Le malattie tropicali neglette riguardano tutti, la dott.ssa Buonfrate: “Non ricordiamocele solo perché ci stanno toccando da vicino”

Oggi è la giornata mondiale dedicata alla sensibilizzazione verso le cosiddette malattie tropicali neglette, ovvero quelle patologie endemiche nelle zone più povere del mondo a cui le agende politiche non starebbero dando le giuste attenzioni. Queste condizioni oggi sono arrivate fino alle nostre latitudini grazie al Climate Change ma l’appello degli esperti è semplice: non possiamo ricordarcene solo quando ci toccano da vicino.
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Kevin Ben Alì Zinati 30 Gennaio 2024
* ultima modifica il 30/01/2024
In collaborazione con la Dott.ssa Dora Buonfrate Responsabile del centro collaboratore dell’OMS per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette presso l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Verona

Alcune cose ce le ricordiamo solo quando le perdiamo, altre invece occupano un posto speciale nella nostra mente «solo» perché ci toccano da vicino. O perché ci arrivano «vicino».

Una distanza che oggi misuriamo in «casi». Come gli 82 casi non importati di dengue registrati in Italia nel 2023, il più alto numero in Europa, o i 280 casi legati invece viaggiatori tornati da luoghi dove questa patologia è endemica.

O ancora i 7 casi di chikungunya, i 600 di malattia di Chagas a partire dal 1998, gli oltre 100 di strongiloidosi, una forma di parassitosi diffusa soprattutto nella popolazione over65.

Vicino, insomma: le malattie tropicali ci stanno arrivando sempre più vicino e molte di esse oggi ce le ricordiamo. Le conosciamo, addirittura le sappiamo riconoscere perché non ci appaiono così misteriose e sconosciute. Ed è proprio qui che sta il problema.

“Ci ricordiamo di queste malattie solo quando arrivano alle nostre latitudini mentre invece oltre un miliardo di persone è affetto da almeno una di queste condizioni, o più d’una, visto che, tra le altre cose, spesso hanno sintomi simili che portano a confonderle e quindi a non riconoscere le co-infezioni” ci ha spiegato la dottoressa Dora Buonfrate oggi che è la Giornata Mondiale dedicata proprio alla sensibilizzazione verso queste patologie tropicali appositamente ribattezzate «neglette».

Ma dimenticate da chi? Quando parla di malattie trascurate, la responsabile del centro collaboratore dell’OMS per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette presso l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Verona intende “rimaste fuori dalle agende politiche o dalle principali fonti di finanziamento per la ricerca”.

Lei è la dottoressa Dora Buonfrate, responsabile del centro collaboratore dell’OMS per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette presso l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Verona

Una «dimenticanza» che fa rumore dal momento che esse rappresentano vere e proprie minacce per la salute pubblica di determinate aree del mondo, soprattutto quelle più povere.

Di natura infettiva e causate da virus, batteri, funghi e tossine, queste patologie si sviluppano infatti in zone dove persistono condizioni igieniche non favorevoli o dove le strutture sanitarie scarseggiano, tutti fattori che creano un terreno fertile per patologie come per esempio la leishmaniosi e la scabbia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato come neglette 21 patologie.

“L’impatto di queste malattie in queste aree del mondo è estremamente pesante – ha continuato la dottoressa Buonfrate – Se si considerano criteri come i giorni di lavoro e di vita persi, i numeri sono veramente molto alti. Alcune di esse causano anemia o altre condizioni che impediscono per esempio di frequentare la scuola o di lavorare”. 

Altre creano stigma, come la lebbra, che «costringe» chi ne soffre a restare isolato dal resto del mondo. Altre ancora hanno tassi di mortalità estremamente alti. Avere dati certi è difficile perché dipende molto dalla specifica malattia ma secondo la dottoressa Buonfrate le stime parlano di almeno 200mila morti ogni anno dovuti a una di queste condizioni.

“È il caso, per esempio, dell’avvelenamento da serpente contro il quale non c’è abbastanza ricerca per trovare lo specifico siero di trattamento per ogni specie. Per non parlare della rabbia, che ha il 99,9% di mortalità: ci sono solo 2-3 persone al mondo che si sono salvate”. Contro la rabbia oggi abbiamo a disposizione una vaccinazione ma in molte aree del pianeta non viene ancora messa in atto in maniera capillare.

Un discorso simile vale per la tripanosomiasi africana, la cosiddetta malattia del sonno, ovvero un’infezione parassitaria trasmessa all’uomo attraverso la puntura di una mosca tse-tse e capace di provocare un’encefalite così grave da portare la persona infettata fino al coma. “Alcune di queste malattie sono target di programmi di controllo dell’Oms che hanno portato a trattamenti più efficaci e accessibili, in altri casi però questo discorso purtroppo funziona meno. La ricerca non viene finanziata e a questo va unita la carenza di farmaci”.

Vicine, sempre più vicine: ma perché? Per quale motivo oggi «anche noi» ci ritroviamo sempre più spesso faccia a faccia con patologie che tradizionalmente non appartengono ai nostri territori?

Un responsabile è, purtroppo, facile da indicare e risponde al nome di cambiamento climatico. La mutazione delle condizioni climatiche sta alterando la geografia di queste malattie.

L’aumento delle temperature in ogni angolo del Pianeta sta regalando a diverse popolazioni di zanzare sempre più habitat favorevoli alla propria sopravvivenza e, come sai, questi insetti sono vettori efficacissimi di molte malattie infettive. Se consideri che il mondo è più caldo almeno di 1,2°C rispetto al periodo preindustriale capisci quanto il climate change stia incidendo sul nostro rapporto con queste patologie.

Per la dottoressa Buonfrate, a questo vanno aggiunti anche gli spostamenti, il turismo, le migrazioni e il commercio. “Basti pensare che la zanzare tigre è penetrata in Europa tramite il commercio degli pneumatici, sfruttando come habitat delle sacche di acqua stagnante depositate nei container”.

Oggi dunque è la giornata giusta per ribadire la necessità di una maggior luce verso queste malattie. “L’augurio è che possa aumentare l’attenzione verso queste patologie. Mentre continuano ad essere creati bandi per finanziare la ricerca per altre malattie quelli dedicati alle tropicali neglette sono ancora veramente ridotti e scarsi” ha concluso la dottoressa Buonfrate.

Specie aliene

Oggi, insomma, è il giorno giusto per ricordare. Per ricordarci una volta di più che viviamo in un Pianeta interconnesso, costruito e voluto da noi e per il quale è strettamente necessario imparare a guardare anche un po’ più in là del nostro naso.

Per ricordarci che in questo mondo il metro di misura per le distanze, o meglio, le vicinanze, non possono essere i «casi».

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