Le 5 malattie da monitorare a causa del cambiamento climatico: dalla dengue alla West Nile, le infezioni viaggiano con le zanzare

Il cambiamento climatico sta modificando la geografia delle malattie infettive. Di quelle patologie cioè che attraverso animali e insetti come le zanzare viaggiano da una latitudine all’altra diffondendosi in aree dove prima non eravamo abituati a trovarle. Sotto osservazione oggi ci sono sicuramente la dengue, che sta dilagando in America Latina, ma anche la malaria, la febbre del Nilo e la febbre da Chikungunya.
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Kevin Ben Alì Zinati 20 Marzo 2024
* ultima modifica il 02/04/2024

Dalla malaria alla Dengue, dalla febbre da Chikungunya e alla West Nile. Senza dimenticare la febbre gialla, l’usutu virus e la zika.

La geografia è cambiata. No, tranquillo: la penisola italiana è sempre al suo posto aggrappata a Svizzera, Francia e Austria, l’Australia è ancora nell’emisfero australe e la Groenlandia resiste al nord del mondo (e speriamo lo faccia ancora per molto tempo).

Quella che è cambiata, semmai, è la geografia delle malattie infettive. Quelle cioè che attraverso animali e insetti viaggiano da una latitudine all’altra diffondendosi in aree dove prima non eravamo abituati a vederle, né a cercarle.

Questo accade perché il cambiamento climatico sta alzando regolarmente (e irrimediabilmente) il termometro del Pianeta e angoli di terra prima inospitali per vettori come le zanzare si stanno trasformando in habitat perfetti per la loro sopravvivenza e proliferazione.

Il risultato è che ci sono nuove potenziali minacce per la nostra salute a cui dobbiamo prestare attenzione. Malattie e focolai che dobbiamo tenere monitorati in modo da non farci cogliere impreparati quando decideranno di fare sul serio e allargare il proprio raggio d’azione.

Perché se c’è una cosa che la pandemia di Covid-19 ci ha ricordato – o almeno, avrebbe dovuto farlo – è non si tratta di una questione di sé, quanto di quando.

Il ruolo del cambiamento climatico

Dietro questa geografia che cambia c’è, appunto, il cambiamento climatico.

Le inondazioni, le tempeste d’acqua, le gravi siccità non mettono solo in evidenza le grosse falle nelle infrastrutture – dalle reti fognarie ostruite, le barriere dei corsi d’acqua non manutenute o l’assenza di vasche di contenimento – o i limiti nella gestione di emergenze figli di una politica poco lungimirante.

Tutti gli eventi climatici estremi a cui ci stiamo purtroppo abituando rappresentano essi stessi veri e propri vettori di queste nuove ma vecchie malattie virali.

Alluvioni e esondazioni dovute allo straripamento delle acque reflue portano la popolazione sempre più a contatto con batteri e virus esponendoli quindi a un rischio di contagio per contatto diretto o per via alimentare. Ti abbiamo raccontato, per esempio, la portata del rischio sanitario legata alle inondazioni in Emilia RomagnaToscana, ricordi?

Il problema principale, come ti accennavo all’inizio, è tuttavia rappresentato dalle zanzare. Ormai l’invasione sembra non arrestarsi, anzi, e l’Italia si sta dimostrando un obiettivo estremamente allettante.

Questo avviene perché le zanzare come quelle del genere Aedes si riproducono in climi caldi e umidi che con il costante aumento delle temperature e la riduzione di inverni degni di questo nome stanno diventando sempre più diffusi anche alle nostre latitudini. Spostandosi, spostano anche le dimore delle malattie che trasportano.

Dengue

Malattia infettiva di origine virale veicolata dalle zanzare Aedes, la dengue oggi è al centro dell’attenzione di quasi tutto il mondo poiché sta mettendo a soqquadro la sanità dell’America Latina e, allo stesso tempo, sta cominciando ad affacciarsi anche verso il nostro Paese.

A un primo sguardo potresti pensare che ciò che sta succedendo in Brasile, in Perù o in Argentina in fin dei conti sia abbastanza normale. Perché un aumento contenuto dei casi di febbre dengue in paesi tropicali e subtropicali, abituati a climi caldi e umidi, è qualcosa di normale.

Il punto però è che i numeri di casi di persone che manifestano dolori e febbri emorragiche negli ultimi mesi è letteralmente esploso oltre qualsiasi previsione. Considera solo che le 1.889.206 segnalazioni probabili di dengue registrate in Brasile rappresentano il numero più alto mai registrato dal 2000.

L’effetto volano del climate change – unito ad altri fattori come la globalizzazione e il turismo – sta tuttavia portando anche altri paesi a confrontarsi con questa malattia virale. L’Italia è uno di questi.

Sul nostro territorio nazionale sono già stati segnalati diversi casi e focolai e per questo gli Uffici di Sanità Marittima Aerea e di Frontiera (Usmaf-Sasn) sono stati allertati per alzare la guardia sulle merci importate dai Paesi in cui è frequente e continuo il rischio di contrarre la malattia mentre l’Aifa ha anche deciso di approvare un vaccino tetravalente vivo attenuato per la profilassi contro la malattia da Dengue.

Febbre da Chikungunya

Anche la malattia provocata dall’infezione del virus Chikungunya rappresenta una minaccia sanitaria globale emergente e strettamente connessa all’avanzare della crisi climatica.

Considera infatti che a partire dalle regioni tropicali e subtropicali dell’Africa, dal sud-est asiatico e dalle parti delle Americhe, dove era endemica e più frequente, la Chikungunya ormai si è allargata un po’ in tutto il mondo: negli ultimi 15 anni si sono contati almeno 5 milioni di casi.

Se ne hai sentito parlare ancora poco, tieni a mente che si manifesta con febbre alta improvvisa, mal di testa, affaticamento, eruzioni cutanee e dolori articolari e muscolari e che gli Usa, probabilmente non a caso, hanno appena approvato il primo vaccino al mondo deputato alla lotta a questa malattia virale.

Malaria

Quando senti parlare di malaria devi pensare a una malattia trasmessa da un parassita che entra nel tuo organismo attraverso la puntura di una zanzara Anopheles e contraddistinta da una sintomatologia aspecifica.

Vuol dire che i sintomi che provoca – dalla febbre ai brividi, dal mal di testa alle mialgie a nausea, vomito e diarrea – sono molto generici e indicatori di tanti disturbi diversi.

Ebbene, tieni a mente che questa malattia virale – che spesso può risultare anche mortale –  si sta riaffacciando in diverse zone del mondo occidentale, a partire dagli Stati Uniti.

I Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie statunitensi hanno dato conferma di 5 persone contagiate con questa pericolosa malattia infettiva a più di 20 anni di distanza dall’ultima segnalazione confermata.

In quel caso per la maggior parte si trattava di casi importati, quindi di persone che hanno viaggiato in paesi dove la malattia è ancora endemica e l’hanno contratta durante il proprio soggiorno riportandola poi dentro ai propri confini nazionali.

Questo quadro però sembra poter cambiare in fretta proprio a causa del graduale ma costante aumento delle temperature e a tutti gli altri elementi che stanno dando alle zanzare le condizioni ideali per diffondersi.

Gli stati Uniti rappresentano in un certo senso l’anticamera prima di un arrivo in Europa e quindi in Italia, dove comunque la malaria non è del tutto nuova. Nel 2022 erano stati registrati 650 casi.

West Nile

Ad oggi non abbiamo farmaci per curare un’infezione da febbre del Nilo né siamo dotati di un vaccino in grado di prevenire la malattia.

Da un lato questo non spaventa più di tanto perché spesse volte l’infezione guarisce da sola senza dare troppi sintomi. Solo 1 persona su 5 in media va incontro a febbre e altri sintomi, comunque lievi, mentre parliamo di 1 persona su 150 se consideriamo quelle che vengono colpite da una forma di malattia grave, che a volte può essere anche fatale.

Il punto però è che negli ultimi anni i casi di febbre West Nile sono aumentati in maniera importante, specialmente in Europa con oltre mille casi e quasi 100 morti solo nel 2022. Una delle situazioni più attenzionate dalle autorità sanitarie era proprio quella italiana: pensa che a settembre 2023 è stata confermata la settima vittima, un uomo di Seregno, un comune della Brianza, in Lombardia.

Usutu virus

Cugino del più noto West Nile e, quando sintomatico, responsabile di dolori muscolari e articolari, cefalea, febbre e nei casi già gravi anche di meningo-encefalite (l’infezione di meningi ed encefalo), Usutu è un virus di origine africana che lentamente sta sfondando i confini di diversi paesi, tra cui l’Italia.

Questo scenario te lo abbiamo raccontato nel 2022, quando alle autorità sanitarie erano giunte le segnalazioni di 4 casi umani, uno dei quali sintomatico e di una serie di infezioni in 107 pool di zanzare e 51 uccelli sparsi sull’intero territorio italiano.

Già all’epoca, il professor Massimo Clementi ci aveva spiegato che sì, parte della colpa di questa nuova diffusione era legata proprio alla crisi climatica.

Allarmismo? No, precauzione

Bene: ti ha raccontato quelle che ad oggi rappresentano delle malattie potenzialmente pericolose perché capaci di uscire dai propri confini e insediarsi in latitudini nuove, come le nostre.

Questo vuol dire che oggi dobbiamo dare l’allarme? No. La parola d’ordine non è allarmismo: non lo è in Italia e nemmeno in Europa. In altra parti del mondo c’è una maggior urgenza, è vero, ma non siamo di fronte a una pandemia conclamata.

Siamo semmai davanti a una situazione in evoluzione a cui dobbiamo prestare attenzione. Oggi la parola chiave è prevenzione. Significa conoscere il contesto e le possibilità di rischio e saper riconoscere eventuali disturbi e manifestazioni sospette.

Fonti | European Environment Agency

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