta però inevitabilmente a fare i conti con l’inverno che, nell’equilibrio tra noi e il virus, è una variante determinante.

Come ha fatto notare anche il professor Fabrizio Pregliasco, Virologo dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, oggi il periodo invernale torna a far rima con influenza: “Sarà l’ultima battaglia che dovremo affrontare perché oltre al Covid si concentreranno alcuni fattori di rischio che faciliteranno la diffusione dell’influenza e di altre infezioni respiratorie”. 

L’anno scorso gli spostamenti bloccati, gli ambienti pubblici chiusi, pochissimi volti sprovvisti di mascherine e tutte le altre misure di prevenzione messe in campo contro la pandemia avevano di fatto tagliato le gambe alla “tradizionale” epidemia influenzale.

La campagna di vaccinazione, iniziata lo scorso 27 dicembre 2020 con il V-Day, oggi ha invece permesso praticamente a tutte le attività lavorative di riprendere in presenza (anche le discoteche e i locali notturni, ad oggi accessibili fino al 50% della capienza massima al chiuso) e alle scuole di riaccogliere ragazzi e studenti nelle proprie aule.

Un progressivo ritorno alla normalità che “nel contesto di condizioni climatiche più rigide, continui sbalzi termici e dalla necessità di stare più al chiuso può però innescare un ultimo colpo di coda del virus – ha continuato Pregliasco – Dovremo dunque attrezzarci con attenzione, buon senso e accorgimenti e non abbassare la guardia. La speranza è quella di poter governare un’eventuale ma probabile nuova ondata che arriverà”.

L'inverno sarà l’ultima battaglia: oltre al Covid ci sarà la diffusione dell’influenza e di altre infezioni respiratorie

Prof Fabrizio Pregliasco, Virologo Università di Milano

Ancora qualche mese di mascherine, gel per le mani e assembramenti limitatissimi insomma. Senza dimenticare il vaccino antinfluenzale, che per forza di cose risulterà ancora più determinante soprattutto se pensi che le fasce d’età cui è raccomandato sono anche quelle più a rischio di un Covid-19 grave: problema cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità pensa di ovviare con l’approvazione della somministrazione in contemporanea dei due farmaci.

Nuove soglie

La prima soglia di sicurezza garantita dalla vaccinazione l’abbiamo raggiunta e cominciamo a intravederne una nuova. Se di tappe vogliamo parlare, è chiaro quindi che la prossima cui punta il Governo è quella del 90% di popolazione “adulta” punta e protetta.

In pratica, sarebbe come centrare l’agognatissima immunità di gregge, sebbene dal punto di vista squisitamente scientifico sia quasi irraggiungibile visto che “al momento vacciniamo solo dai 12 anni in su, i vaccini hanno comunque dei limiti di protezione nel tempo che riportano tante persone ad essere a rischio e che i guariti, seppur in percentuali minori, possono comunque reinfettarsi”. 

Raggiungere una simile copertura, per il professor Pregliasco significherebbe limitare il peso dei non vaccinati sul resto della società, ridurre il numero di suscettibili, contenere la circolazione del virus e lasciar respirare un sistema sanitario in lenta ripresa dopo la valanga del 2020.

“Il 90% di popolazione over12 protetta corrisponderebbe a una convivenza molto più facile con il virus e a una maggior sicurezza di superare quest’inverno e avere una difesa per la primavera prossima, in cui ci sarà una presenza endemica ma sempre meno impattante”.

Tra noi e l’obiettivo 90% di popolazione over12 vaccinata però oggi si frappongono poco più di 8milioni di persone: quanti, cioè, non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino anti Covid, il 15,54% della popolazione vaccinabile, di cui poco meno di 3 milioni appartengono alla delicata fascia degli ultracinquantenni.

Tra questi vi è chi, per ragioni sanitarie, è escluso dalla vaccinazione e, ovviamente, anche i “no-vax” ideologici. “Bucare questi muri di resistenze non è facile – ha spiegato il virologo – La comunicazione è difficile perché non c’è fiducia e la paura si è incrostata su quest’aura di sospetti”. Una delle mani che stanno facendo pressione su questi muri è il Green Pass, che dal 15 ottobre diventerà obbligatorio anche per accedere al proprio luogo di lavoro.

Ill 90% vorrebbe dire convivenza molto più facile con il virus e a una maggior sicurezza per la primavera prossima

Prof Fabrizio Pregliasco, virologo Università di Milano

“Questi aspetti ideologici e di sfiducia rispetto a ciò che viene detto rimangono forti ma la certificazione verde ha dato una spinta alla vaccinazione”: il disagio e il costo di fare due o tre tamponi alla settimana per andare a lavorare hanno fatto ricredere più di un italiano. L’imminente entrata in vigore dell’obbligo di Green Pass poi rialzerà con molta probabilità il numero di somministrazioni, spingendo la macchina forte verso quota 90%.

Il ruolo di medici e farmacie

Il nuovo capitolo della nostra convivenza con il virus sarà ancora più all’insegna della vaccinazione. Intesa sia come protezione della popolazione dei bambini sotto i 11 anni, “dovrebbe partire tra la fine dell’anno e l’inizio del 2022”, sia come terza dose.

Secondo quanto lasciato intendere dalla struttura del Commissario Figliuolo, infatti, hub e centri vaccinali concentreranno gli sforzi proprio per accelerare la somministrazione della terza dose, partita lo scorso settembre per gli immunocompromessi e i trapiantati e oggi estesa anche agli over60.

Sebbene possa apparire come un ulteriore passo verso il modello israeliano, un terzo giro di vaccino per tutti per Pregliasco “ora non è una priorità. Per ora vacciniamo quella fetta di popolazione che è più a rischio. Vedremo con l’andamento epidemiologico del prossimo futuro se sarà necessario abbassare l’età”.

In base poi alla copertura vaccinale raggiunta e all’adesione nei prossimi mesi, il Governo valuterà un progressivo smantellamento degli hub.

A quel punto entreranno in gioco ancora di più i medici di famiglia e le farmacie, il cui coinvolgimento nella vaccinazione diventerà la benzina extra per lasciare virus, pandemia e l’ultimo anno e mezzo come figure sbiadite nello specchietto retrovisore. “Un sistema virtuoso tra questi attori sarà la scommessa per fare le cose al meglio: se troveremo l’equilibrio sarà la svolta ha concluso Pregliasco.

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